02 Jul, 2025 - 22:42

Qual è il vero obiettivo di Netanyahu? Tra sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi

Qual è il vero obiettivo di Netanyahu? Tra sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi

La guerra tra Israele e Hamas, scoppiata nell'ottobre 2023, continua a scuotere il Medio Oriente. Dopo mesi di combattimenti e falliti tentativi di tregua, una nuova proposta di cessate il fuoco sembra riaccendere una speranza. Al centro del dibattito resta una domanda cruciale: qual è la vera priorità del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu? Liberare gli ostaggi o ottenere la vittoria militare contro Hamas?

Israele accetta la proposta di cessate il fuoco

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato il 2 luglio che Israele ha accettato le condizioni per un cessate il fuoco di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi a Gaza.

Si tratta di uno sviluppo significativo, mesi dopo il fallimento della tregua avviata nel mese di gennaio.

I termini di un'eventuale intesa, però, non sono ancora stati accettati da Hamas.

L'annuncio di Trump è arrivato in vista della visita del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alla Casa Bianca e ha suscitato rapidamente un cauto ottimismo nella comunità internazionale, che guarda con preoccupazione all’emergenza umanitaria che attraversa la popolazione palestinese.

Per settimane, sia Israele che Hamas si sono rifiutati di trovare un compromesso per raggiungere un accordo.

Parallelamente, proseguono gli sforzi diplomatici dei mediatori: Egitto, Qatar e Stati Uniti. Se Hamas accettasse la proposta di cessate il fuoco, il passo successivo sarebbe lavorare per porre fine alla guerra iniziata nell'ottobre 2023, come ha affermato Trump.

Tutto sembra viaggiare sul filo del rasoio.

Hamas aveva precedentemente dichiarato di essere disposto a liberare gli ostaggi rimasti. L'obiettivo più volte dichiarato da Netanyahu, però, è stato quello di una "vittoria totale" e di disarmare e smantellare Hamas, una prospettiva che il gruppo rifiuta categoricamente.

Le priorità di Netanyahu: ostaggi o distruggere Hamas?

"Vi annuncio che non ci sarà più Hamas", ha affermato Netanyahu durante un discorso alla città meridionale di Ashkelon, il 2 luglio.

Per questa sua insistenza, il primo ministro israeliano è da tempo al centro delle critiche per non aver indicato chiaramente il ritorno degli ostaggi come obiettivo primario della classe dirigente israeliana.

Stavolta, però, sembrerebbe che qualcosa sia cambiato nella narrazione di Netanyahu.

Nel suo discorso ha sottolineato che l'obiettivo di sconfiggere Hamas e il rilascio degli ostaggi sono ancora possibili insieme.

virgolette
Non ci sarà più Hamastan. Non torneremo a quella situazione. È finita. Rilasceranno tutti i nostri ostaggi.

Netanyahu ha definito l’insinuazione che i due obiettivi siano contrastanti come un'"assurdità".

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Funziona insieme. Porteremo a termine questo compito contemporaneamente, contrariamente a quanto dicono. Li elimineremo definitivamente.

Una posizione che sembra consolidarsi anche dopo l'operazione militare in Iran. Netanyahu ha recentemente affermato che "si sono aperte molte opportunità", tra cui la possibilità di liberare i restanti ostaggi detenuti da Hamas.

Anche in un suo discorso del 29 giugno, il premier israeliano ha affermato di credere di "portare a termine entrambe le missioni".

Quella era stata infatti una delle prime volte in cui aveva evidenziato di dare priorità al ritorno degli ostaggi rispetto alla sconfitta definitiva di Hamas.

Le recenti parole di Netanyahu sono state accolte con favore dall'Hostages and Missing Families Forum, che ha chiesto, in una dichiarazione, “un unico accordo globale per riportare indietro tutti i 50 ostaggi e porre fine ai combattimenti a Gaza”.

La crisi umanitaria a Gaza peggiora

Mentre aumentano le pressioni attorno a un possibile accordo di tregua, la situazione nell'enclave palestinese continua a deteriorarsi.

Le vittime nella Striscia di Gaza aumentano e la crisi della fame peggiora. Secondo il ministero della Salute di Gaza, dal 27 maggio circa 600 persone sono state uccise nei centri di aiuto.

Le forze israeliane controllano circa il 65-75 per cento dell’enclave in seguito all'operazione Gideon's Chariots.

Il bilancio umanitario si aggrava giorno dopo giorno e la comunità internazionale osserva con crescente apprensione, chiedendosi se la nuova apertura di Netanyahu possa davvero segnare un punto di svolta o se sia solo l’ennesimo episodio in una guerra senza fine.

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