Papa Francesco ha condiviso alcune riflessioni i occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, parlando di stupro come arma di guerra, una pratica – purtroppo – sempre maggiormente diffusa. Le parole del Pontefice sono state affidate a due Tweet, attraverso i quali Francesco ha scandito il rifiuto non solo alla guerra, anche anche agli episodi tremendi di abuso sessuale che spesso le fanno da contorno.

Così risuona, forte e chiaro, il monito del Pontefice:

La violenza sessuale utilizzata come arma di guerra è purtroppo una realtà diffusa. Bisogna denunciare questo crimine vergognoso e non stancarsi mai di dire no alla guerra, no alla violenza.

Poi, nel secondo post, si rivolge direttamente a chi ha subito tali violenze, quello che lui definisce «un crimine vergonoso», sulla sua pelle. Il Santo Padre ha ripreso le parole del Profeta Isaia, «Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e ti amo», alle quali ha aggiunto:

Mentre i violenti vi trattano come oggetti, il Signore vede la vostra dignità.

Papa Francesco sullo stupro come arma di guerra: “È pratica diffusa“

«È una realtà diffusa»: così nel suo Tweet Papa Francesco descrive lo stupro come arma di guerra. E, dati alla mano, ci accorgiamo nostro malgrado di quanto abbia ragione: donne e bambini sono le prime vittime di questa pratica inumana, che violenta alla dignità della vittima.

Il fenomeno, però, è spesso trascurato. Per questo motivo, tre mesi fa, si è tenuta una conferenza internazionale sul tema fortemente voluto dall’Ambasciata britannica presso La Santa Sede e dall’Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche per sensibilizzare sulla gravità di questa realtà che così spesso cade in secondo piano ma che al contempo rappresenta una delle piaghe più terribili che la guerra porta con sé.

Durante la conferenza era stato sottolineato anche il ruolo dei religiosi missionari, grazie ai quali le vittime di tale violenza inaudita possono trovare spazio per denunciare, raccontare la loro storia ed essere ascoltate. Solo così sarebbe infatti possibile un percorso di guarigione dal trauma inflitto dallo stupro.

Lo stupro come forma di tortura

Alcuni passi avanti si sono fatti, negli ultimi anni, nella lotta contro l’arma discriminatoria dello stupro. Il diritto internazionale ha infatti da poco riconosciuto il diritto delle vittime ad ottenere un risarcimento dopo aver subito una violenza sessuale. Inoltre, il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha sostenuto che lo stupro sia da considerarsi a tutti gli effetti come una forma di tortura.

Non solo. Lo stupro in guerra è ormai identificato dal diritto internazionale come uno strumento di discriminazioni, in quanto si perpetra contro le donne della popolazione nemica con il preciso intento di umiliarle. Lo stupro etnico, spesso perpetrato durante i conflitti, va dunque riconosciuto – e troppo spesso ancora ciò non avviene – come uno strumento integrante della guerra, e non solo come un suo effetto collaterale.

In giornata, il Papa aveva parlato anche su temi inerenti al Giubileo dei prossimi anni, dichiarando che l’evento è occasione per rifondare clima di fiducia e speranza.