Donald Trump condiziona il sostegno all’Ucraina alla fornitura di terre rare, materiali strategici fondamentali per l’industria tecnologica e la sicurezza nazionale. La proposta, rivelata dal presidente il 3 febbraio, segna un cambio di rotta rispetto alla gestione Biden e si inserisce in un contesto di crescente competizione con la Cina, principale fornitore mondiale di questi elementi. Mentre Kiev valuta la richiesta, il dibattito sul futuro degli aiuti statunitensi si fa sempre più acceso.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, chiede a Kiev la fornitura di terre rare come condizione per il proseguimento degli aiuti. La guerra tra Ucraina e Russia si avvicina al terzo anno di combattimenti, mentre il passaggio di testimone tra Joe Biden e Trump ha sollevato timori sul futuro del sostegno americano a Kiev.
Dall’inizio del suo mandato, Trump non ha annunciato nuovi pacchetti di aiuti all’Ucraina ma quelli approvati sotto la presidenza Biden dovrebbero essere completati a breve. Entrato in carica il 20 gennaio, il presidente ha rapidamente firmato un ordine esecutivo per congelare gli aiuti all’estero. I funzionari ucraini hanno assicurato che questa misura riguarda i fondi per lo sviluppo internazionale e quindi la ricostruzione del Paese ma non gli aiuti militari né l’invio di armi.
Reuters ha rivelato, in un articolo del 3 febbraio, che la spedizione di armi dagli Stati Uniti all’Ucraina è stata temporaneamente sospesa nei giorni scorsi. Tuttavia, l’agenzia riporta che si è trattato di un’interruzione di breve durata e il flusso è ripreso nel fine settimana.
Dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022, gli Stati Uniti sono stati il principale alleato di Kiev insieme ad altri Paesi occidentali. Il calo del sostegno americano solleva ora preoccupazioni sulla capacità delle forze ucraine di respingere gli attacchi russi.
Il 3 febbraio, Trump ha dichiarato di voler negoziare con Kiev un accordo che preveda la fornitura di terre rare in cambio di aiuti statunitensi.
Non è chiaro se Donald Trump, nelle sue dichiarazioni, si sia riferito esclusivamente alle terre rare o anche ad altri minerali essenziali. L’Ucraina possiede infatti importanti giacimenti di apatite, berillio, gallio, grafite, fluorite, litio, manganese, nichel, titanio, uranio e zirconio. Kiev detiene, per esempio, le più grandi riserve di titanio in Europa, un elemento essenziale per l’industria aerospaziale, automobilistica, marittima e medica.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva avanzato una proposta simile a quella di Trump nell’ottobre 2024, nell’ambito del suo “piano di vittoria”. Zelensky aveva esortato i partner occidentali a garantire “un accordo speciale sulla protezione congiunta delle risorse critiche disponibili in Ucraina e sull’investimento e l’uso congiunti del relativo potenziale economico”. Aveva inoltre indicato alcuni giacimenti minerari strategici.
Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli valorizzati per le loro proprietà magnetiche e elettrochimiche. Vengono utilizzati nell'elettronica per esempio per i prodotti come smartphone, veicoli elettrici, robotica e energia verde come turbine eoliche. Non sono noti i sostituti.
La Cina è il più grande produttore mondiale di terre rare e rappresenta il 70 per cento della produzione mondiale. Washington mira ad abbassare la dipendenza da Pechino. Anche se gli equilibri commerciali sono ancora in divenire dall’insediamento di Donald Trump, dopo l'entrata in vigore dei dazi del 10 per cento sulla Cina, Pechino ha imposto ulteriori controlli sulle esportazioni di metalli rari aprendo un nuovo capitolo nella guerra commerciale.
Le terre rare, ormai indispensabili per le tecnologie avanzate, sono presenti non solo in Cina ma anche in paesi come Vietnam, India, Brasile, Canada, Russia, Groenlandia, Tanzania e Sudafrica.
Il nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, ha dichiarato all'inizio dell'anno che la Groenlandia riveste un'importanza strategica per la sicurezza del paese. Donald Trump, dal canto suo, ha già espresso il desiderio di prendere il controllo dell’isola artica.
Waltz ha indicato che l’interesse dell’amministrazione statunitense per la Groenlandia è legato alle sue risorse: