A volte ritornano. Recentemente il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha parlato dell'immunità parlamentare per gli eletti e per il governo ridimensionata grazie a una riforma nel 1993. Secondo il ministro degli Esteri è arrivato il momento di discutere su un possibile passo indietro su questo tema.
Lo scudo, non più in vigore da più di trent'anni, fu rimosso sulla scia dello scandalo di Tangentopoli e prevedeva maggiori tutele per i parlamentari e i membri del governo italiano. Le misure prevedevano la richiesta al Parlamento per le ordinanze di arresto dopo le condanne definitive e per l'avvio di indagini nei confronti del premier, di un ministro, di un deputato o senatore.
Sebbene sia un'idea abbastanza remota, la discussione del ddl immunità sembra essere nell'agenda della maggioranza di governo. Per ora non esiste una data ma questo disegno di legge si inserirebbe perfettamente nel quadro della riforma della giustizia ora in atto. L'opposizione insorge contro questa possibilità denunciando la sola idea di una legge simile come un "delirio di onnipotenza".
Stop alle indagini per eletti e governo, un passo indietro rispetto alla riforma di più di trenta anni fa e un ritorno all'immunità pre-Tangentopoli. Questo è il ddl a tema giustizia che potrebbe proporre nelle prossime settimane Forza Italia, ad anticiparlo è stato Tommaso Calderone - vicecapogruppo alla Commissione giustizia del partito di centrodestra. La proposta di legge mira alla reintroduzione dello "scudo" abolito con la riforma del 1993.
Il ddl immunità arriverebbe in un momento in cui la riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli Carlo Nordio è passata per la prima votazione alla Camera dei deputati e in una fase in cui si discute del ruolo della magistratura. Negli scorsi giorni si sono registrate tensioni tra il governo e l'Anm, soprattutto nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2025 quando in tutta Italia le toghe hanno disertato l'evento durante l'intervento degli esponenti del governo e del ministro della Giustizia.
Un clima molto teso, dovuto alla natura della riforma voluta dal governo Meloni. Il testo prevede la divisione del Consiglio superiore della magistratura, la separazione delle carriere e l'istituzione dell'Alta Corte. Una situazione che, a detta dei magistrati, porterebbe a una perdita dell'autonomia e eleverebbe il Parlamento al di sopra del potere giudiziario.
In un simile contesto, il ripristino di una condizione eliminata nel 1993 - durante lo scandalo di Tangentopoli - potrebbe agevolare la riforma di Nordio, il cui obiettivo è evitare che ci siano processi politicizzati. Al contempo però potrebbe essere un azzardo e favorire l'impunità, come denunciano magistrati e opposizione.
Insorge la magistratura ma anche l'opposizione. Il primo a inveire contro le misure del governo Meloni è il presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. L'ex presidente del Consiglio ha definito, sui suoi profili social, le possibili scelte da parte del governo come un delirio di onnipotenza.
Conte passa in rassegna le "vittorie" del governo Meloni e poi passa all'attacco del ddl Immunità che per ora sembra vivere solo nel mondo delle idee.
E dopo il ripristino dei vitalizi al Senato, l'abolizione del reato per i politici che abusano del loro potere, l'aumento degli stipendi dei Ministri e la imbarazzante difesa della Ministra Santanchè tenuta incollata alla poltrona, ecco che ci provano con l'immunità e il ritorno… pic.twitter.com/eQRiQcWana
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) February 3, 2025
Anche la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella ha parlato di quanto Forza Italia vorrebbe portare a compimento:
Proposta di reintroduzione dell’immunità parlamentare: Il vicepremier Antonio Tajani ha rilanciato l’idea di ripristinare lo "scudo" per parlamentari e membri del governo, abolito nel 1993 dopo Tangentopoli. La proposta, sostenuta da Forza Italia, si inserirebbe nella più ampia riforma della giustizia.
Contesto politico e giudiziario: La discussione avviene in un momento di tensione tra governo e magistratura, con il ministro Carlo Nordio che promuove una riforma della giustizia mirata alla separazione delle carriere e alla riorganizzazione del Consiglio superiore della magistratura.
Opposizione e critiche: L’opposizione, guidata da Giuseppe Conte e Luana Zanella, attacca la proposta definendola un "delirio di onnipotenza", accusando la maggioranza di voler favorire l’impunità dei politici. Anche i magistrati si oppongono, temendo una perdita di indipendenza del potere giudiziario.