Sarebbero almeno quattro, per ora, le vittime accertate di un attentato a Mogadiscio, dove alcuni militanti del gruppo terroristico Al-Shabaab avrebbero assediato l’hotel Villa Rosa, trattenendo in ostaggio diverse persone. Secondo quanto riportato da un funzionario dell’agenzia di sicurezza locale, le forze governative sarebbe al lavoro per porre fine all’assedio, iniziato nel tardo pomeriggio di domenica. Tra i feriti ci sarebbe anche il viceministro della Difesa Abdifatah Kasim.

Attentato a Mogadiscio: il bilancio è di quattro morti

Secondo un funzionario dell’agenzia di sicurezza locale, Mohamed Dahir, le vittime dell’assedio di un hotel della capitale somala Mogadiscio da parte dei militanti del gruppo terroristico Al-Shabaab sarebbero almeno quattro. “I terroristi armati sono intrappolati in una stanza dell’edificio e le forze di sicurezza stanno per porre fine all’assedio rapidamente – ha fatto sapere l’uomo -, finora abbiamo confermato la morte di quattro persone”. I terroristi islamici avrebbero attaccato l’hotel Villa Rosa, situato a poca distanza dal palazzo presidenziale e in genere frequentato da ministri, funzionari governativi e parlamentari nel tardo pomeriggio di domenica, trattenendo diverse persone, mentre altre sono state liberate. Lo ha confermato il portavoce della polizia Ahmed Doodishe in un comunicato: “Le forze di sicurezza stanno lavorando per mettere fine all’attacco di Al-Shabaab. Diverse persone sono state portate in salvo”, ha detto. Per i media locali, tra le persone rimaste ferite in seguito all’attacco ci sarebbe anche il viceministro della Difesa Abdifatah Kasim. Intanto, sempre secondo i media, nella zona continuerebbero a sentirsi esplosioni e colpi d’arma da fuoco.

Meno di un mese fa, il 30 ottobre, nella capitale Somala oltre 100 persone erano morte e 300 erano rimaste ferite in seguito a un doppio attentato causato dall’esplosione di due autobombe a pochi passi dal ministero dell’Istruzione somalo, dove nell’ottobre 2017 è avvenuto il più grande attacco dinamitardo finora registrato nel Paese, che uccise più di 500 persone. A renderlo noto era stato il presidente Hassan Sheikh Mohamud, probabilmente l’obiettivo dell’attacco, insieme al primo ministro Hamza Abdi Barre e i leader dei cinque Stati federali somali, che si stavano incontrando al Jazeera Palace Hotel, ad appena un chilometro e mezzo di distanza dal luogo dell’attacco, proprio per parlare della minaccia jihadista. Anche in quell’occasione il mandante dell’attentato era stato il gruppo terroristico jihadista Al-Shabaab, sorto intorno al 2006 e affiliato alla rete di Al-Qaeda dal 2012, attivo nel Paese con l’obiettivo di rovesciare il fragile governo somalo per installare con la forza uno Stato islamico in stile wahabita, cioè ultra-conservatore. 

La somalia è già alle prese con il rischio di una nuova carestia alimentare

Il Paese africano colpito dall’attentato sta già fronteggiando una grave crisi alimentare che, secondo le Nazioni Unite, potrebbe risultare la peggiore carestia degli ultimi cinquant’anni. Già a fine settembre, la Fao aveva avvisato che quasi sette milioni di somali non avrebbero avuto cibo a sufficienza negli ultimi mesi dell’anno. Da allora la situazione non ha fatto che peggiorare, a causa della guerra (sia quella civile che quella in Ucraina), con il conseguente aumento dei prezzi degli alimenti, ma anche come conseguenza della siccità che ha colpito il Paese – la peggiore degli ultimi quarant’anni secondo gli esperti – che ha compromesso o interamente distrutto i raccolti. Non è la prima volta che succede: nel 2010-12, tra un minimo di 50-100mila persone e un massimo di 250mila morirono di fame; prima, all’epoca della carestia del 1991-92, le vittime potrebbero essere state attorno alle 300mila. Drammi che hanno costretto milioni di somali a cercare salvezza al di fuori del loro Paese, spesso nei campi profughi allestiti in Kenya ed Etiopia, da dove, in molti casi, viste le difficili condizioni della Somalia, non hanno mai fatto ritorno.