Il caso Almasri continua a tenere in ostaggio il Parlamento italiano i cui lavori non sono ancora ripresi a pieno regime dopo la sospensione decisa lo scorso 29 gennaio dalle opposizioni in segno di protesta contro la decisione del Governo annullare le informative alle Camere dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio sulla vicenda della liberazione del generale libico.
Se e quando riprenderanno i lavori sarà deciso domani, martedì 4 febbraio, nel corso della riunione dei capigruppo in programma nel primo pomeriggio alla Camera e al Senato. Molto dipenderà dalla disponibilità del Governo a riferire in Parlamento sul caso Almasri dal momento che l’opposizione ha chiarito di non essere intenzionata a non ritornare in Aula se il Governo non fisserà prima una nuova data per l’informativa.
Nel frattempo non si placa lo scontro tra maggioranza e opposizione sull'opportunità per il Governo di discutere in Parlamento di vicende che sono diventate oggetto di un'inchiesta.
A due settimane dalla contestata liberazione del capo della polizia libica Nijeem Osama Almasri non si placa lo scontro tra maggioranza e opposizione che sta paralizzando i lavori parlamentari che dovrebbero riprendere domani, dopo le conferenze dei capigruppo a Montecitorio e a Palazzo Madama.
La sospensione dei lavori è stata decisa lo scorso 29 gennaio in risposta alla decisione del Governo di annullare l’informativa sul caso che era prevista per quel pomeriggio alla Camera. Sulla vicenda avrebbero dovuto riferire il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio entrambi indagati, insieme alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per favoreggiamento e peculato dalla Procura di Roma proprio per la liberazione del generale libico.
Mancano meno di 24 ore alla riunione dei capigruppo di domani e il silenzio prolungato di Palazzo Chigi sarebbe secondo Pd, M5s, Avs, Azione, Iv e Più Europa il segnale dell'intenzione del Governo di apporre sulla vicenda il segreto di Stato così da "silenziare" tutto come già è stato fatto in passato con il caso Abu Omar. A oggi il Governo non ha ancora comunicato un’eventuale data per l’informativa e la legge concede al Governo un mese di tempo per decidere.
La vicenda, come previsto dalla legge, è attualmente all’attenzione del Tribunale dei Ministri, mentre proprio in queste ore è stata presentata una nuova denuncia contro i vertici del Governo da parte di un richiedente asilo. L’uomo ha raccontato di essere stato vittima delle torture di Almasri e ha denunciato il Governo italiano per averlo privato del diritto a ottenere giustizia con la scarcerazione dell’uomo.
Non si placa intanto lo scontro tra maggioranza e opposizione. A scatenare la reazione piccata del centrosinistra sono state oggi le dichiarazioni del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda ha sottolineato come sia prerogativa del Governo decide se e quando riferire in Parlamento.
Minimizza Tajani rispondendo ai giornalisti, per poi aggiungere in relazione alla possibile data della nuova informativa alla Camera ha dichiarato:
Conclude il ministro degli Esteri.
Caso #Almasri, Antonio #Tajani :
— Tag24 (@Tag24news) February 3, 2025
“Credo sia giunto il momento di occuparsi anche di altre cose. Ci sono tante altre cose che ai cittadini interessano di più. Il Governo riferirà ma non è che decide l’opposizione chi va a riferire.”#governomeloni #Libia pic.twitter.com/XgCNTE1wr2
Parole che naturalmente hanno suscitato immediatamente la reazione delle opposizioni. Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia ricorda al vicepremier di ‘rispettare il Parlamento’.
Il presidente dei senatori del Pd poi ribadisce la posizione delle opposizioni di centrosinistra intenzionate a continuare a bloccare i lavori parlamentari in attesa di una risposta del Governo alle richieste di chiarimenti sulla vicenda.
Nel frattempo le opposizioni sono ritornate a chiedere un'informativa urgente della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il centrosinistra continua a denunciare il silenzio del Governo che nei giorni scorsi aveva assicurato che l'informativa si sarebbe svolta in tempi brevi e che avrebbero fatto sapere chi e in quali modalità sarebbe intervenuto alle Camere.
A oggi dal Governo non è arrivata nessuna comunicazione alle Camere e si attende la riunione dei capigruppo di domani per decidere eventuali nuove iniziative da mettere in campo.
Chiede che vada a riferire alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infine, anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
A Meloni fa comodo usare complotti immaginari per coprire tagli alle buste paga, disastri economici e l'aumento degli stipendi dei ministri. Venga in Parlamento e la smetta di truffare gli italiani. #MaQualeComplotto https://t.co/MolWdStU3k
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) February 3, 2025
Una richiesta a cui si sono unite tutte le opposizioni, da Avs con il leader Nicola Fratoianni al Pd che ha sottolineato che senza risposte le opposizioni si rifiuteranno di ritornare in aula.