Governo alla prova del decreto armi Ucraina. Dopo le fatiche – non ancora completamente archiviate – per l'approvazione della Legge di Bilancio 2026, gli ultimi giorni del 2025 saranno l'ennesimo banco di prova per la tenuta della maggioranza.
Entro fine 2025, infatti, bisognerà approvare il decreto per il rinnovo degli aiuti all'Ucraina nel 2026. Il decreto scomparso dagli ordini del giorno dei Consigli dei Ministri di inizio dicembre, dovrà essere necessariamente discusso negli ultimi due appuntamenti dell'esecutivo.
Una prova di unione per l'alleanza di centrodestra dopo che la Lega di Matteo Salvini ha minacciato di non votare il decreto.
Il nodo principale riguarda l'invio di armi, il Carroccio vorrebbe sospenderle in attesa di conoscere gli esiti dei negoziati di pace.
Una posizione che ha spinto gli altri due alleati ad ammorbidire le condizioni del decreto, spostando il focus sugli aiuti alla popolazione e sfumando l'impegno sull'invio di armamenti.
Lo si era già compreso dalle parole di Giorgia Meloni durante le comunicazioni alle Camere di mercoledì 17 dicembre in vista del Consiglio Europeo sull'Ucraina.
Una linea che le dichiarazioni di oggi, domenica 21 dicembre, del ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
L'invio di armi all'Ucraina continua a dividere il governo Meloni. La Lega ha deciso di mettersi di traverso sull'approvazione del decreto legge per il rinnovo delle forniture per tutto il 2026, facendo slittare l'approvazione ai tempi supplementari.
Oggi, il vicepremier di Forza Italia, Antonio Tajani è dovuto intervenire sulla questione per chiarire due concetti: nel decreto Ucraina "ci saranno soprattutto aiuti civili, certo. Ma anche armi".
In un'intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa”, il ministro degli Esteri ha affermato:
Quando parla di “aiuti civili” intende aiuti destinati alla popolazione (cibo, acqua, elettricità, medicine, ricostruzione infrastrutture).
Il ministro ha poi precisato che le armi nel decreto ci saranno "per forza".
È una questione di bilanciamento politico: accontentare un partito senza rinunciare all’impegno militare verso l’Ucraina.
Tajani è poi intervenuto anche su un altro fronte caldo legato al sostegno a Kiev, ovvero quello dell'utilizzo degli asset russi attualmente congelati da Bruxelles.
L'ultimo Consiglio Europeo ha sancito il via a un prestito ponte di 90 miliardi di euro per finanziare la guerra con la Russia nei prossimi due anni, ma ha per il momento congelato l'ipotesi di utilizzo dei beni di Mosca.
Una posizione sostenuta fortemente dal governo italiano.
Ha concluso, il titolare della Farnesina.