Una ricerca durata quasi 20 anni, partita dall’idea che la lotta alla fame si fa anche con le produzioni di cereali. E’ lunga la storia della ricercatrice dell’Enea Patrizia Galeffi che ha raccontato in radio l’importanza della ricerca di base, grazie alla quale si è potuto raggiungere un risultato tanto importante. Quando ancora la siccità era un problema relegato ad alcune specifiche aree geografiche, considerate lontane da noi, iniziava questo complesso studio sui geni del grano duro che ‘reagiscono’ alla siccità.
I risultati, pubblicati sulla rivista open source Genes, evidenziano come in condizioni di irrigazione ridotta la varietà italiana Creso abbia una resa di circa tre volte inferiore rispetto alla piena irrigazione (1,8 t/h contro 5,3 t/h); nelle stesse condizioni, il raccolto di grano della varietà Barnacla ha reagito meglio alla carenza d’acqua con una diminuzione del raccolto inferiore al 50% (3,1 t/h a irrigazione ridotta contro 5,8 t/h a piena irrigazione).
“Le piante attivano complessi meccanismi genetici per far fronte a stress ambientali, come la scarsità di acqua, un fenomeno che si verifica sempre più frequentemente anche nelle stagioni fredde, a causa del cambiamento climatico” spiega Patrizia Galeffi, ricercatrice ENEA del Laboratorio Sostenibilità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari, che ha coordinato lo studio parte della special issue Genetics and Evolution of Abiotic Stress Tolerance in Plants. “Il nostro studio ha dimostrato che in risposta allo stress idrico esiste una relazione tra gene e resa in campo delle diverse varietà di grano duro”.