Il femminicidio di Vanessa Ballan, la 26enne di Riese Pio X, nel Trevigiano, incinta di tre mesi, poteva, forse, essere evitato. La vittima aveva già denunciato Bujar Fandaj, il 41enne di origini kosovare. Infatti, la vittima aveva denunciato l’uomo per stalking già ad ottobre, ma per la Procura non “era un caso urgente”. Eppure, un uso minaccioso dei social avrebbe già dovuto far insospettire sulle intenzioni e il modi di pensare di Bujar Fandaj. In esclusiva per TAG24, l’analisi psicologica della dott.ssa Alexia Di Filippo, psicologa e psicoterapeuta.

Bujar Fandaj, uso minaccioso dei social: il profilo che doveva insospettire

Si può capire molto di una persona semplicemente guardando il suo profilo social. Ciò che condividiamo, postiamo e guardiamo riassume in qualche modo il nostro carattere. È come mettere in vetrina il nostro pensiero, i nostri gusti e, più in generale, la nostra vita. Per questo, la dott.ssa Alexia Di Filippo, psicologa e psicoterapeuta, in esclusiva per TAG24 ha analizzato il profilo social di Bujar Fandaj.

In particolare, il 41enne kosovaro ha postato diversi video su TikTok con aforismi e frasi spiccatamente ambigue e minacciose. Questi erano tutti segnali che dovevano far insospettire, oltre alla denuncia, il procuratore. Il duplice omicidio di Vanessa Ballan e di suo figlio si poteva evitare?

L’analisi della psicologa e psicoterapeuta Alexia Di Filippo

I contenuti social di Bujar Fandaj, l’uomo accusato di aver ucciso con sette colpi di coltello la povera Vanessa Ballan, ventisei anni, incinta, dopo averla stalkerizzata per mesi, sono tipici del predatore affettivo relazionale che è per definizione un uomo abusante.

La letteratura ci indica che tra le tipologie di abusanti figurino: le personalità narcisistiche di tipo patologico e maligno, ma anche quelle antisociali e borderline che hanno dei punti di contatto con le prime due, quando non ne presentano anche dei tratti in comorbilità.

Questi individui amano molto i social per motivi intuibili: costituiscono una fonte di ammirazione per loro e, dunque, di nutrimento narcisistico di cui non possono fare a meno. Così, sfruttando la loro abilità comunicativa di tipo manipolativo si dedicano alla costruzione di un personaggio socialmente appetibile che gli attiri consenso, gli assicuri sempre nuove prede e gli fornisca una facciata per coprire una realtà personale molto diversa da quella recitata ad arte e data in pasto a chi li segue o comincia a frequentarli.

Bujar Fandaj: su TikTok il chiaro cambiamento repentino e sospetto dei contenuti

Come diceva Alexandre Dumas:

Ogni falsità è una maschera e per quanto la maschera sia ben fatta si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto

Quindi, si potrà percepire qualcosa di eccessivo, inautentico, contraddittorio nei contenuti che vengono condivisi. Soprattutto quando circostanze percepite come sfavorevoli da questi individui, li spingano a comunicare in modo apertamente minaccioso, provocatorio, lasciando trasparire, come nel caso di Bujar Fandaj, un crescendo che può essere anticipatorio della violenza.

Nell’analizzare il profilo TikTok di quest’uomo si nota nettamente il cambiamento dell’ultimo periodo. Stupisce la capacità di selezionare audio di altri associandoli alla propria o ad altre immagini suggestive, per veicolare messaggi specifici, indice di una intelligenza e capacità comunicativa purtroppo utilizzate a malo obiecto, elemento caratteristico dei predatori affettivo relazionali che ne rende l’offensività micidiale.

Per non parlare dell’uso di Instagram a scopo di depistaggio quando, il giorno dell’atroce delitto, il Fandaj decideva di pubblicarvi una vecchia foto per farsi credere in viaggio per Lubiana. Questo mostra quanto l’agire lucido e freddo dell’uomo prevedesse anche una gestione agile e spregiudicata dell’attività social.

Alexia Di Filippo: cosa si può trarre da questa terribile vicenda dal punto di vista dei social?

Occorre sempre fare attenzione. Bisogna verificare nella vita reale chi sia la persona che si intende frequentare. Specie se i profili social che presentano contenuti carichi di buonismo stucchevole appaiono autentici come monete di cioccolato. Un campanello d’allarme importante è l’alternarsi o l’apparire repentino di espressioni in netto contrasto con l’apollinea atmosfera generale che declinano in offese e minacce.

Evitare in partenza chi pubblica contenuti di odio, bullistici, discriminatori, di finto dossieraggio e apologia di reato, ma anche inneggianti l’uso della forza, delle armi, celebrativi di certa mascolinità tossica cui sottende una violenza che comincia dalle parole e prosegue con i fatti.

Sì, perché le parole sono importanti. Sigmund Freud diceva che: “Un tempo erano incantesimi e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo potere magico”. Un potere di creare realtà corrispondenti aggiungo io, per questo quelle più amorevoli e di grande vicinanza le voglio dedicare al piccolo figlio di Vanessa Ballan rimasto orfano a soli 4 anni e al marito che ha subito questa gravissima perdita, auspicandomi che si faccia qualcosa per non dover più assistere ad un’altra cronaca di un femminicidio annunciato.