Donald Trump ha affrontato con successo una prima sfida di politica estera ancor prima del suo insediamento, contribuendo al raggiungimento dell’accordo di tregua a Gaza. La squadra del presidente ha svolto un ruolo efficace nei negoziati in Medio Oriente, superando gli ostacoli che da tempo bloccavano le parti coinvolte. Un'altra sfida cruciale attende la nuova amministrazione di Trump: la guerra in Ucraina.
Il conflitto tra Russia e Ucraina è scoppiato nel 2022, durante l’amministrazione di Joe Biden. Da allora, gli Stati Uniti hanno rappresentato il principale alleato di Kiev, insieme ai partner occidentali, approvando numerosi pacchetti di aiuti militari e autorizzando l'uso di missili a lungo raggio da parte delle forze ucraine. Trump, prima della sua rielezione, si era distinto per la sua ferma opposizione a questa strategia, promettendo di interrompere gli aiuti a Kiev e di porre fine al conflitto in tempi brevi. Il presidente statunitense ha ribadito le sue posizioni, affermando di non voler coinvolgere gli Stati Uniti nei conflitti di altri paesi anche nel suo discorso di insediamento. Questa mossa riflette proprio la visione politica di Trump, caratterizzata da un orientamento isolazionista.
Con l'inizio del nuovo mandato, l'attenzione internazionale è rivolta a Washington per osservare quali passi segneranno questa svolta politica.
Dopo il suo insediamento, Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi. Uno di questi riguarda gli aiuti all'Ucraina. Nel testo intitolato “Rivalutazione e riallineamento degli aiuti esteri degli Stati Uniti” si legge:
Anche se l'ordine esecutivo non indica esplicitamente quali programmi saranno sospesi, si applica all'assistenza internazionale in ambiti come le attività delle Nazioni Unite, i programmi a sostegno dei rifugiati o altre iniziative di mantenimento della pace.
Come precisato dal Centro statale ucraino per la lotta alla disinformazione, gli aiuti militari rimangono esclusi da questa sospensione. In particolare, il Presidential Drawdown (PDA), l'Ukraine Security Assistance Initiative (USAI) e il Foreign Military Financing (FMF) non subiranno alcuna interruzione. Inoltre, gli aiuti economici già approvati durante la presidenza Biden saranno comunque destinati a Kiev, poiché l’ex presidente si era impegnato a concludere il trasferimento delle risorse alla Banca Mondiale negli ultimi giorni del suo mandato. Si prevede, però, la sospensione degli aiuti volti alla ricostruzione dell’Ucraina. La decisione avrebbe un effetto anche per esempio sulla ricostruzione degli impianti energetici vitali anche per i civili.
Mentre si attende la tabella di marcia per un accordo che ponga fine alla guerra in Ucraina, Trump ha minacciato la Russia di imporre nuovi dazi. In un post su TruthSocial, l'ex presidente ha dichiarato: “Amo il popolo russo e ho sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin” ma l’obiettivo principale di Washington ora è far sedere le parti ad un tavolo per la pace:
Durante l'amministrazione Biden, gli Stati Uniti avevano già imposto sanzioni contro personalità e istituzioni russe. Non è quindi chiaro quale impatto possano avere le minacce di Trump su Mosca.
Come lo stesso Trump ha evidenziato, l'economia russa è sotto pressione: pur non essendo crollata a causa dell'isolamento e delle sanzioni applicate dall'inizio del conflitto, è attualmente sostenuta dallo sforzo bellico e affronta un'inflazione elevata. Gli esperti avvertono che le conseguenze delle misure occidentali potrebbero manifestarsi pienamente solo nel lungo termine.
Mosca, sebbene non chiuda alla possibilità di negoziati, continua le sue operazioni militari nell'Ucraina orientale. L'attuale obiettivo è Pokrovsk, un importante hub strategico nella regione di Donetsk. Le truppe russe si stanno raggruppando a sud della città rafforzando la loro presenza e cercando di consolidare le posizioni nell'area.
Il provvedimento firmato da Trump, quindi, non incide sugli equilibri del conflitto, ma potrebbe avere effetti sui programmi destinati, ad esempio, alla ricostruzione dell'Ucraina.
Le dichiarazioni di Trump durante la campagna elettorale avevano suscitato timori riguardo alla capacità militare di Kiev. Tuttavia, in base alle politiche adottate nei primi giorni del suo nuovo mandato, non si può parlare di un radicale cambio di rotta rispetto all’amministrazione precedente.
Durante il primo mandato di Donald Trump, nel dicembre 2017, gli Stati Uniti avevano approvato la fornitura di armi letali all'Ucraina. Questa decisione aveva attirato forti critiche da parte di Mosca. Il Dipartimento di Stato americano aveva giustificato la scelta sostenendo che serviva a "scoraggiare ulteriori aggressioni", ma, al contempo, erano cresciute le preoccupazioni sul rischio di intensificare il conflitto, scoppiato nel 2014 nell'Ucraina orientale.
L'approccio di Trump, quindi, non presenta significative differenze rispetto all'amministrazione Biden sul tema delle sanzioni. Gli Stati Uniti, sotto la guida precedente, ne avevano già imposte numerose contro politici, oligarchi, aziende, istituzioni e verso il commercio russo. Poco prima del termine del suo mandato, Biden aveva introdotto ulteriori misure contro il settore energetico russo, dimostrando una linea dura e continuativa verso Mosca.