Un verbale manoscritto datato 11 settembre 2014, in cui l'autore, probabilmente un assistente del perito Francesco De Stefano, incaricato dalla Corte d'Appello di analizzare il Dna estratto dai margini ungueali di Chiara Poggi, parla di "due tracce che mostrano un profilo Y comparabile". È la novità emersa nel corso dell'ultima udienza dell'incidente probatorio disposto dal gip di Pavia Daniela Garlaschelli nell'ambito delle nuove indagini sul delitto di Garlasco - avvenuto il 13 agosto 2007 - che vedono al centro Andrea Sempio.
Il documento, composto da due pagine scritte a mano su carta intestata BioMedia srl, riporta gli appunti di un incontro tecnico avvenuto nel 2014 tra il perito e alcuni consulenti.
In quelle note, l'autore scrive che "due tracce mostrano un profilo Y comparabile, mentre nella terza il profilo è di un Y diverso". Fa riferimento, certo, a "profili parziali e incompleti", ottenuti da materiale degradato.
Ma prospetta la possibilità di procedere con una valutazione statistica. Approfondimenti che non risultano essere stati svolti, né confluiti nella perizia poi depositata nel corso del processo che ha riguardato Stasi.
La rilevanza del nuovo documento risiede nel fatto che De Stefano concluse, nel 2014, che il Dna fosse inutilizzabile. Mentre nel corso delle attività erano state appunto formulate, seppur accompagnate da forti cautele interpretative, osservazioni tecniche ulteriori.
A parlarne per la prima volta è stata la genetista Denise Albani, che su richiesta del gip si è occupata di rianalizzare il Dna, evidenziando alla fine che, nonostante le sue criticità, esso sia "utilizzabile" e "comparabile".
Durante l'udienza di ieri, 18 dicembre, le parti hanno fornito letture differenti del documento. Per la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l'omicidio dell'allora fidanzata, il verbale dimostrerebbe che già undici anni fa esistevano elementi che avrebbero potuto portare ad accertamenti e, soprattutto, all'esclusione che quelle tracce fossero compatibili con il Dna di Stasi.
La difesa di Sempio, attuale indagato, sottolinea al contrario come lo stesso verbale confermi l'incertezza del dato e l'impossibilità di attribuire le tracce a una persona specifica. L'Albani scrive nella sua perizia che quel Dna, un aplotipo Y, sarebbe compatibile con la linea paterna di Sempio, non identificandolo con certezza. E precisa che non è possibile stabilire la modalità di trasferimento della traccia.
Cosa succede adesso? Il resoconto dell'udienza - nel corso della quale la perita ha risposto alle domande delle varie parti, illustrando metodologie e risultati - sarà trasmesso alla Procura di Pavia perché decida, anche sulla scorta degli elementi di tipo tradizionale raccolt, se chiedere o meno il rinvio a giudizio dell'indagato. Si attendono ancora gli esiti della Bpa e della perizia medico-legale dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo.