In quello che sarebbe stato il suo 34esimo compleanno, si è aperta oggi a Modena la fase istruttoria del processo riguardante l’omicidio di Alice Neri, la giovane mamma di Ravarino trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia nel novembre del 2022: l’imputato è il 30enne di origini tunisine Mohamed Gaaloul, che si proclama innocente.

Al via il processo per l’omicidio di Alice Neri a Modena: l’imputato è Mohamed Gaaloul

Per l’udienza odierna in aula c’erano, oltre all’imputato Mohamed Gaaloul, assistito dall’avvocato Roberto Ghini, anche i familiari della vittima: i genitori e il fratello, assistiti dall’avvocato Cosimo Zaccaria, e il marito, che è invece rappresentato legalmente dall’ex pm Antonio Ingroia.

Presente anche Marco Cuccui, il collega di lavoro di Alice, che con lei trascorse l’ultima serata della sua vita: ascoltato, davanti ai giudici l’uomo – in un primo momento indagato – avrebbe detto che “era serena, scherzava e rideva”. Lo riporta il Resto del Carlino, secondo cui sarebbe stato sentito anche il cognato dell’imputato, Nourreddine Bedoui. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe dichiarato che Gaaloul continuerebbe a professarsi innocente.

Fu fermato in Francia alla fine del 2022: ad incastrarlo, secondo l’accusa, ci sarebbero diversi elementi. Non da ultimo, il fatto che sui suoi pantaloni siano state rinvenute delle macchie che, secondo gli accertamenti, sarebbero compatibili con l’olio esausto usato insieme a della benzina per appiccare l’incendio seguito all’accoltellamento della 32enne.

Elementi che, secondo la difesa, non sarebbero abbastanza per riconoscere l’uomo colpevole. Intervistato da Tag24, l’avvocato Ghini aveva spiegato, in effetti, che Gaaloul non avrebbe avuto alcun motivo per uccidere Alice e, per di più, con tale efferatezza. Un punto di vista condiviso dall’avvocato del marito della vittima, che sempre a Tag24 aveva messo in luce come la Procura si sia fossilizzata sulle possibili responsabilità del tunisino, tralasciando altre piste meritevoli di attenzione.

La pista del terzo uomo, mai indagato

Secondo l’avvocato Ingroia andava vagliata la posizione del cosiddetto “terzo uomo”, un collega di Alice mai indagato, finito nel mirino degli inquirenti dopo la testimonianza di una persona che aveva riferito di averli visti litigare in almeno due occasioni. Sembra che, per sua stessa ammissione, con la donna avesse avuto una relazione poi troncata: un suo possibile coinvolgimento è stato escluso per via di un alibi che, come lo stesso Ingroia ha più volte dichiarato, non sarebbe “di ferro”.

Il punto di vista dell’imputato

In mancanza di riscontri, la pista che porta a lui resta solo ipotetica. Nei confronti di Gaaloul, al di là di ragionevoli dubbi, ci sarebbero, invece, gravi indizi di colpevolezza. Lui lo esclude: nel corso di una delle prime udienze, prendendo la parola per la prima volta, aveva detto: “Non c’entro niente con l’omicidio“. E aveva poi spiegato di essersi recato all’estero per cercare lavoro e non per sfuggire alla cattura.

Stando alla sua ricostruzione, qualche ora prima che venisse uccisa, avrebbe incontrato Alice nel locale in cui si era recata insieme al suo collega e le avrebbe chiesto un passaggio, scendendo “in mezzo alla campagna” quando lei gli avrebbe detto di scendere. “Quello che è successo dopo non lo so – aveva dichiarato -. Non l’ho uccisa. Non avevo motivo di farlo e in questo processo lo dimostrerò”.

I familiari, che si sono costituiti parte civile, hanno come obiettivo quello della verità e sperano di poter dare, finalmente, una degna sepoltura ad Alice, che oggi avrebbe compiuto gli anni e che invece, ormai due anni fa, è stata strappata alla vita con ferocia. Nel corso della prossima udienza sarà ascoltato il marito Nicholas Negrini.