Impegno a collaborare con Ucraina e Usa per il raggiungimento di una pace duratura; garanzie di sicurezza per Kiev sulla falsariga della difesa collettiva prevista dall’Art.5 del Trattato Nato; creazione di un "esercito dei volenterosi" a guida europea per assistere e proteggere Kiev nel percorso verso la normalità e fare in modo che eventuali accordi di pace vengano rispettati.
Sono questi i due punti più importanti del documento firmato lunedì 15 dicembre a Berlino dai leader Europei riunitisi in un vertice di due giorni, in cui all’ordine del giorno c’era il sostegno all’Ucraina in vista di un possibile cessate il fuoco con la Russia.
I leader hanno emesso una dichiarazione congiunta per rafforzare il coordinamento europeo.
L’incontro ha riacceso – almeno in Italia – il dibattito sugli aiuti militari e sulla partecipazione dei soldati italiani a una ‘forza multinazionale per l’Ucraina’.
Nel corso della due giorni berlinese i leader europei hanno discusso anche di costituire una "forza multinazionale per l'Ucraina" a guida europea, composta da contributi di paesi volontari seguendo il lavoro della "Coalizione dei volenterosi" guidata da Francia e Regno Unito.
Una multinazionale volontaria, post-cessate il fuoco e non un esercito UE strutturato.
Questa forza assisterà nella rigenerazione delle truppe ucraine, nella protezione dei cieli e nella sicurezza marittima, operando anche all'interno del Paese.
La clausola per la costituzione della forza multinazionale per l’Ucraina è contenuta all’interno della dichiarazione congiunta firmata da tutti i leader europei presenti a Berlino, quindi anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che tuttavia avrebbe frenato sull'invio di militari italiani.
Il tema del possibile invio di militari italiani, tuttavia, è sempre stato un tabù per il governo italiano. La stessa premier ha più volte ribadito il ‘no’ all’invio di truppe in territorio ucraino, pur garantendo la disponibilità a un sostegno logistico.
Nella dichiarazione, infatti, viene specificato che alla forza militare parteciperanno solo gli Stati che si renderanno "disponibili".
I prossimi sviluppi chiariranno la posizione italiana su questo punto, ma al momento non c’è nessuna conferma che l’Italia abbia detto sì all'esercito dei volenterosi con invio truppe.
Meloni ha confermato, tuttavia, il sostegno italiano alla coalizione dei volenterosi e ha insistito su garanzie di sicurezza solide per Kiev e collaborazione con Usa, Nato e UE.
Nonostante tensioni interne in maggioranza, il governo ribadisce la linea di fianco a Kiev per una "pace giusta e duratura".
Domani, intanto, la premier, che torna da Berlino con il successo anche sul no all’utilizzo degli asset russi congelati, interverrà in Parlamento per le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì prossimi.
Domani si voterà anche la risoluzione di maggioranza dove scompare il riferimento alle armi per l’Ucraina. Nel testo – ancora in fase di aggiornamento – si dovrebbe parlare di sostegno multidimensionale.
Un’ipotesi esclusa senza mezzi termini dalla Russia che oggi ha ribadito di non essere disposta ad accettare in nessun modo la presenza di truppe dei Paesi Nato sul territorio Ucraino.
Ha affermato il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, in un'intervista con Abcnews in cui esclude "assolutamente" che la Russia possa accettare un accordo che comprenda la presenza di truppe di Paesi Nato in Ucraina, anche come parte di garanzie di sicurezza o come membri della 'coalizione di volenterosi' quindi fuori dalla cornice dell'Alleanza Atlantica.
Di esercito europeo ha parlato anche il presidente del Ppe – il principale partito dell’UE – Manfred Weber, che ha esortato a cogliere l’apertura di Berlino come un’opportunità per costruire un esercito europeo.
Ha affermato.