05 Jul, 2025 - 15:50

Vannacci contro l'Europa: "A tutto pensa tranne che alla pace, meno male che c'è Trump"

Vannacci contro l'Europa: "A tutto pensa tranne che alla pace, meno male che c'è Trump"

"L'unico che sta operando per la pace è il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Nessun altro, ad oggi, sta anteponendo la pace a tutto il resto, tantomeno l'Europa": parola di Generale. Anzi, del Generale della politica italiana, l'europarlamentare e vicesegretario della Lega Roberto Vannacci, il quale ha concesso un'intervista in esclusiva a Tag24.it.

L'autore de "Il mondo al contrario" si è soffermato anche sul tema del riarmo europeo, sull'indicazione della Nato ai suoi Paesi membri di aumentare fino al 5% del Pil le spese militari, sul Ponte di Messina, che sarà un'infrastruttura strategica anche dal punto di vista militare, e sull'ultima polemica che l'ha visto protagonista, quella su chi manifesta ai Gay Pride, giudicato inadatto a una eventuale guerra.

Vannacci attacca l'Europa perché non pensa alla pace

Meno male che Donald c'è: se fosse per l'Europa di Ursula von der Leyen, la pace sarebbe una mera chimera. È questo il pensiero dominante di Roberto Vannacci sull'attuale situazione geopolitica internazionale:

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Solo Trump sta cercando di far terminare i conflitti in corso. L'Europa sta facendo esattamente il contrario: è quella del Rearm Europe, quella che vota continuamente per una guerra ad oltranza contro la Russia, quella che vorrebbe far dedicare lo 0.25% del Pil di tutti i suoi Paesi membri al supporto dell'Ucraina per continuare una guerra contro la Russia che non ha alcuna speranza di essere vinta. Per questo mi sembra che a tutto pensi tranne che alla pace. E che l'unico che ha inserito questa parola nel vocabolario sia Trump

dice il Generale. E anche quando gli si fa osservare che Trump ha avuto (e rivendicato) un ruolo da protagonista nelle operazioni militari in Iran accanto a Israele, Vannacci riporta la cosa a una sua logica:

"In Medio Oriente, grazie a quell'operazione, si è riusciti a raggiungere una tregua. Il raid compiuto in Iran ha rappresentato un'operazione militare con lo scopo di evitare che la bomba atomica andasse in mano a Teheran. Per questo è servita a tutti".

La pace o, almeno, una tregua, sembra molto più lontana in Ucraina. Ma Vannacci si dimostra ottimista anche su questo fronte. Sempre grazie a Trump:

"Il presidente ha avuto una telefonata con Putin che ha dato l'opportunità di mettere le basi per la pace. Ora, certo: la palla sta nel campo russo. Ma è stato un altro segno che solo Trump cerca una soluzione negoziale. Lei ha mai saputo di una telefonata con Putin da parte della von der Leyen?"

Giorgia Meloni sta facendo abbastanza per la pace?

Ma se il Generale Vannacci promuove a pieni voti Donald Trump come pacificatore mondiale, che ne pensa di Giorgia Meloni e del suo governo? Nemmeno la premier italiana sta facendo abbastanza per giungere alla fine delle guerre in atto?

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Giorgia Meloni non si è mai schierata per una guerra ad oltranza. Anzi: è stata la prima a volere un ponte tra Stati Uniti ed Europa. Sta cercando di contenere le istanze belliciste europee

Dio salvi la Nato (e perdoni Travaglio)

A Roberto Vannacci viene anche ricordato uno degli ultimi editoriali di Marco Travaglio in cui il direttore del Fatto Quotidiano si è detto contro l'articolo 5 della Nato: per lui, non ha più senso. Il Generale è d'accordo? 

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No, assolutamente. L'articolo 5 è quello che mantiene in piedi la Nato: senza non ci sarebbe un'alleanza che negli ultimi 80 anni è stata un esempio di successo. Travaglio, evidentemente, non ne conosce nemmeno il contenuto: l'articolo 5 tratta della solidarietà dovuta dai Paesi dell'Alleanza in caso di attacco a uno di essa. Ma non specifica le risposte che ogni Paese sarebbe chiamato a dare nei confronti del Paese che attacca. Quindi, lascia sostanzialmente a tutti i Paesi la scelta di come contribuire alla difesa reciproca. Non obbliga nessuno di loro ad entrare in guerra qualora un Paese dell'Alleanza venga attaccato. L'articolo 5 consente una risposta variegata, secondo i singoli interessi nazionali. Non c'è alcun obbligo coercitivo, solo l'indicazione di una solidarietà

I fondi del riarmo per il Ponte di Messina 

Sui giornali si è letto che Vannacci prima si è schierato contro il riarmo, poi a favore se i fondi in Italia venissero utilizzati anche per il Ponte di Messina. Come stanno le cose?

"Io credo che sarebbe un'idea proficua utilizzare quei fondi per il ponte in quanto ha una finalità anche di difesa e di sicurezza. Non a caso, un pilastro della Nato è denominato "Military mobility" e pone l'accento proprio sulla possibilità di un trasferimento di uomini e mezzi da una parte all'altra del territorio da difendere. Per questo il ponte è da considerare un'infrastruttura strategica". 

Fulvio Martusciello, il capodelegazione di Forza Italia nel Parlamento europeo, però, le ha fatto notare che "la difesa non è una bandiera da sventolare a giorni alterni". Cosa risponde?

"Che dovrebbe stare più attento a ciò che dico: io non sono d'accordo per un incremento della spesa europea per il riarmo. Infatti a Bruxelles ho votato contro il Rearm Ue: non credo a un esercito europeo. Ma cosa diversa è l'indicazione del 5% del Pil nazionale di spesa che la Nato ha dato ai singoli Paesi che ne fanno parte. Questa è un'indicazione di massima volta a rinforzare gli eserciti nazionali: un obiettivo condivisibile perché credo che l'Europa debba essere una comunità di nazioni forti, sovrane e potenti e, quindi, dotate anche di capacità di difesa autonoma per proteggere gli interessi nazionali. Per questo se includessimo le opere infrastrutturali strategiche come il ponte nelle cose da fare con quei fondi non faremmo che bene. La difesa non passa solo per i cannoni e le armi, ma anche dalle infrastrutture. Martusciello dovrebbe ascoltare e studiare di più"  

Le polemiche sui gay e i valori per combattere

In ogni caso: serve anche rafforzare gli eserciti con un numero adeguato di stivali pronti a marciare nel fango, come si dice in gergo. Però, secondo lei, gli omosessuali devono rimanere lontani dal fronte...

"Non è così. Io non ho mai parlato di omosessuali, ma di quelle persone che partecipano ai Gay Pride, compresi gli eterosessuali che lo fanno. Mi sembra che abbiano valori contrapposti a quelli di una società combattente. Di una società spartana che si basa sulla forza, sul coraggio, sullo sprezzo del pericolo, sulla capacità di raggiungere un obiettivo a ogni costo. Non mi sembra che chi sventola una bandiera arcolbaleno della pace abbia questi valori. Il Gay Pride è una manifestazione carnevalesca che ha trasformato un gusto personale in un modello da seguire".

Ma questo suo pensiero l'ha chiarito anche all'interno della Lega? A Viareggio, un consigliere comunale della Lega lo ha esortato a cambiare argomento...

"A Viareggio, se il consigliere comunale ha qualcosa da dire al sottoscritto, lo può benissimo chiamare al telefono senza dover fare post sui social. Io non mi nego a nessuno. Ma, evidentemente, voleva darsi solo un tono a livello pubblico: non voleva parlare con me".

Ma com'è fare il vice di Salvini?

"È un'esperienza bellissima. Siamo in totale sintonia. Non abbiamo nemmeno il bisogno di sentirci spesso perchè siamo sintonizzati sugli stessi valori e sugli stessi principi. Salvini, poi, è una persona franca, diretta, sincera. E stiamo avanzando nella direzione giusta. Altrimenti non avremmo il numero di attacchi che abbiamo da parte degli esponenti delle altre forze politiche".

Molti nemici molto onore?

"Questo lo dice lei. Ma se ti attaccano tanto significa che hanno paura di te".

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