24 Dec, 2025 - 12:14

Perché gli Usa hanno negato il visto a cinque europei: il Digital Services Act al centro delle tensioni

Perché gli Usa hanno negato il visto a cinque europei: il Digital Services Act al centro delle tensioni

Gli Stati Uniti hanno negato il visto a cinque cittadini europei accusandoli di aver esercitato pressioni sulle aziende tecnologiche americane per limitare la libertà di espressione. La decisione apre un nuovo fronte di scontro tra Washington e Bruxelles sulle normative digitali europee, in particolare sul Digital Services Act.

Usa, negati i visti a cinque europei

L'amministrazione americana hanno deciso di negare i visti a cinque cittadini europei, tra cui l’ex commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton. Questi nomi sono stati accusati di aver tentato di fare pressione sulle aziende tecnologiche affinché censurassero o sopprimessero punti di vista americani.

Il segretario di Stato statunitense, Marco Rubio, ha parlato di “misure per impedire l’ingresso negli Stati Uniti alle figure di spicco del complesso industriale della censura globale” in un post pubblicato su X, senza fare i nomi delle persone prese di mira.

“Per troppo tempo, gli ideologi in Europa hanno guidato iniziative organizzate per costringere le piattaforme americane a punire i punti di vista americani a cui si oppongono. L’amministrazione Trump non tollererà più questi atroci atti di censura extraterritoriale”, ha scritto Rubio.

Il segretario di Stato ha inoltre aggiunto che le autorità statunitensi sono “pronte e disposte” ad ampliare la lista includendo altre persone, qualora non vi fosse un cambiamento di rotta.

Il sottosegretario di Stato americano, Sarah Rogers, ha affermato:

virgolette
Questi divieti di viaggio si scontrano con ciò che l’amministrazione Trump combatte fin dal primo giorno: la censura transfrontaliera che prende di mira i cittadini americani e la libertà di parola degli americani.

I nomi coinvolti

Secondo quanto riportato da The Guardian, insieme a Thierry Breton figurano anche Imran Ahmed, amministratore delegato del Centre for Countering Digital Hate; Josephine Ballon e Anna-Lena von Hodenberg, alla guida dell’organizzazione tedesca HateAid; e Clare Melford, responsabile del Global Disinformation Index.

Thierry Breton ha contribuito in modo significativo alla promozione del Digital Services Act dell’Unione Europea. In un post su X, l’ex commissario ha replicato alle accuse con toni duri:

virgolette
La caccia alle streghe di McCarthy è tornata? ????Ricordiamo che il 90% del Parlamento europeo, il nostro organo democraticamente eletto, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all’unanimità il DSA.

Il nodo del Digital Services Act e lo scontro

Il Digital Services Act (DSA) rappresenta la normativa cardine dell’Unione Europea contro i discorsi d’odio, la disinformazione e i contenuti illeciti sulle piattaforme digitali. Washington, tuttavia, lo critica definendolo un freno alla libertà di espressione e un onere eccessivo per le grandi aziende tecnologiche statunitensi.

Entrato in vigore nel 2024, il DSA impone obblighi di trasparenza e responsabilità a colossi come Meta, Google e X. L’Unione Europea lo difende come uno strumento democratico. Queste norme si inseriscono in un quadro più ampio che comprende anche il Digital Markets Act (DMA), la legge europea contro i monopoli digitali delle big tech.

Il divieto di visto è stato ampiamente interpretato come parte di una campagna più vasta contro le normative europee che i funzionari statunitensi definiscono come misure che vanno oltre una regolamentazione considerata legittima.

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