04 May, 2025 - 10:28

Il “bacio della morte” di Trump colpisce anche in Australia: disfatta per la destra

Il “bacio della morte” di Trump colpisce anche in Australia: disfatta per la destra

Il nome di Donald Trump continua a risuonare anche ben oltre i confini statunitensi. La sua impronta politica, fatta di slogan identitari, politiche protezioniste e retorica polarizzante, ha trovato eco in diverse forze conservatrici nel mondo. Ma non sempre imitare il presidente americano porta consensi: come dimostrano le recenti elezioni in Australia e quelle di pochi giorni prima in Canada. La destra che si ispira apertamente a Trump sembra pagare un alto prezzo. In entrambi i casi, non è bastato fare appello a parole d’ordine populiste per convincere elettori alle prese con crisi concrete, come inflazione, diseguaglianze sociali e incertezza economica.

Trump fa sentire il suo peso anche dall’altra parte del mondo

Il nome di Donald Trump ha un peso nelle elezioni che avvengono anche a migliaia di chilometri di distanza dagli Stati Uniti. L’Australia si è recata alle urne il 3 maggio per eleggere il nuovo parlamento. Il partito laburista del primo ministro in carica, Anthony Albanese, si è assicurato un secondo mandato.

Si tratta di un'inversione di rotta notevole per il partito di sinistra. Sebbene i laburisti al governo  abbiano registrato un storico risultato, il partito aveva toccato i minimi di popolarità all'inizio del 2025.

La loro vittoria riflette anche il clima internazionale, dove il ritorno dei leader populisti, continua a influenzare il dibattito politico in molte democrazie occidentali.

L’ombra di Trump sulle elezioni australiane

I dazi annunciati da Trump nel mese di aprile sono saliti al centro della campagna elettorale, insieme all'aumento del costo della vita e ad altre questioni che riguardano la sanità e l’alloggio.

Secondo un sondaggio RedBridge-Accent pubblicato l’1 maggio, infatti, le politiche adottate dalla nuova amministrazione americana erano indicate come una fonte di preoccupazione importante per il 48 per cento degli australiani.

In questo contesto di crescente incertezza globale, la coalizione di centrodestra Liberal-National non ha solo registrato una sconfitta, ma anche il proprio leader, Peter Dutton, ha perso il seggio che deteneva da 24 anni. "Non è la nostra serata", ha detto il leader dell'opposizione australiana.

Su Dutton i giudizi sono vari. Per alcuni era il "Trump australiano" mentre per altri la sua campagna è apparsa incoerente e non convincente per gli elettori.

La sua promessa di tagli nel settore pubblico, le posizioni dure sull'immigrazione, come l'invio di richiedenti asilo in centri di detenzione offshore, o le sue critiche contro la Cina non sembrano aver trovato la risonanza necessaria per portarlo alla vittoria, rafforzando al contrario le somiglianze con le politiche divisive di Trump.

Il peso di Trump oltreconfine

L’esito delle elezioni australiane del 2025 fa venire in mente, su questi punti, il recente voto in Canada. Solo pochi giorni fa, i liberali di Mark Carney hanno trionfato alle elezioni del 28 aprile. Al centro delle preoccupazioni dei canadesi c’era la questione dei dazi. Anche in quel caso, l’opposizione non ha solo perso terreno, ma il leader conservatore Pierre Poilievre ha perso il suo seggio.

Dutton ha scelto di adottare politiche in stile MAGA, mentre Poilievre aveva proprio utilizzato uno slogan simile a quello di Trump: "Canada First". Questi paragoni sembrano non essere stati accolti bene dagli elettori di entrambi i paesi. Non è quindi possibile respingere l’effetto Trump sulla scheda elettorale di questi due paesi.

"Non cerchiamo la nostra ispirazione all’estero. La troviamo proprio qui, nei nostri valori e nella nostra gente", ha affermato il primo ministro australiano dopo la vittoria. Il premier canadese, Mark Carney, si è congratulato con Anthony Albanese ricordando che i due paesi "sono partner stretti e gli amici più affidabili".

Prima la vittoria dei liberali in Canada, poi quella dei laburisti in Australia: due elezioni non definiscono certamente una tendenza globale di una reazione anti-Trump, tuttavia, mostrano come l’identificazione troppo marcata con il presidente statunitense, soprattutto fuori dagli Stati Uniti, possa diventare un boomerang elettorale. Lungi dall’essere una figura neutra, Trump continua a dividere. In tempi di difficoltà economiche e tensioni geopolitiche, molti elettori sembrano cercare soluzioni pragmatiche e meno ideologiche. Il “bacio della morte” trumpiano, dunque, non ha solo valore simbolico: può trasformarsi in una vera e propria condanna politica anche nei parlamenti più lontani da Washington.

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