Sono passati solo 10 anni da quando il presidente cinese Xi Jinping presentò al mondo dalla capitale kazaka Astana, la volontà di costruire una nuova via economica una “cintura economica lungo la Via della Seta”, vediamo cos’è questo progetto.

La nuova “via della seta” cos’è il progetto cinese

Un progetto che avrebbe l’intenzione di unire in un unico grande mercato il continente euroasiatico, un percorso commerciale fatto di trasporti inter modulari in grado di far penetrare tutto la potenza commerciale cinese dall’Oceano Pacifico verso il Mediterraneo e su per il Mar Baltico.

Il grande progetto egemonico, secondo fonti del partito cinese, dovrebbe coinvolgere quasi 3 miliardi di persone rappresentando il più grande mercato del mondo con un potenziale immenso.

Un’estensione del dragone che ha preoccupato fin da subito l’altro unico gigante economico mondiale, quegli Stati Uniti che hanno sostanzialmente vietato agli alleati di entrare in accordo con i cinesi.

Belt and road initiative, la nuova via cinese del mondo

In Italia la chiamiamo ‘via della seta’ in ricordo dei mercanti dell’età moderna che da oriente portavano tessuti pregiati verso l’Europa. Ora nel mondo globale il nome è “Belt and road initiative“.

Il piano cinese è ambizioso e si pone come obiettivo dichiarato lo sviluppo di nuove rotte commerciali e il dominio commerciale su alcune aree da tempo contese del centro del continente.

Un disegno di dominio politico e commerciale che intende rivalutare le antiche rotte commerciali della Via della Seta, dando vita ad una nuova rete di ferrovie, porti, oleodotti, reti elettriche e autostrade per trasportare merci tra Oriente e Occidente.

Secondo i primi viaggi in treno che già si stanno effettuando tra la Cina e l’Europa, un convoglio ferroviario impiega tra i 18 e i 20 giorni per tratta, ad oggi lo stesso percorso in nave ne impiega il doppio, 40 giorni minimo tra un porto cinese e uno europeo.

Una nave container trasporta molti più teu di un treno ma i tempi dimezzati possono significare una vera svolta per i mercati europei. Questa iniziativa non è solo legata ai numeri della logistica globale, e va oltre le infrastrutture che i cinesi stanno cercando di costruire non solo lungo l’asse euroasiatico.

Questo è un progetto che si pone come obiettivo l’egemonia cinese in un mercato globale riequilibrato parallelamente alle decisioni americane. La Cina con la sua visione lungimirante sta investendo tutta la sua crescita nell’allargamento della sua indipendenza commerciale e di approvvigionamento di materie prime.

La nuova “via della Seta” è parte di questa visione, è un asse nuovo, allargato e interdipendente, un modo di penetrare quello che agli occhi del mondo resta il mercato più appetibile: il mercato unico europeo.

Italia primo e unico paese G7 a firmare

Accrescere il potere economico e politico è quindi il vero obiettivo delle nuove infrastrutture cinesi, creare le condizioni opportune per costruire un’economia tecnologicamente avanzata e dominante.

Nel marzo 2019 proprio l’Italia aveva aperto i primi spiragli dell’occidente. Quando era in carica il primo governo Conte, il presidente cinese Xi Jinping in visita di Stato in Italia, era riuscito a strappare una firma per un “memorandum d’intesa” (memorandum of understanding, MoU) tra i due Paesi.

Questa firma però ad oggi ha posto l’Italia in una posizione ambigua rispetto ai suoi alleati naturali e così la premier Meloni preoccupata di collocarsi più possibile vicina agli americani sta pensando di non rinnovare il memorandum con i cinesi.

Le intenzioni italiane erano già state percepite dai cinesi mesi addietro proprio con l’insediamento del nuovo governo italiano. Perso quindi l’unico appiglio all’Europa e al G7, l’Italia è l’unico dei sette che aveva firmato, i cinesi hanno deciso di cambiare rotta.

Xi Jinping ha rilanciato in maggio una nuova strategia che riparte dal centro dell’Asia annunciando un piano programmatico in tandem con le cinque ex repubbliche sovietiche.