Davanti al gip di Bergamo, Jacopo De Simone ha ribadito quanto già dichiarato al momento dell'arresto: "Ho preso il coltello perché volevo difendere mio fratello". Il 18enne, accusato di aver ucciso Riccardo Claris, 26 anni, nella notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio, ha poi ricostruito quanto accaduto sotto la sua abitazione di via Ghirardelli.
Secondo la versione di De Simone, tutto sarebbe iniziato al bar "Reef" di via Borgo Santa Caterina. Lui e alcuni amici, tifosi dell'Inter, avrebbero intonato un coro che i presenti, supporter dell'Atalanta, avrebbero percepito come una provocazione. Da lì, la lite, proseguita anche all'esterno del locale.
A un certo punto, il 18enne, il fratello gemello e la sua fidanzata si sarebbero incamminati verso casa, seguiti da un gruppo di almeno dieci ragazzi. Una volta arrivato, Jacopo sarebbe salito nell'appartamento e, non trovando il fratello - rimasto indietro - avrebbe preso un coltello da cucina, infilandoselo nella tasca della felpa per poi tornare in strada.
Sostiene di averlo estratto solo quando Claris gli sarebbe andato incontro con una catena. A riportarlo è Il Corriere della Sera, secondo cui anche la madre, allarmata dai rumori, sarebbe scesa a controllare cosa stesse succedendo, cercando di placare gli animi.
La donna si sarebbe poi messa alla ricerca del figlio mancante. Tornando a casa, avrebbe trovato Claris a terra, morente, e il figlio Jacopo con le mani ferite e i vestiti sporchi di sangue. "Ci sono i carabinieri, consegnati", gli avrebbe detto, ricollegando tutto. Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti.
Per oggi, 7 maggio 2025, è in programma, presso l'obitorio dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, l'autopsia sul corpo di Riccardo. Laureato, con un contratto a tempo indeterminato nel campo della consulenza finanziaria, il ragazzo - tifoso dell'Atalanta - aveva ancora tutta la vita davanti.
Secondo i primi accertamenti, sarebbe stato colpito con un unico fendente alla schiena, all'altezza della scapola sinistra. I familiari e gli amici chiedono ora giustizia. "Siamo tutti sconvolti, non ci sono parole per descrivere ciò che proviamo", ha scritto la sorella, Barbara Claris, in una lettera diffusa sui social.
"Riccardo era un bravissimo ragazzo, chi lo conosce lo sa! [...] Non era un violento, non era un criminale, non si meritava quanto successo. Niente giustifica l'omicidio, comunque!", ha aggiunto, chiedendo "rispetto e silenzio".
Il servizio di Alfredo Ranavolo per il Tg1 - 5 maggio 2025.
Nella lettera, la donna si è soffermata anche sulla ricostruzione degli eventi che hanno portato alla morte del fratello. "Mi fa parecchio arrabbiare leggere che c'è stato 'uno scontro finito male', perché nelle constatazioni delle forze dell'ordine molto probabilmente è stato colpito a caso, alle spalle, mentre tornava a casa".
Saranno le indagini a fare chiarezza. L'avvocato dell'indagato, ci ha tenuto a sottolineare, intanto, che "questo fatto non c'entra niente con il mondo ultras". Il coro interista, in pratica, potrebbe essere stato solo uno dei fattori scatenanti, in un contesto più ampio, di tensione giovanile. Restano la rabbia e il dolore. Lo sgomento della comunità locale.
"Saluto il mio Ricky indignata per una società che ha perso il senso dell'umanità [...]. Cresciamo generazioni di disagiati che, se non sanno come replicare a parole, salgono a casa, scendono armati e ammazzano", le parole di Barbara Claris.
Riccardo, in effetti, non è il solo ad essere morto in modo simile. Si pensi a quanto accaduto a Monreale, nel Palermitano, dove ben tre ragazzi sono morti - freddati a colpi di pistola - per ragioni banalissime. O, ancora, a Francesco Pio Maimone o Santo Romano, uccisi "per una scarpa sporcata".