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Salario minimo, Undiemi:”La sinistra ha preso una cantonata”
Salario minimo?no grazie. Lo afferma un’economista non certo di destra, anzi, come Lidia Undiemi, autrice del libro La lotta di classe nel XXI secolo, consulente dei lavoratori costretti a fare vertenza sindacale o citare in giudizio il proprio datore di lavoro. La Undiemi quindi sta dalla parte dei lavoratori, questa mattina è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Fino a qui tutto bene”su Radio Cusano Campus.
Salario minimo? Una grossa cantonata
“Per la sinistra questa è una grossa cantonata.” Lo introduce così il tema l’economista Undiemi, secondo lei l’approccio politico è sbagliato in quanto “ci si ferma purtroppo alla superficie del tema. Il sistema delle elite finanziarie è quella di utilizzare termini rassicuranti come il salario minimo per favorire la competitività, la concorrenza e la produttiva dei mercati a scapito dei salari dei lavoratori.”
Salario minimo e i protocolli Mes e Troika
L’europa è ovviamente protagonista in questa partita apparentemente tutta interna, la Undiemi lo spiega con quel pizzico di livore anti troika, sottolineando che “nei protocolli del Mes-Troika emerge che il salario minimo legale, così come concepito dall’Europa, prevede che possa esserci un adattamento in base all’andamento dei mercati. Se noi facciamo stabilire i salari alla politica, oggi la politica dà, domani la politica può togliere, in base ai mercati. Vogliono spacciare una cosa che serve ai mercati come qualcosa che serve ai lavoratori. Serve un rafforzamento della contrattazione collettiva, bisogna semplicemente tornare indietro e cercare di ripristinare il potere dei lavoratori”.
L’Italia cresce oppure no?
La Premier Giorgia Meloni, nel convegno di Assolombardia, ha espresso soddisfazione per la crescita del Pil. All’ottimismo del governo l’analisi di Lidia Undiemi traccia un percorso economico senza certezze:”Non siamo ancora nelle condizioni di poter avere dei dati con le certezze. Usciamo da anni di crisi profonda segnati dalla gestione del covid. E soprattutto è anche la tipologia di crescita che fa la differenza. Dobbiamo attendere almeno qualche anno per capire che tipo di crescita sia. Se l’economia cresce, ma gli stipendi no, la crescita per chi è?”. Giorgia Meloni, sempre ieri, ha di fatto bocciato la transizione ecologica, o meglio quella transizione che va a scapito dell’economia. Che fare? Per l’economista “la situazione è abbastanza complessa, stiamo assistendo a un paradosso. Da un lato l’Europa chiede maggiore concorrenza e procediamo con liberalizzazione. Dall’altra parte si prova a imporre un certo modello di sviluppo economico con la transizione ecologico. Quindi si crea un corto circuito. E’ chiaro che quando l’Europa interviene con delle norme per la riconversione, cerca di guidare l’economia che però resta in mano ai privati”.