Mancano medicine e viveri e chi non muore a causa dei bombardamenti rischia di perire per malattie che si stanno diffondendo in maniera molto veloce. È un racconto preoccupante quello che arriva da Carmela Auriemma, deputata del M5s presente fino a ieri a Rafah con l’Intergruppo parlamentare per la Pace tra Israele e la Palestina.

Una situazione che non coinvolge solo i civili ma anche gli operatori umanitari. Senza un cessate il fuoco non si riesce a lavorare per salvare vite ed evitare la diffusione di malattie e disagi all’interno della Striscia di Gaza.

Carmela Auriemma: “Crisi umanitaria e sanitaria a Rafah”

Cosa è emerso da questa visita tra Rafah e l’Egitto, le notizie che arrivano in Italia sono preoccupanti: si parla di emergenza umanitaria e sanitaria a Gaza?

“E’ emerso un quadro anche più drammatico rispetto a quello che conosciamo qui in Italia. Noi siamo stati in missione quattro giorni e abbiamo incontrato molti operatori umanitari internazionali, abbiamo ascoltato i referenti della Mezzaluna Rossa: un quadro devastante sia per quanto riguarda la Striscia di Gaza in cui c’è un’epidemia in corso ed una situazione igienico-sanitaria allarmante, sia per il sud della Striscia dove sono ammassate tantissime persone“.

C’è necessità di aiuti umanitari. Abbiamo una dichiarata situazione di emergenza, servono viveri e domenica scorsa sono morti 12 bambini per fame. Dal lato egiziano del valico di Rafah ci sono quasi mille camion pieni zeppi di viveri e attrezzature per ospedali. Le autorità israeliane non hanno fatto passare questi mezzi, una volontà chiara di condurre in fame il popolo palestinese.

Netanyahu tuttavia non arretra di fronte alle pressioni internazionali e sembra intento a condurre operazioni militari anche a Rafah, c’è il sentore di un attacco imminente?

Assolutamente, c’è stata la dichiarazione di un’operazione per terra sulla città di Rafah dove è concentrata la maggior parte dei palestinesi: è stata chiesta l’evacuazione dal Nord verso il Sud ed ora che si trovano è stata annunciata un’operazione per terra

Questa situazione sta degenerando. Non ci sono solo i bombardamenti ma anche le carestie, abbiamo sentito il racconto di alcuni operatori che ci raccontano che gli stessi membri di organizzazioni internazionali sono malnutriti

Per quanto riguarda invece un possibile cessate il fuoco? Si continua a lavorare per normalizzare la situazione?

Abbiamo avuto un incontro anche con la Lega Araba e abbiamo chiesto di essere informati circa la richiesta di una sospensione per il Ramadan e su questo non ci sono ancora notizie certe. La sospensione deve avere seguito con un cessate il fuoco. Tutti gli operatori hanno spiegato che in assenza di un cessate il fuoco diventa impossibile lavorare

La Mezzaluna rossa ci ha detto che sono state colpite anche le ambulanze, abbiamo un quadro degenerato: c’è una violazione sistematica dei diritti umani

Alla Camera e al Senato si parlerà di questa missione? Potrà essere uno stimolo per lavorare per il cessate il fuoco?

Questa missione nasce dall’Intergruppo parlamentare per la Pace tra Israele e la Palestina e lì assieme a 15 parlamentari c’erano anche giornalisti, operatori internazionali e docenti di diritto internazionale. Cerchiamo di condividere informazioni che non sono arrivate in Italia anche perché non è possibile attendere, la situazione è grave

Mentre eravate a Rafah è arrivato l’ok alla missione Aspides nel Mar Rosso da parte della Camera…

“Si tratta di una missione che riguarda la difesa, il conflitto rischia di portare al collasso il Medio Oriente. L’intervento nel Mar Rosso è collegato con quello che sta succedendo, c’è poi un altro conflitto in atto: quello tra Russia ed Ucraina. Ci sono rischi anche per l’Italia che si trova tra due fuochi”

E l’Europa? Come dovrebbe muoversi l’Ue?

L’Unione Europea è la grande assente di tutto questo perché le forniture umanitarie che arrivano da tutto il mondo sono bloccate e l’Ue non ha mosso un dito su questa cosa: è estremamente grave, serve un gruppo di lavoro che lavori per la pace”

Israele va messo poi di fronte alle sue responsabilità perché, per quanto possano essere stati aberranti i fatti del 7 ottobre – che abbiamo sempre condannato -, c’è stata una reazione sproporzionata che potrebbe avere ripercussioni su tutta l’area mediorientale. Il conflitto potrebbe estendersi in Libano e in Egitto: è una situazione estremamente delicata“.