Quando si guarda "Il professore e il pazzo", la sensazione è quella di trovarsi davanti a una storia così assurda da sembrare inventata. Un dizionario monumentale, un genio autodidatta, un medico brillante rinchiuso in manicomio per omicidio e migliaia di parole che viaggiano per posta: sembra quasi una sceneggiatura costruita a tavolino per stupire.
E invece no. Il film del 2019 diretto da Farhad Safinia prende spunto da una vicenda reale che ha pochi rivali in quanto a stranezza, umanità e colpi di scena. La domanda sorge spontanea, ed è anche quella più cercata online: Il professore e il pazzo è una storia vera? La risposta è sì, anche se il cinema ha fatto qualche inevitabile ritocco.
La pellicola racconta la nascita dell’Oxford English Dictionary, uno dei progetti editoriali più ambiziosi di sempre, e lo fa attraverso l’amicizia improbabile tra James Murray e William Chester Minor. Due uomini diversissimi per estrazione, carattere e destino, ma uniti da una passione quasi ossessiva per le parole. La realtà, in questo caso, non solo supera la fantasia, ma la ispira in modo diretto.
James Murray è una figura che sembra uscita da un romanzo vittoriano - o dal film "Il professore e il pazzo" -, e invece è esistito davvero. Autodidatta puro, lascia la scuola a 14 anni ma divora libri come fossero caramelle. Nel corso della sua vita padroneggia almeno sei lingue e ne studia molte altre, costruendosi una reputazione da studioso atipico ma geniale.
Nel 1879 la Oxford University Press gli affida un compito titanico: diventare redattore capo del New English Dictionary on Historical Principles, quello che oggi conosciamo come Oxford English Dictionary.
L’idea di Murray è rivoluzionaria per l’epoca. Non vuole solo definire le parole, ma raccontarne la storia, mostrando come il significato cambi nel tempo attraverso citazioni letterarie. Ogni voce deve essere documentata, contestualizzata, vissuta. Il progetto doveva durare dieci anni e occupare quattro volumi, ma la realtà prende presto un’altra direzione.
Il lavoro si espande a dismisura, le parole si moltiplicano e Murray capisce che da solo non può farcela. Nasce così uno dei primi esempi di collaborazione di massa: un appello pubblico per raccogliere citazioni da chiunque voglia contribuire. Le risposte arrivano a valanghe e vengono archiviate nello "Scriptorium", una serie di capannoni nel giardino di casa Murray.
Tra quelle migliaia di foglietti, uno stile emerge su tutti per precisione, ricchezza e rigore. La firma è sempre la stessa: William Chester Minor.

Anche la storia di William Chester Minor è reale ed è probabilmente la parte più sconvolgente del racconto. Medico e chirurgo dell’esercito americano, Minor viene segnato profondamente dall’esperienza della guerra civile. Il suo equilibrio mentale si incrina, tra paranoia e allucinazioni sempre più invasive. Dopo essere stato ricoverato negli Stati Uniti, decide di trasferirsi a Londra nel tentativo di ritrovare stabilità.
Succede l’irreparabile. Convinto di essere perseguitato, Minor uccide un uomo innocente, George Merrett. Il tribunale lo dichiara non colpevole per infermità mentale e lo rinchiude nel manicomio criminale di Broadmoor, a Crowthorne. Qui, grazie alla pensione militare, ottiene condizioni di vita migliori rispetto ad altri pazienti e riesce a costruire una biblioteca personale impressionante.
È da quella cella che Minor inizia a collaborare con l’Oxford Dictionary. Quando riceve le liste di parole da documentare, scava nei suoi libri e spedisce citazioni impeccabili, spesso definitive. Il suo contributo supera le 10mila voci e diventa così centrale che Murray stesso ammette: con le sole citazioni di Minor si potrebbero coprire secoli di lingua inglese.
Il film racconta in modo fedele questo aspetto, anche se romanza alcuni elementi emotivi, come la relazione con la vedova della vittima. Nella realtà, il rapporto esiste, ma non assume i contorni sentimentali mostrati sullo schermo. Resta però autentico il nucleo della storia: un uomo recluso che contribuisce in modo decisivo a una delle opere culturali più importanti della storia moderna.
Nel complesso, Il professore e il pazzo resta sorprendentemente aderente ai fatti storici. La dinamica tra Murray e Minor, la scoperta della reclusione, l’imbarazzo dell’ambiente accademico e il valore enorme del contributo di Minor sono tutti elementi reali.
Anche la durata infinita del progetto è corretta: il primo volume viene pubblicato mentre Murray è ancora in vita, ma l’opera completa vede la luce solo nel 1928, tredici anni dopo la sua morte.
Le licenze creative servono soprattutto a rendere la narrazione più cinematografica. Alcuni conflitti vengono accentuati, certi personaggi semplificati, e la dimensione romantica viene enfatizzata. Tuttavia, il cuore della storia rimane intatto: l’Oxford English Dictionary nasce grazie a una comunità di persone comuni e straordinarie, unite dall’amore per le parole.
Il film coglie anche un aspetto fondamentale della lingua: non è mai qualcosa di statico o definitivo. Come viene detto in una delle scene più memorabili, una lingua viva non può essere completata una volta per tutte.
Ed è forse questo il messaggio più vero di tutta la storia. Murray e Minor non hanno solo scritto un dizionario, hanno mostrato un metodo, una visione, un modo di guardare al linguaggio come a un organismo in continua evoluzione. Una lezione che, ancora oggi, continua a parlare attraverso le parole che usiamo ogni giorno.