Gli adolescenti inglesi dormono poco e finiscono in ospedale: sogno o son desta? Questa la fotografia scattata ai teenager del Regno Unito, già etichettati come generazione vampiri. Non sarà eccessivo come giudizio? Viste le abitudini serali diffuse, però, è tempo di monitorare il riposo notturno dei ragazzi, e ripensare le consuetudini serali. Meno tablet e tv, e più serenità, dunque. Caterina D’Ardia, neuropsichiatra infantile dell’Università Niccolò Cusano, ha voluto porre l’accento su quest’aspetto – criticando la situazione oltremanica – e parlando di “eccessiva medicalizzazione della questione”, durante la trasmissione #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus. 

“L’assenza di sonno in età evolutiva non è una cosa da sottovalutare. Quelli che chiamiamo i disturbi del sonno sono legati al sonno veglia, al sonnambulismo. Arrivare ad un ricovero mi pare eccessivo. Le conseguenze dipendono dalla fascia d’età, nei bambini piccoli il problema non è da sottovalutare: hanno bisogno di un certo numero di ore al giorno e anche di una buona qualità del sonno. Questo influenza il comportamento nelle ore diurne. I bambini che non dormono posso fare fatica a stare attenti in classe, e partecipare poco e male alle attività scolastiche, per arrivare alle forme più estreme dove si arriva ad una situazione di confusione tra reale e non reale. Si parla di igiene del sonno, ci sono delle regole che devono essere mantenute. I bambini non devono seguire i ritmi degli adulti. Si chiede ai bambini di essere svegli più tardi la sera, questo non va bene. E’ un ritmo degli adulti, non dei bambini. La tendenza, prima di arrivare all’ospedalizzazione è di analizzare i luoghi dell’addormentamento, agire su aspetti comportamentali e vedere come va. Si chiede ai genitori di tenere un vero e proprio diario del sonno, indicando a che ora i bambini vanno a dormire, quando si svegliano, se fanno riposi pomeridiani e quant’altro”, ha aggiunto la prof. subito dopo.

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