Lucia Di Gangi e Giuseppe Antoci, due vite che si sfiorano e si intrecciano come nelle favole.

Lucia è una giovane donna. Nella sua semplicità e umanità, sa disarmare chi la conosce e chi ha avuto modo di conoscerla dopo il 25 febbraio 2019. Siciliana, determinata e con un sogno nel cassetto: la magistratura. Non mancano gli ostacoli, inevitabili in qualsiasi cammino, ma la vita è meravigliosa e ti riserva cose belle quando fai del bene. Per amore della propria famiglia, per stare vicino al suo papà, per non lasciare la sua terra natia… Lucia sceglie di studiare a distanza, sceglie l’Università Telematica Niccolò Cusano. E il 25 febbraio 2019, si laurea con 106 in Giurisprudenza presso il campus universitario della Cusano a Roma, presentando una tesi sul Protocollo Antoci ed il grande business delle agromafie.

E fin qui, potremmo pensare che è una storia come tutte le altre… ma Lucia ha carattere, grinta e talento. Persone come Lucia sono un valore aggiunto per la nostra società.

“Questa di Lucia non è solo una storia di formazione, è una storia di valori. Perché di fronte a un evento tragico, il valore di dire “voglio mettermi in gioco, fare la mia parte” è il segnale più importante che deve arrivare a chi guarda. Tutti possiamo fare la nostra parte. La lotta alla mafia si fa con il cuore più che con la testa.” – ha detto Giuseppe Antoci nella puntata del 9 aprile 2019, andata in onda su TV2000.

Giuseppe Antoci e l’attentato del 18 maggio 2016

Giuseppe Antoci, ex. Presidente Parco dei Nebrodi, aveva subito vari attentati di cui quello passato alla storia riporta data 18 maggio 2016. Salvo per miracolo, Giuseppe Antoci ha dichiarato alla conduttrice Lucia Ascione, durante la trasmissione “Bel tempo si spera” su TV2000:

“La vera lotta alle mafie è con le pratiche. Lo Stato non si deve servire, ma onorare con i fatti.”

Ed è da questo attentato che Lucia sente il bisogno di raccontare il “Protocollo Antoci”, la legge che fa chiarezza nell’affitto dei terreni abbandonati che fanno gola alla mafia.

Un racconto che non è semplice narrazione dei fatti e della normativa di riferimento, ma un messaggio di speranza e di umanità che è stato premiato il 25 febbraio 2019. Durante la seduta di Laurea di Lucia Di Gangi, all’Unicusano si è presentato il Dott. Antoci. Una sorpresa inaspettata che Lucia ha raccontato a TV2000 così:

“Un’emozione indescrivibile, mi sono voltata, l’ho visto e sono corsa da lui ad abbracciarlo. Penso che quell’abbraccio parli da sé!”

Per conoscere meglio questa bellissima storia, abbiamo intervistato Lucia Di Gangi, laureata all’Università Niccolò Cusano.

Intervista a Lucia Di Gangi, laureata in Giurisprudenza alla Unicusano

Hai scelto Unicusano … perché?

La vita mi ha messo a dura prova a causa di un problema familiare molto delicato, volevo continuare a studiare giurisprudenza senza dover rinunciare a seguire la mia famiglia che aveva bisogno di me, così ho deciso di iscrivermi presso un’università telematica. Non nascondo che la scelta non è stata per niente semplice, ma l’Unicusano rispetto ad altre università telematiche offriva qualcosa di diverso ed innovativo: la possibilità di poter seguire le lezioni anche in presenza. Non mi sono mai pentita di questa scelta e se tornassi indietro la risceglierei per l’immensa professionalità dei docenti, l’enorme sostegno che offrono i tutor e per la preparazione e le conoscenze che ho acquisito in questi anni.

Come e dove nasce l’idea di scrivere una tesi sul Protocollo Antoci?

Avevo visto in televisione un servizio che raccontava il vile attentato mafioso che ha subìto il Presidente del Parco dei Nebrodi il Dott. Giuseppe Antoci la notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 e dal quale è uscito illeso grazie alla prontezza degli uomini della sua scorta ed al tempestivo intervento del vice questore aggiunto Daniele Manganaro.

Il Parco dei Nebrodi è la più grande area protetta della Sicilia, 86 mila ettari che si estendono tra le province di Messina, Catania ed Enna. I comuni, titolari di centinaia di ettari di terreni per non lasciarli fermi, indicono dei bandi di gara per poterli dare in affitto. Ed è qui che la mafia truffa ed usa la violenza, perché costringe gli agricoltori onesti a non parteciparvi intimidendoli.

Il meccanismo che utilizzavano era molto semplice: per importi inferiori a 150 mila euro bastava un’autocertificazione (art. 83 d. lgs 159/2011) e dunque il mafioso autodichiarava di non esserlo e così poteva usufruire dei fondi europei mentre per importi superiori a 150 mila euro era obbligatoria la certificazione antimafia. Il presidente Antoci introduce un Protocollo di legalità, più comunemente conosciuto come “Protocollo Antoci” in cui rende obbligatoria la certificazione antimafia per importi inferiori a 150 mila euro. Il Protocollo, oggi, è legge nazionale in quanto è stato recepito nel nuovo codice dell’antimafia.

Il momento esatto in cui ho deciso di trattare questo argomento è stato quando ascoltando attentamente le parole del Dott. Antoci, in cui invitata ognuno di noi a fare il proprio dovere, contribuendo con la sua parte ad assumersi un pezzo di responsabilità, ho sentito dentro di me l’esigenza di voler contribuire anch’io, così ho deciso che volevo fare la mia parte.

Penso che “fare il proprio dovere” debba essere la normalità, perché non si può rimanere indifferenti dinnanzi ad un problema, perché “questa è una terra che non ha bisogno né di simboli e né di eroi, ha solo bisogno di normalità. Fare il proprio dovere deve essere normale.”

È doveroso da parte mia ringraziare il Dott. Antoci ed il Dott. Manganaro che il giorno della seduta di laurea (25 febbraio 2019) mi hanno fatto una sorpresa presentandosi durante la discussione. Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato quel giorno, custodirò questo ricordo nel mio cuore.

Come è stato accolto l’argomento della tesi dal tuo Relatore?

Ho scelto come relatore il professore Soricelli perché fin da subito ha accolto con molto entusiasmo il mio progetto. Ricordo che sono andata a parlargli in facoltà, esponendogli nel dettaglio l’impostazione che volevo dare alla mia tesi di laurea e le sue parole sono state: “Mi fido di te, perché so come studi e sono certo che farai un ottimo lavoro.” È stato un lavoro molto impegnativo e lungo, il professore Soricelli non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno ed il suo continuo incoraggiamento, è sempre stato molto disponibile a chiarire ogni dubbio o perplessità.

Qual è il messaggio o l’esempio che vorresti dare ai giovani d’oggi?

L’unica cosa che mi sento di dire è che nella vita non bisogna mai arrendersi, neanche quando dobbiamo prendere delle decisioni difficili. La vita va avanti velocemente e non ci aspetta. In questi anni ho imparato una cosa molto importante, un insegnamento che mi è stato dato dal Dott. Antoci, un concetto semplice ma dal significato profondo: il “noi progettuale”. Lo spiego subito: dobbiamo contribuire a rendere questa società un posto migliore e possiamo riuscirci soltanto rimanendo uniti, creando una squadra che riesca ad abbattere il muro dell’omertà e dell’indifferenza e questo lo dobbiamo a chi ha perso la vita nella lotta alla mafia, agli uomini ed alle donne che ogni giorno combattono la criminalità organizzata, a chi lotta per rendere questa terra un posto stupendo ma soprattutto  lo dobbiamo ai nostri genitori che fanno dei sacrifici immensi per vederci realizzati.

Quali sono le tue prospettive future?

Spero davvero con tutto il cuore di poter realizzare il sogno di diventare un magistrato.

Il tuo motto nella vita è …..

Mettere sempre il cuore in tutto quello che si fa… perché quando le cose si fanno con il cuore, si fanno sempre bene.

Ad maiora, Lucia!

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***

Lucia Di Gangi e Giuseppe Antoci –  Puntata del 9 aprile 2019 di TV2000