Cacciari Schlein e la sindrome da ztl. Le ztl, ovvero le zone a traffico limitato imposta da alcune amministrazioni comunali, per preservare dal traffico i centri storici delle grandi città, sono divenute un paradigma politico grazie al Partito Democratico, reo di aver intercettato elettoralmente solo la borghesia delle zone centrali dei grandi centri urbani. Un tema che solleva nuovamente il filosofo Massimo Cacciari è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani su Radio Cusano Campus.
Cacciari Schlein e la sindrome da ztl
Non si può evidentemente negare la portata storica, senza eccedere ovviamente, dell’incarico conferito a Elly Schlein. Prima donna alla guida del Pd, ma soprattutto primo segretario cresciuto alla sinistra del Partito Democratico, iscritta da poche settimane al partito giusto il tempo per partecipare alle primarie. Ricordiamo, importante farlo nella crescita democratica del paese, che il Pd è l’unico partito italiano a scegliere il proprio leader attraverso una consultazione democratica e popolare. L’esito di quest’ultima ha sorpreso tutti compreso il filosofo Cacciari che in diretta radio ha affermato che “le incognite sono enormi -ha affermato Cacciari-. Sono rimasto molto sorpreso da questa affermazione che indica una volontà, poi vedremo da parte di chi, di un cambiamento netto rispetto al gruppo dirigente che ha retto il Pd finora. E’ certamente positivo che una persona giovane si affermi.”
Cacciari Schlein e la Meloni che le ha fatto da traino elettorale
Non solo per una questione di genere. L’effetto Meloni alla guida del paese, non può essere sottovalutato rispetto all’ascesa politica della Schlein. Cacciari a Radio Cusano Campus, non lo spiega solo attraverso la questione femminile, che effettivamente sarebbe riduttiva, ma anche da un punto di vista della sburocratizzazione del Pd: “E’ evidente che sul risultato abbia avuto l’affermazione precedente della Meloni. Il Pd non poteva a questo punto, dopo la novità straordinaria della Meloni, continuare con il funzionario, perché tale è Bonaccini. Poi c’è da vedere bene l’articolazione del voto.”
La Schlein e gli operai
Una giovane donna di sinistra, guida ora il Partito Democratico. Questo sembrerebbe già decisivo per una determinazione della nuova identità del pd, ma il filosofo veneziano non evita di esprimere le sue perplessità rispetto a una radiografia del voto che ha ribaltato ogni pronostico. I dubbi per Cacciari risiedono proprio su chi ha consegnato la vittoria alla Schlein: “Non c’è dubbio alcuno che il voto indica l’affermazione della Schlein soprattutto in alcuni ambiti della popolazione, non sono certo stati gli operai a votare la Schlein, i voti li ha presi nelle grandi città. Oltre al fatto che bisogna dire che dal punto di vista del voto non c’è novità, perché sono andati a votare esattamente quelli che di solito vanno a votare il Pd. Si tratta di un partito che ha un minimo di radicamento sociale che non è propriamente un’area di sinistra. Ultima questione, bisognerà vedere se la Schlein riuscirà a dirigere questo partito, sarà molto complicato, perché al di là delle dichiarazioni scontate di Bonaccini si tratta di ricucire una spaccatura netta all’interno del Pd, anche nel suo gruppo dirigente. La cosa paradossale è che sia diventata segretaria una persona che si è iscritta al partito qualche mese fa, Renzi era qualcosa di analogo, ma non così clamoroso. La Meloni fa politica attiva da una vita ed era leader del suo partito da anni. La Schlein come dirigente di partito ha fatto questa battaglia e basta, deve dimostrare ancora tutto”.
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