L’Iran è in preda ad una crisi economica mai avvenuta prima e i prezzi sono alle stelle, ma Teheran al momento ha scelto di non pubblicare gli ultimi dati con il conseguente risultato di aumentare le preoccupazioni sulla situazione del Paese.

L’inflazione ha raggiunto il 47,7% a febbraio, con il costo del pollo che è salito del 30%, mentre l’automobile più economica prodotta internamente registra un costo del 20% superiore rispetto a qualche mese fa.
I dati nascosti non fanno conoscere il dettaglio, ma allo stesso tempo fanno presagire il peggio.

Il Financial Times ha ricordato che ogni mese da decenni a questa parte il governo pubblica i dati della situazione del paese, ma da due mesi le cifre non sono state rese note.

Gli analisti credono che a marzo il tasso potrebbe aver superato il record del 1995, 49%.

Sembra che il Centro statistico iraniano non sia stato autorizzato dalle autorità superiori a pubblicare il tasso di inflazione per evitare di ammettere che questo governo ha battuto il record del Paese. Il fatto è che il governo non è riuscito a contenere l’inflazione

Teheran: “I dati dell’inflazione sono solo in ritardo”

Gli analisti cercano di correre ai ripari, spiegando che i dati sono in ritardo perché l’anno di riferimento del calcolo è passato da sette anni a due.

Non sono d’accordo i quotidiani, come il riformista Etemad che ha dichiarato che il regime stia “cercando di manomettere le cifre per diminuire il tasso di inflazione”.

Il Presidente Ebrahim Raisi è sotto pressione per le promesse economiche da mantenere, in particolare il contenimento dei prezzi che stanno invece salendo alle stelle a seguito delle sanzioni degli Stati Uniti.

Quando Raisi si è insediato al governo l’inflazione era al 45%, ma il presidente aveva rassicurato tutti su un repentino miglioramente, anche se ad ora milioni di iraniani sono in serie difficoltà, con il rial che ha perso oltre un terzo del suo valore e con i prezzi che continuano ad aumentare senza sosta.

Inflazione record in Iran: il governo sembra tenere

Nonostante le difficoltà sembra difficile che la posizione del governo venga messa in discussione: dopo il rimpasto del mese scorso anche l’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema del paese, ha fatto appello all’unità, facendo appello al governo a “essere unanimi, cooperare e rienergizzarsi”.

Gli integralisti non vogliono essere ricordati come il governo con il peggior tasso d’inflazione nella storia, anche se l’Istituto per lo sviluppo e la ricerca economica non prevede un futuro roseo salvo riforme strutturali e accordi nucleari con gli Stati Uniti.