Il Consiglio dell'Unione Europea ha approvato l'8 dicembre 2025 una riforma chiave sul regolamento per i rimpatri dei migranti irregolari, introducendo e sdoganando i "return hub" in Paesi terzi e ampliando il concetto di "Paese terzo sicuro" per accelerare le procedure di espulsione dei migranti irregolari.
Questa decisione, parte del Patto su Migrazione e Asilo, mira a rendere più efficaci i rimpatri, con solo il 20% delle ordinanze attualmente eseguite. Il testo passa ora ai negoziati con il Parlamento europeo per l'approvazione definitiva, in un contesto di crescenti arrivi via Mediterraneo.
Gli Stati membri potranno creare "return hub" in Paesi terzi non di origine del migrante, purché basati su accordi bilaterali che rispettino gli standard internazionali sui diritti umani e le convenzioni Onu.
Questi centri fungono da transito o detenzione temporanea prima del rimpatrio definitivo, eliminando il requisito di un legame preesistente con il Paese terzo e facilitando operazioni rapide.
Il ministro danese Rasmus Stoklund ha sottolineato che ciò fornisce un quadro giuridico comune per gestire meglio i flussi migratori, con esempi concreti come i negoziati Italia-Albania, Germania e Paesi Bassi-Uganda.
Una rivincita per Giorgia Meloni che ha esportato con successo il suo ‘modello Albania’ bocciato in Patria da giudici e sinistra. Anche l’Europa dell’accoglienza ci ripensa e promuove la strategia varata dal governo italiano a cui va dato atto di aver aperto una breccia nel sistema europeo.
I centri in Albania adesso potranno 'funzionare' come promesso dalla premier.
Oltre alla possibilità di creare ‘return hub’ in Paesi terzi non di origine del migrante, il Consiglio Europeo ha anche rivisto e aggiornato la lista dei "Paesi di origine sicuri", includendo Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia, con procedure accelerate alle frontiere per i richiedenti asilo da queste nazioni.
I Paesi candidati all'UE entrano automaticamente nella lista, salvo eccezioni motivate da conflitti armati o alti tassi di accoglimento asilo superiori al 20%.
Minori non accompagnati restano esclusi da queste procedure rapide, preservando tutele specifiche per i vulnerabili. Questa lista dinamica sarà aggiornata annualmente dal Consiglio, basandosi su dati Eurostat e relazioni nazionali.
Viene introdotta la mutua riconoscimento delle decisioni di rimpatrio tra Stati membri, rendendole valide in tutta l'UE anziché solo nel Paese emittente, per evitare ritardi burocratici.
Per chi non coopera con le autorità, previste sanzioni più severe come revoca permessi di lavoro, pene detentive e restrizioni alla mobilità.
Contestualmente, è stato raggiunto un accordo sul Fondo di solidarietà, che distribuirà equamente oneri tra Paesi con effetto dal 12 giugno 2026, finanziando anche accordi con terzi.
Paesi come Spagna, Grecia, Francia e Portogallo hanno votato contro, preferendo enfasi su canali legali, ma la maggioranza qualificata ha prevalso con il sostegno di Italia, Germania e Olanda.
L'approvazione rafforza il coordinamento UE, integrandosi con il nuovo regolamento sulle frontiere esterne.
Questa decisione conclude una fase negoziale durata mesi, con triloghi intensi tra Consiglio e Parlamento.
I return hub rappresentano un'innovazione rispetto al precedente regolamento del 2008, obsoleto di fronte a oltre 1 milione di ordini di rimpatrio annui non eseguiti. L'Italia, primo Paese per arrivi, vede nella riforma un'opportunità per alleggerire il sistema di accoglienza.
Prossimi passi includono negoziati su dettagli operativi e implementazione graduale, con focus su accordi bilaterali con Paesi terzi chiave. Al 9 dicembre 2025, questa approvazione segna un'evoluzione concreta nelle politiche migratorie Ue, bilanciando sicurezza e diritti.