03 Dec, 2025 - 20:08

Finanziamento Ue all'Ucraina, meno opzioni e più pressioni: gli stati membri sono chiamati a fare una scelta ma i nodi restano

Finanziamento Ue all'Ucraina, meno opzioni e più pressioni: gli stati membri sono chiamati a fare una scelta ma i nodi restano

L’Unione Europea è chiamata a decidere come garantire il sostegno finanziario all’Ucraina per il biennio 2026-2027, in un momento in cui le divisioni tra gli stati membri restano profonde. La Commissione europea ha presentato due possibili strade, ma le discussioni procedono a rilento mentre crescono le tensioni politiche e legali attorno all’uso degli asset russi congelati.

Due opzioni UE per finanziare l'Ucraina

La Commissione europea ha proposto, il 3 dicembre 2025, due opzioni per finanziare l'Ucraina nel biennio 2026-2027. Le discussioni sulla questione proseguono ormai da settimane senza trovare un accordo.

Gli stati membri dovranno scegliere tra l'uso degli asset congelati in Europa o un prestito finanziato attraverso il bilancio dell’UE.​

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato che verrà coperto due terzi del fabbisogno finanziario del paese, ovvero 90 miliardi di euro. La cifra quindi è stata ribassata rispetto alle ipotesi iniziali del 140 miliardi di dollari. Il resto del finanziamento sarà invece a carico degli alleati internazionali. 

Il "prestito di riparazione" con asset russi e reazioni

L’ordine esecutivo dell’UE favorisce l’ipotesi di un "prestito di riparazione" che prevede l’utilizzo di beni russi congelati. La maggior parte di questi beni immobilizzati sono depositati all’istituto Euroclear in Belgio.

L’esecutivo belga ha già espresso una serie di preoccupazioni riguardo a possibili ritorsioni finanziarie e legali.

A distanza di settimane, il governo belga sostiene che i temi non sono stati affrontati in un modo soddisfacente.

Von der Leyen ha precisato che la proposta ora riguarderebbe non solo i beni congelati in Belgio ma anche altri istituti finanziari europei. Anche Cipro, Francia, Germania e Svezia detengono gli asset russi anche se in quote minori.

Tuttavia, questa opzione ha già scatenato l’ira di Mosca, che considera un eventuale via libera all’uso come "rubare la proprietà altrui". A fine novembre, il presidente russo, Vladimir Putin, ha affermato che il governo sta elaborando misure reciproche se l’UE decidesse di utilizzare i beni in questione.

Bruxelles al contrario ritiene che il piano non potrebbe essere considerato come confisca dato che la cifra verrebbe erogata come prestito. Da ricordare però che, secondo la proposta, Kiev dovrebbe rimborsare il finanziamento solo se Mosca accettasse di pagare le riparazioni.​

La seconda opzione e i prossimi passi al vertice UE

La seconda opzione invece riguarda di ricorrere a prestiti sui mercati internazionali attraverso l’utilizzo del bilancio del blocco.

Per gli analisti questo punto invece potrebbe riscontrare il veto dell’Ungheria che si è precedentemente opposto ai finanziamenti verso Kiev.

Precedentemente Ursula von der Leyen in una lettera aveva citato tre opzioni per il finanziamento all’Ucraina.

Mentre gli stati membri fanno fatica a trovare soluzioni comuni, la presidente della Commissione UE ha anche spiegato che il piano che riguardi il "prestito di riparazione" potrebbe essere approvato a maggioranza qualificata. Secondo queste ipotesi basterebbe il consenso dei 15 su 27 paesi membri, ovvero il 65 per cento. L’approvazione del prestito con maggioranza qualificata aggirerebbe un eventuale veto ungherese, ma rischierebbe di accentuare le divisioni interne all’UE.

La questione verrà discussa al vertice dei leader dell’UE del 18 dicembre.

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