08 Dec, 2025 - 09:30

Ue, Orban frena l’opzione eurobond per finanziare Kiev: Bruxelles cerca una via d’uscita

Ue, Orban frena l’opzione eurobond per finanziare Kiev: Bruxelles cerca una via d’uscita

L'Unione Europea si trova di fronte a un nuovo stallo nei negoziati sul sostegno finanziario all’Ucraina: il veto dell’Ungheria all’emissione di Eurobond e le divisioni interne tra gli stati membri rischiano di rallentare l’approvazione di un pacchetto di aiuti cruciali per evitare una crisi di liquidità a Kiev nel 2025. Mentre Bruxelles valuta due percorsi principali, l’uso degli asset russi congelati o un prestito garantito dal bilancio UE, le opposizioni di Budapest e di altri paesi stanno mettendo in discussione la capacità dell’Unione di reagire in modo rapido e unitario.

Ungheria frena il piano alternativo di finanziamento all'Ucraina

L'Ungheria ha formalmente respinto l'emissione di Eurobond a sostegno dell'Ucraina. Lo ha riportato Politico il 5 dicembre 2025.

Questa decisione si inserisce in un clima di tensione crescente tra gli stati membri dell'Unione Europea, impegnati a trovare un accordo unitario per sostenere Kiev con risorse finanziarie ampie e sostenibili.

Gli stati membri dell'Unione Europea da settimane discutono per trovare un accordo su come finanziare l'Ucraina.

Mentre si avvicina il vertice dei capi di stato dei paesi membri dell'Unione Europea previsto per il 18 dicembre, ci sono due opzioni definite da Bruxelles per assicurare un continuo sostegno economico a Kiev: utilizzare gli asset congelati russi oppure ricorrere a un prestito finanziato attraverso il bilancio dell'UE.

Entrambe le soluzioni sono concepite per proteggere l'Ucraina da una crisi di liquidità prevista per la primavera del 2026 e consentire continuità nell’assistenza finanziaria e militare. Sebbene la scelta favorita da Bruxelles sembri quella dell'uso degli asset immobilizzati in Europa, non è stato ancora raggiunto un accordo.

Il piano relativo al cosiddetto “prestito di riparazione” attraverso l’uso dei beni russi potrebbe essere adottato tramite voto a maggioranza qualificata. In questo scenario, sarebbe sufficiente l’appoggio di 15 dei 27 Stati membri, pari al 65 per cento dell’Unione. Una simile procedura permetterebbe di superare un eventuale veto dell’Ungheria.

Attualmente, il governo belga si oppone all'uso dei beni congelati russi per finanziare Kiev, citando timori su eventuali ritorsioni finanziarie o legali da parte della Russia. Il primo ministro belga, Bard De Wever, ha precedentemente chiesto un’ampia garanzia da parte di altri paesi membri dell'UE, garanzia che non è ancora stata assicurata.

Parallelamente è sul tavolo anche la seconda opzione, ovvero quella dell’emissione di Eurobond.

Il veto ungherese e l’impatto sulle opzioni di finanziamento

In mancanza di un accordo per la prima opzione, l’attenzione si sposta dunque sulla possibilità di aumentare il debito tramite il bilancio dell’UE. Tuttavia, per attuare questa opzione è necessario il voto unanime di tutti gli stati membri. Il veto ungherese all'emissione di un debito congiunto sostenuto dal bilancio settennale dell'UE escluderebbe quindi anche un eventuale piano B.

La posizione di Budapest mette in difficoltà i tentativi di Bruxelles di adottare una soluzione di riserva, una mossa che rischia di rallentare l'approvazione di un meccanismo di prestito su larga scala a favore dell'Ucraina.

Le ripercussioni sulla dinamica dei negoziati europei

Il sostegno unanime è requisito fondamentale per l’approvazione di strumenti finanziari comuni come gli eurobond, strumento che l’UE desidera utilizzare per raccogliere fino a 165 miliardi di euro destinati all’Ucraina. Il veto ungherese, quindi, rappresenta un ostacolo di non poco conto, complicando ulteriormente un processo già intricato.

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