Le dichiarazioni di guerra sono state consegnate ai rispettivi ambasciatori. Lo schieramento messo in campo dal Governo Meloni è pronto ad avanzare per compiere una mattanza. Ora non ci sarà più scampo per i crudeli animali selvatici. Il gong è scoccato e la profezia dell’emendamento caccia selvaggia, inserito nella legge di Bilancio, è realtà dal 1 luglio. Il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica determinerà l’uccisione indiscriminata di tutti gli animali, in tutti i luoghi. Comprese le città.

Nessuno delle opposizioni ha mosso un dito. Certo il decreto firmato dal ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, e quello dell’Agricoltura, Lollobrigida, si focalizza soprattutto sulla caccia ai cinghiali, che ormai stanno infestando l’Italia e diffondendo – soprattutto negli allevamenti – tra i suini.

Ma nel mirino finiscono anche volpi, ghiri, cerbiatti, daini e chi più ne ha, più ne metta. Compresi gli ibridi (vale a dire gli incroci tra lupo e cane) e le specie esotiche. Le linee guida indicate dal Piano quinquennale sono delle cornici – molto ampie – entro cui si possono muovere le Regioni.

Le Regioni dovranno adeguarsi al Piano quinquennale

Le Regioni sceglieranno il quando, il come e il chi. Generalmente l’esercizio venatoria inizia la terza domenica di settembre e finisce il 30 gennaio. Ma nessuno vieta che nel resto dell’anno valga il Piano. Beh, nessuno obbliga le Regioni ad compiere delle stragi, come nessuno può escludere che gli enti non ricevano pressioni da agricoltori e cacciatori. O chissà, dal Governo. Lo stesso ministro Lollobrigida viene da una famiglia di cacciatori e dichiara, con orgoglio, di esserlo lui stesso.

Gli animalisti protestano, la Lav accusa che si sta svolgendo “il più grande attacco mai visto alla fauna selvatica“. Come incalza Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici, a Tag24.

“Ora è tutto in mano alle regioni – aggiunge – che adeguandosi a questo piano quinquennale emetteranno i loro piani regionali per l’abbattimento di qualsiasi specie, durante tutto l’anno in qualsiasi contesto, compreso gli ambiti cittadini. Oltre tutto con qualsiasi arma”.

Il Piano prevede, infatti, l’utilizzo di armi ad aria compressa, armi con il silenziatore e visori notturni. E addirittura gli archi.

In particolare è da segnalare l’utilizzo di armi ad aria compressa, particolarmente silenziosi, l’utilizzo di intensificatori di luci per andare in caccia notturna (i cosiddetti visori notturni), e l’utilizzo dei silenziatori. “Cosa gravissima perché incrementano ulteriormente i rischi legati in maniera enorme per i cittadini, in maniera esponenziale non sentire il colpo di fucile impedisce alle persone di sapere che in una certa zona qualcuno sta sparando”, dice ancora il responsabile Lav.

Vitturi passa a rassegna tutti gli animali che cadranno vittima dei cacciatori: “Si danno nel dettaglio istruzioni sui cinghiali. Però poi comprende qualsiasi altro animale. Parla di animali esotici, ma anche di volpi, ghiri. E nell’ultimo capitolo scrive ‘altre speci’. Ma chi potrà uccidere gli animali? Non solo i cacciatori, potranno partecipare alla ‘festa’ anche “società private, ditte specializzate o operatori professionali, cooperative e singoli professionisti“. Insomma, chiunque possegga il tesserino da cacciatore. E per diventarlo, spiega Vitturi, basta fare “un corso di 4 ore”.

Il controllore è il controllato

Certo, direte voi, ci saranno forti controlli approfonditi per evitare che non si cada nello sperpero. “I controlli sono inestitnti”, prosegue. Gli organi di controllo sono “i forestali che non esistono più. Sono stati inglobati nei Carabinieri, ma ora fanno altre mille compiti. Le polizie provinciale sono state ammazzate dalla legge Delrio. O sono ridotte al lumicino oppure sono scomparse. La vigilanza resta in mano alle guardie volontarie delle associazioni venatorie”. Insomma, cacciatori che controllano altri cacciatori.

Tutte le vittime potranno, certamente, essere consumate. Il piano prevede la creazioni di una filiera della carne. Ma la Lav su questo punto è molto scettica. Al cacciatore conviene più vendere da sé i prodotti, piuttosto che impelagarsi in vendite complicate.

“Questa filiera ovviamente frutta molto meno al cacciatore del mercato nero, particolarmente fiorente“, accusa Vitturi. “La carne di cinghiale negli agriturismi, trattorie e ristoranti arriva dall’attività venatoria che poi viene venduta in nero. Il cacciatore guadagna più del doppio dalla carne venduta in nero rispetto a quella venduta in ‘bianco’, attraverso la filiera della selvaggina”.

Un panorama idilliaco per qualcuno, meno per altri. Si spera solo che le Regioni limitino il loro piani regionali per contenere la fauna selvatica. La Lav intanto sta studiando un piano per agire in maniera legale a livello nazionale ed europeo: “Sicuramente è un bel favore per i cacciatori. Noi faremo tutto il possibile per bloccare questo piano di sterminio. Risponderemo punto su punto, sia sul piano quinquennale, sia dai piani redatti dalle singole regioni, riferendoci al Tar ma anche presso la commissione europea per i rischi di violare la direttiva Habitat e quella uccelli”.