Mirella Serlorenzi, responsabile dello scavo archeologico di fronte alle Terme di Caracalla, nonché direttore dell’importante sito archeologico, racconta ai microfoni della trasmissione Società Anno Zero, condotta da Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus l’incredibile scavo realizzato per cercare il tracciato del primo chilometro della Via Appia, la Regina Viarum. Tra le difficoltà di uno scavo così profondo una falda acquifera a 6 mt di profondità, praticamente un fiume che ha impedito di arrivare al livello di calpestio, 8 mt circa.
Appia Regina Viarum
Lo scavo Appia Regina Viarum è un progetto di archeologia pubblica della Soprintendenza Speciale di Roma, che di fronte alle Terme di Caracalla ha portato alla luce edifici, strutture e reperti, con importanti scoperte a partire dal II secolo fino all’età moderna sulla topografia e l’evoluzione di questa area, legata alla storia di Roma dalle sue origini. “Lo scavo di ricerca, finalizzato non solo a trovare importanti resti e reperti – spiega Daniela Porro Soprintendente Speciale di Roma –. Lo scopo, coordinato con la candidatura dell’Appia come patrimonio dell’umanità, è acquisire più informazioni
possibile sull’area dove sorgeva una delle strade più importanti dell’antica Roma in un programma di interventi e iniziative per valorizzare le Terme di Caracalla e il loro contesto.”
La grande difficoltà dello scavo è stata la massiccia risalita d’acqua, che impedisce di arrivare a 8 metri di profondità dove dovrebbe trovarsi il basolato antico. Ma il ritrovamento di una strada del X secolo in battuto indica la presenza in epoca medioevale di una importante
percorrenza che, probabilmente, ricalcava l’Appia e spinge a continuare le indagini.
«Le strutture più antiche – spiega Mirella Serlorenzi direttore scientifico dell’indagine –. risalgono all’età adrianea, arrivano a quella severiana, e distano dalle tabernæ davanti alle Terme circa 30 metri che corrisponderebbero a 100 piedi romani, ovvero la larghezza della via Nova severiana come riportata dalla Forma Urbis. La stratigrafia ha soprattutto restituito le continue trasformazioni di strutture di età imperiale, con la sovrapposizione nel tempo di attività produttive o abitative. La quantità di informazioni e di materiali rinvenuti, come la moneta quadrata papale, l’anello con monogramma, un’incisione benaugurante trovata sotto a una colonna, fornisce un quadro di un’area viva e frequentata fino all’alto medioevo, periodo di cui a Roma si hanno scarse testimonianze. Emerge così la trasformazione dell’Urbs imperiale nella Roma cristiana medioevale decisiva nella storia della città».