Marco Rizzo, storico fondatore del Partito Comunista – di cui oggi è presidente onorario – e leader di Democrazia Sovrana e Popolare ha annunciato la sua candidatura alla presidenza della Provincia di Trento. L’occasione costituisce il punto di partenza di un progetto di respiro nazionale che si pone, come obiettivo fondamentale, il sostegno alla campagna referendaria «Ripudia la guerra» contro l’invio delle armi all’Ucraina. Il progetto di Democrazia Sovrana e Popolare mira inoltre a offrire agli elettori un’alternativa rispetto alle attuali sinistra e destra considerate come «due facce della stessa medaglia».

Marco Rizzo: “Dalla provincia di Trento parte il progetto nazionale di Democrazia Sovrana e Popolare per riaffermare la sovranità italiana”

Marco Rizzo sarà il candidato alla presidenza della provincia di Trento per la coalizione Democrazia Sovrana e Popolare (DSP). La costruzione della lista unica «alternativa alle due coalizioni maggiori» ha lo scopo di offrire nuove risposte a quegli elettori che, non rappresentati dalle attuali forze di destra e sinistra, chiedono diverse iniziative in tema di «lavoro, settore pubblico, dignità e salute pubblica», oltre che una programmazione economica che sappia coniugare sviluppo e ambiente.

La redazione di TAG24 ha così raggiunto Marco Rizzo che, in questa intervista esclusiva, ha spiegato le ragioni della sua candidatura e i punti fondamentali del programma di Democrazia Sovrana e Popolare.

Rizzo, perché la scelta di far partire il progetto nazionale di DSP proprio dalla provincia di Trento?

“Perché non ci può essere autonomia senza sovranità. Sarebbe come voler nuotare in una piscina svuotata dall’acqua. Se il nostro Paese non ha sovranità non si può parlare di autonomia in una provincia o in una regione. Per questo partiamo da una delle cinque regioni a statuto speciale riconosciute dalla Costituzione. La mancanza di sovranità si vede sul tema della guerra, della pace, dell’economia. Si vede nelle imposizioni che vengono fatte quotidianamente dall’Unione Europea: cappotto termico, automobili, Ztl.. fino all’ultima direttiva sulla pesca che impone l’allargamento delle reti. E penso anche all’orso..”

Come gestirebbe la questione degli orsi in Trentino da presidente della provincia?

“Come sempre in Italia si guardano le cose laterali e non in quelle sostanziali. Nessuno va a vedere chi ha voluto questo progetto profondamente sbagliato, ovvero l’Unione Europea. La colpa di quanto accaduto ad aprile, con la morte del runner Andrea Papi, non è né della vittima né dell’orso, ma di chi ha voluto questo progetto senza considerarne gli effetti.

Per me i 120 orsi in eccesso devono essere ricollocati in Europa, coinvolgendo anche i Paesi dell’Est e del Baltico che sono entrati nell’Unione dopo la partenza di questo progetto di ripopolamento. Dieci orsi a testa e abbiamo risolto. Se mi chiede cosa accadrebbe in caso di rifiuto, la risposta è semplice. Scatterebbe una ritorsione, magari non facendo quei cappotti per le case voluti dalla Ue, che di certo non aiutano l’economia italiana”.

Ricollocazione degli orsi e ricollocazione dei migranti?

“Sulla questione migranti siamo di fronte un disastro totale, sia per quanto riguarda i precedenti Governi sia per quello attuale. La Meloni non parla più di blocco navale, e ci credo: arrivano 15mila migranti al giorno. Un tema complesso come quello delle migrazioni si risolve solo cambiando gli addendi dei rapporti economici tra Occidente e Paesi del Terzo mondo. Se non si fa questo continueranno ad arrivare a milioni”

La presidente del Consiglio Meloni afferma di voler lavorare sulla cosiddetta «dimensione esterna».

“Sono parole. Il sovranismo della Meloni è un sovranismo di cartone. Fino ad oggi, infatti, ha fatto tutto il contrario di quello che aveva detto. Basti pensare al Mes: ha spostato la ratifica, che dunque ci sarà, di quattro mesi. Eppure a dicembre dell’anno scorso, già da presidente del Consiglio, aveva «firmato con il sangue» la promessa che l’Italia non lo avrebbe ratificato mai. Come si fa a disattendere le promesse in questo modo? Si prendono i voti sulla base di un progetto. Se questo non viene realizzato, allora si deve tornare a chiedere il voto al popolo”.

DSP ha lanciato la campagna referendaria «Ripudia la guerra». Sul tema dell’invio delle armi all’Ucraina c’è convergenza con il Movimento 5 Stelle?

“I Cinque Stelle e la Meloni dicono una cosa e poi ne fanno puntualmente un’altra. Il Movimento, fino a quando è stato al Governo, ha sempre votato a favore dell’invio delle armi. Ora dall’opposizione dice altro. Sulla questione del referendum ci hanno appoggiati, ma a parole. Nessuno ha mosso un dito. Siamo stati noi, con i nostri militanti di Democrazia Sovrana Popolare e con quelli delle associazioni di pace a raccogliere le firme. Giuseppe Conte, dunque, non pervenuto”.

Come giudica la convergenza delle forze di opposizione parlamentare sulla proposta di salario minimo?

“Giusto oggi, sui miei canali social, ho riportato la testimonianza di un addetto alla vigilanza, il cui contratto è di 5.67 euro lordi all’ora. Ebbene questa categoria ha avuto un aumento di pochi centesimi. Una roba da fame. Il motivo per cui in Italia non si fa una legge sul salario minimo sono i sindacati concertativi. Cgil, Cisl e Uil non vogliono questa legge che farebbe perdere loro l’elemento di concertazione con il Governo e le parti sociali. Questo è il vero motivo. La proposta di DSP è molto semplice: 12 euro all’ora netti, punto”.

Crede che l’Italia sia un Paese “corporativo”?

“Le corporazioni sono qualcosa di diverso. Più che altro in Italia ci sono gruppi di potere che perpetrano se stessi. Il sindacato concertativo serve ai sindacalisti, non ai lavoratori. La politica serve ai politici, non al popolo. Oggi economia, socialità e politica sono tutti sotto il controllo della grande finanza. Sono rimasto atterrito dal modo in cui il ministro degli Esteri Tajani ha ricevuto Elon Musk, che non è certamente il Papa, ma un uomo addirittura più potente degli Stati”.

In occasione dell’incontro con Musk, in molti hanno criticato l’atteggiamento del Governo che, mentre dichiara la maternità surrogata “reato universale”, accoglie una persona che vi ha fatto ricorso per diventare genitore. Cosa ne pensa?

“Io su questo sono molto netto. I desideri non sono diritti. Il desiderio di avere un figlio è una cosa legittima e bella ma non può scavalcare il diritto della madre di stare con suo figlio e il diritto del figlio di vivere con sua madre. Qui parliamo di soldi che vengono dati per l’acquisto di bambini, scegliendo dai cataloghi gli ovociti delle madri. Siamo di fronte a un problema classista e razzista.

Io sono totalmente contrario all’utero in affitto e a questa distruzione dei diritti dei bambini e delle donne povere. Poi chiaro che esiste un doppio standard, ma il problema di fondo non è se sei etero o omosessuale. Il vero punto, come sempre, è se sei ricco o povero”.

Cosa potrà fare di diverso per la provincia di Trento?

“Potrò, tra le altre cose, fare molto per la guerra. Il presidente della Provincia può non consentire che gli armamenti diretti all’estero transitino sulle strade e sulle ferrovie di sua competenza. E questo è già molto”.