La Bielorussia ha liberato il premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski, l'icona dell'opposizione Maria Kolesnikova e altri prigionieri politici. Lo scambio arriva dopo due giorni di negoziati, culminati nella revoca americana delle sanzioni sul settore della potassa, pilastro dell'export bielorusso. Questo passo segna un cauto disgelo tra i due paesi, ma solleva interrogativi su quanto sia autentico il cambio di rotta di Alexander Lukashenko, alleato fedele di Mosca.
Minsk ha annunciato la grazia per 123 detenuti, tra cui figure simbolo della dissidenza. Ales Bialiatski, Nobel 2022, ha lasciato il carcere dopo 1.613 giorni. L'attivista ha giurato di non tacere, sottolineando che "più di mille prigionieri politici in Bielorussia rimangono dietro le sbarre semplicemente perché hanno scelto la libertà. E, naturalmente, io sono la loro voce".
È stata liberata anche Maria Kolesnikova, la flautista, che ha riacquistato la libertà dopo 11 anni di detenzione per "cospirazione". Tra gli altri, Viktar Babaryka, sfidante elettorale del 2020 condannato a 14 anni, e Maxim Znak, un'importante figura dell'opposizione. Tra i liberati figurano anche un cittadino americano, sei cittadini di paesi alleati di Washington e cinque ucraini.
La maggior parte dei rilasciati è stata deportata in Ucraina e sarà trasferita in Lituania e Polonia, su "richiesta" dei detenuti dopo le cure mediche.
I negoziati, tenutisi il 12 e 13 dicembre nella capitale bielorussa Minsk, hanno visto l'inviato speciale degli Stati Uniti John Coale lodare Lukashenko per i "passi sicuri" verso la normalizzazione.
Gli USA hanno annunciato la revoca delle sanzioni sulla potassa, che in precedenza rappresentava il 20 per cento del mercato globale.
Minsk, strangolata dagli embarghi di UE e USA, ha liberato oltre 430 prigionieri dal luglio 2024. L'ex presidente Trump rivendica 200 rilasci, inclusi sei suoi concittadini.
Per gli Stati Uniti, si tratta di un test per la diplomazia trumpiana ma il patto illumina anche le crepe nel fronte orientale europeo. Lukashenko, al potere da 30 anni su 9,5 milioni di bielorussi, cerca ossigeno occidentale senza abbandonare l'alleanza con Mosca. Eppure, persistono tensioni: Vilnius, per esempio, prende posizione contro lo scandalo dei palloni bielorussi.