Ape sociale e pensione di reversibilità: sono compatibili? La pensione Ape sociale consente di anticipare l’uscita a 63 anni e 5 mesi di età. Non essendo un trattamento pensionistico ordinario, presenta diversi limiti, tra cui la mancanza di reversibilità per i superstiti. Tuttavia, è importante notare che questo vincolo è strettamente legato all’età. Vediamo insieme le principali caratteristiche della pensione Ape sociale e, in particolare, quando il vincolo della reversibilità decade.

Ape sociale e pensione di reversibilità: sono compatibili?

L’INPS procede al rilascio della pensione ai superstiti quando si verifica l’evento del decesso del pensionato o del lavoratore assicurato. Pertanto, la pensione di reversibilità viene concessa al coniuge superstite o ad altri familiari ammessi al beneficio entro specifici limiti reddituali. Tuttavia, la situazione diventa più complessa se il pensionato percepisce l’indennità Ape sociale.

Infatti, la normativa stabilisce la non reversibilità della misura, quindi l’incapacità di trasferire una quota della rendita a favore dei familiari superstiti. Nello stesso tempo, la legge prevede una sorta di eccezione per coloro che superano una determinata soglia anagrafica. Vediamo come funziona questa eccezione.

Come funziona lo scivolo pensionistico?

Lo scivolo pensionistico Ape sociale è un’indennità erogata dallo Stato, destinata a persone che soddisfano determinati requisiti previsti dalla legge. Possono accedere a questo beneficio coloro che hanno compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età e possiedono 30 o 36 anni di anzianità contributiva, a condizione che non siano già beneficiari di un trattamento economico previdenziale in Italia o all’estero.

L’INPS eroga l’Ape sociale previa presentazione di una specifica domanda e dopo aver verificato i requisiti necessari per l’accesso, che sono fondamentali per i lavoratori disoccupati, i caregiver, gli invalidi e i lavoratori gravosi. Questo beneficio viene erogato fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ossia fino al momento in cui vengono soddisfatti i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, alla pensione anticipata ordinaria o a un altro trattamento pensionistico ordinario.

Il legislatore ha stabilito che l’importo dell’indennità corrisposta mensilmente sarà calcolato al momento dell’accesso al beneficio, fino a un massimo di 1.500 euro al mese, per un totale di 12 mensilità all’anno. È importante notare che l’Ape sociale non è soggetto a rivalutazione e non viene integrato con la pensione sociale. Inoltre, il pagamento mensile cessa in caso di decesso del beneficiario e non è reversibile ai superstiti.

Dall’Ape sociale alla pensione: più vantaggi compresa la reversibilità

 Come accennato, il trattamento Ape sociale è soggetto a diversi limiti in quanto rientra tra le indennità fornite e garantite dallo Stato italiano. Il principale vantaggio di questo trattamento è la possibilità di ricevere un’indennità garantita. Tuttavia, è importante considerare che non viene corrisposta la tredicesima mensilità, né viene rivalutato il trattamento nel tempo. Inoltre, non è consentita l’integrazione al minimo. Un altro punto da tenere presente è la non reversibilità del trattamento, che potrebbe scoraggiare alcuni individui dall’aderire all’incentivo.

È importante notare che questa condizione è limitata nel tempo, così come le altre restrizioni stabilite dalla normativa. Attualmente, l’INPS corrisponde l’anticipo pensionistico Ape sociale fino al raggiungimento dell’età pensionabile, fissata a 67 anni. Pertanto, l’indennità viene erogata fino al compimento dei 67 anni del richiedente. Successivamente, il trattamento viene convertito in pensione di vecchiaia, poiché per questo tipo di prestazione sono necessari 20 anni di contributi e l’età di 67 anni. Per la pensione anticipata ordinaria, sono richiesti 41 o 42 anni e 10 mesi di contributi.

Alla luce di queste considerazioni, è evidente che un lavoratore che inizia a percepire l’Ape sociale a 63 anni e 5 mesi con un accumulo contributivo di 30 o 36 anni, si troverà ad avere più della soglia contributiva richiesta per accedere al trattamento al compimento dei 67 anni. Tuttavia, soddisfare i requisiti per la pensione anticipata ordinaria potrebbe essere più difficile, poiché durante il periodo di percezione dell’indennità non viene accumulata la contribuzione figurativa.

In conclusione, al compimento dei 67 anni di età, cessa l’Ape sociale e al lavoratore spetta la pensione di vecchiaia con tutti i relativi diritti, compresa la reversibilità del trattamento.