Dall’altra parte del mondo Jannik Sinner continua a far sognare l’Italia. A Miami si è presentato come l’uomo da battere e adesso le aspettative su di lui sono elevatissime. L’obiettivo è quello di arrivare in fondo anche a Miami e per farlo stasera, alle ore 20, dovrà battere anche Machac. Niente da fare invece per Arnaldi e Musetti, che hanno fatto un gran cammino ma si sono divuti fermare agli ottavi di finale. Per commentare il Miami Open e il percorso di Sinner, Diego Nargiso, ex tennista, commenattore e allenatore, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Miami Open, Sinner vola: Nargiso commenta a Tag24

Sono bastati solo due set (6-4, 6-3) a Jannik Sinner per battere Christopher O’Connell e conquistare i quarti di finale dell’Atp 1000 di Miami. L’altoatesino sta vivendo un momento magico e continua a volare sulle ali dell’entusiasmo. Il lavoro fatto è stato tanto e ora è tempo di raccogliere i frutti. Si è presentato in forma ed è considerato, insieme a Medvedev e Alcaraz, uno dei favoriti per la vittoria finale del torneo. D’altronde le sue prestazioni non sono più una novità per nessuno e passo dopo passo l’asticella continua ad alzarsi. Sulla strada di Jannik ora c’è Tomas Machac, tennista ceco 233nne, che dovrà affrontare stasera e che ha interrotto l’ottimo cammino fatto da Matteo Arnaldi. Fuori anche Musetti, costretto ad arrendersi contro Alcaraz. Per commentare il Miami Open e il percorso di Sinner, Diego Nargiso, ex tennista, commenattore e allenatore, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Ti aspettavi che qualcun altro, oltre Sinner, arrivasse ai quarti di finale a Miami?

“Quando si arriva nella fase calda di un torneo, come quello di Miami, i ragazzi che hanno già vinto negli ultimi tre turni possono essere in grado di arrivare ancora più in fondo. Musetti purtroppo aveva un compito arduo, perché Alcaraz in questo momento è uno dei giocatori più in forma, insieme a Sinner e Medvedev. Da questo punto di vista la partita era un po’ più chiusa, ma ha fatto comunque un grande torneo. Per quel che riguarda Arnaldi invece pensavo che potesse avere più chance. Aveva fatto un grande percorso, trovando una bella striscia di risultati ed eliminando grandissimi giocatori. Machach invece si è rivelato un atleta molto ostico e difficile da incontrare. Peccato, perché Matteo aveva la possibilità di giocarsi questo quarto di finale e forse non è riuscito a gestirla al meglio”.

Hai già fatto riferimento allo stato di forma di Sinner. Qual è l’obiettivo minimo che deve raggiungere?

“Jannik in questo momento è un giocatore che parte sempre nelle prime due o tre posizioni in qualunque griglia. Addirittura molti lo considerano il favorito. Ha chiuso l’anno precedente in maniera straordinaria e lo ha riaperto facendo benissimo. Arrivati a questo punto lui sa benissimo il livello che ha raggiunto e quali sono le aspettative su di lui. Ha perso soltanto una partita con Alcaraz in tutto l’anno, Parliamo di un percorso quasi netto. È ovvio che deve ambire a vincere anche a Miami e quindi mi aspetto che possa arrivare in fondo. Poi è chiaro, ci sono anche gli avversari e non è scontato che questo possa accadere. Il tennis non è una scienza esatta, ma i numeri oggi ci dicono questo”.

Il pericolo principale è proprio Alcaraz?

“Il pericolo principale, a mio avviso, e Jannik stesso. Sicuramente Alcaraz è un giocatore difficile contro cui giocare, ma Sinner ha vinto anche dopo l’Australian Open, pur non giocando al meglio. Ha Indian Wells ha fatto molto bene e sta entrando in forma. Tra l’altro questo è un campo che gli si addice di più, perché è più veloce e questo può dargli anche qualcosa in più, qualora dovessero incontrarsi in finale”.

La notizia delle ultime ore però è la decisione di Djokovic di separarsi dal suo coach. Te lo aspettavi?

“Più di una volta, nel corso di questi anni, era successo che Novak avesse qualche dubbio su questa collaborazione. Alla fine si era deciso di andare sempre avanti insieme e il binomio era molto forte, unito e coeso. Sono riusciti a trovare grande Unione, hanno raggiunto traguardi straordinari, immergendo sempre nei momenti più importanti della stagione. Penso che a questo punto Novak sentisse il bisogno di avere nuovi stimoli e nuove indicazioni. È chiaro che il primo che va in difficoltà, in questo senso, è sempre l’allenatore. Sono insieme da quattro o cinque anni ed è una separazione che ci può stare. Mi dispiace per Goran, che è un amico, ma probabilmente entrambi si erano già dati il massimo a vicenda”.