Rdc e lavoro, De Luca(PD): “Misura di civiltà”. Piero De Luca, vicecapogruppo del Pd, è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente. In diretta con l’emittente dell’ Unicusano, siamo tornati a confrontarci con l’esponente Dem incaricato da Stefano Bonaccini di occuparsi delle politiche economiche per il meridione, sul reddito di cittadinanza e le politiche a sostegno del lavoro.
Rdc e lavoro, De Luca(PD): “Misura di civiltà”
Lo spunto sono state le dichiarazioni recenti della Presidenza del Consiglio Giorgia Meloni che ha ribadito che “tra reddito di cittadinanza e rubare, ci deve essere il lavoro”. Concetto sacrosanto, ma bisogna anche capire come attivare l’offerta di lavoro per non ritrovarsi senza alternativa. Piero De Luca, del Partito democratico, campano ha sviluppato in diretta la sua analisi partendo proprio da questa esigenza: “Dobbiamo mettere in campo un impegno complessivo più ampio -ha affermato De Luca-. Al mezzogiorno mancano figure e forza lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Noi abbiamo lanciato una proposta per 300mila assunzioni nella PA. C’è un tema di difficoltà ad erogare i servizi pubblici essenziali. Si fa fatica a mettere a terra i progetti del Pnrr.” Poi sullo specifico del Reddito di cittadinanza ha aggiunto che “l’idea di un sostegno a chi è più in difficoltà credo sia una misura di civiltà. Però la parte legata alle politiche attive del lavoro ha fallito finora, quindi va sicuramente migliorato questo aspetto. Questo rdc non può che essere uno strumento temporaneo”.
Rdc e migrazioni di massa dal sud
Tantissimi giovani meridionali, anche per affrontare gli studi universitari, migrano dal sud verso le regioni del centro nord e De Luca parte da questo dato sottolineando che “viviamo da anni un’emigrazione di massa dal mezzogiorno verso altre aree del Paese e altre aree d’Europa. Nel privato dobbiamo incentivare le aziende a venire ad investire nel mezzogiorno. Serve una fiscalità di vantaggio, attualmente chi avvia una nuova attività nelle zone economiche speciali del sud Italia paga l’Ires al 12% nei 6 anni successivi. Dai dati di alcune indagini de Il Mattino registriamo una nuova intenzione di grandi aziende nell’investire nel mezzogiorno. Poi bisogna sviluppare le politiche attive del lavoro per creare quel match tra la forza lavoro e le richieste che spesso arrivano dalle imprese”.
Autonomia regionale e meridione
L’autonomia differenziata è stata, dopo gli iniziali tentennamenti, presentata agli italiani come la prossima grande riforma del governo, accompagnata probabilmente dal presidenzialismo. Su questo l’esponente del Partito democratico ha espresso i suoi timori politici in quanto “noi siamo davvero molto preoccupati rispetto a questa che è una bandierina elettorale da mostrare ai propri elettori. E’ una riforma pericolosissima che rischia di spaccare l’unità nazionale e il Paese intero. Chiediamo che si definiscano quei diritti minimi che devono essere garantiti in modo uniforme a tutti i cittadini da nord a sud, chiediamo solamente di applicare la Costituzione. O noi lavoriamo per ricucire le distanze oppure queste distanze diventeranno sempre più ampie e l’esodo di massa di cui parlavamo prima diventeranno una desertificazione del sud Italia. C’è un pericolo enorme riguardante il residuo fiscale”.