A Radio Cusano Giuseppina Picconeri, ginecologa, coordinatrice SIRU Lazio, spiega quali e quante sono le tecniche di diagnosi prenatale. «Oggi disponiamo di diverse tecniche di diagnosi prenatale che possiamo dividere in due categorie: invasive e non invasive. Sono definite invasive, anche se attualmente i rischi sono davvero bassissimi quando l’esame è eseguito da mani esperte, la villocentesi e l’amniocentesi. L’esame dei villi coriali viene effettuato tra l’11ª e la 13ª settimana di gestazione, mentre l’amniocentesi può essere eseguita sia in epoca di gestazione “precoce”, tra la 16° e la 18° settimana, che ne evidenzia le variazioni a livello cromosomico o genetico o in fase più “tardiva”, dopo la 25° settimana. Tra le metodologie di diagnosi prenatale non invasive – aggiunge la ginecologa – c’è il test prenatale effettuato tramite prelievo ematico che analizza il DNA fetale libero (cfDNA) circolante nel sangue materno».
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