19 Dec, 2025 - 17:28

Gaza oltre la tregua: fine della carestia ma sofferenze e perdite continuano

Gaza oltre la tregua: fine della carestia ma sofferenze e perdite continuano

Nonostante il cessate il fuoco del 10 ottobre 2025, la Striscia di Gaza continua a vivere tra violenze, privazioni e una crisi abitativa senza precedenti. Mentre la tregua fragile ha migliorato l’accesso agli aiuti umanitari e ridotto temporaneamente la fame, la popolazione rimane intrappolata in una situazione di incertezza, con infrastrutture distrutte e il futuro politico ancora irrisolto.

Gaza, violenze persistenti oltre la tregua

La tregua fragile nella Striscia di Gaza non ha fermato morti e sofferenza. Nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore il 10 ottobre 2025, l'enclave palestinese continua a essere teatro di attacchi letali e di condizioni umanitarie estreme. I civili si trovano intrappolati in un limbo di violenza e privazioni.

Sebbene il bilancio delle vittime sia diminuito notevolmente dal 10 ottobre, un numero significativo di civili continua a perdere la vita. Secondo i dati del Ministero della Salute di Gaza, dall'inizio della tregua 394 palestinesi hanno perso la vita e 1.075 sono rimasti feriti.

Linee di confine e condizioni abitative critiche

Al centro dell'attenzione c’è anche la cosiddetta "linea gialla", che divide Gaza in modo asimmetrico. Israele controlla il 58 per cento del territorio, inclusa la fertile terra agricola e il valico di frontiera dell'enclave palestinese con l’Egitto, confinando quasi 2 milioni di palestinesi nel 42 per cento restante.

"La 'linea gialla' è una nuova linea di confine, che funge da linea difensiva avanzata per le nostre comunità e da linea di attività operativa", ha affermato il capo di stato maggiore, Eyal Zamir.

L'accordo di cessate il fuoco prevede il ritiro progressivo delle forze israeliane e la smilitarizzazione di Hamas. Non stabilisce, però, un meccanismo o una tempistica precisa. Alcuni analisti indicano che questa vaghezza favorisce uno status quo di partizione indefinita.

La gran parte delle abitazioni di Gaza è ormai distrutto o danneggiato. La maggioranza della popolazione, quindi, non dispone di un riparo sicuro o permanente. Le tempeste di novembre hanno inondato campi tendati; i forti venti hanno distrutto migliaia di tende e lasciato ancora una volta i palestinesi senza una sistemazione adeguata.

Mentre la situazione emergenziale non mostra segni di un cambiamento rapido o drastico, i decessi causati dal freddo sono saliti a 13.

Aiuti umanitari

L’Integrated Food Security Phase Classification, organismo internazionale che monitora la fame a livello globale, ha dichiarato, il 19 dicembre, che la carestia a Gaza non è più presente. Si tratta di fragili progressi sul fronte umanitario, resi possibili da un miglioramento dell’accesso agli aiuti alimentari umanitari, verificatosi dopo il 10 ottobre.

Stallo politico e difficoltà diplomatiche

Mentre si discute dell’avvio delle fasi successive del piano Trump, incluso il ritiro israeliano e l’eventuale forza di stabilizzazione internazionale, queste misure dovrebbero ancora essere implementate sul campo. Resta aperta anche la questione del disarmo di Hamas.

L'inviato del presidente americano, Steve Witkoff, si incontrerà il 19 dicembre a Miami con i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia per concordare i passi necessari a sbloccare la situazione.

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