La condanna che ha colpito Lucy Shtein, cofondatrice del gruppo musicale d’opposizione Pussy Riot, è emblematico di come non ci siano limiti – né temporali né spaziali – nel piegare alla propria volontà le leggi statali.

Un tribunale russo ha condannato in contumacia a 6 anni e mezzo di carcere Shtein, per aver pubblicato nel 2022 un tweet che parlava in maniera sarcastica della guerra in Ucraina. Le autorità russe hanno però ravvisato nel tweet un intento denigratorio verso le forze armate della Russia. Shetein, scappata dal paese russo, ora si trova in Islanda.

Russia, la cofondatrice delle Pussy Riot Lucy Shtein condannata al carcere per un tweet contro la guerra

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina (febbraio 2022, che a sua volta ha continuato la guerra a bassa intensità presente in Crimea dal 2014), le autorità russe politiche e non hanno promulgato diverse leggi che criminalizzavano le critiche contro l'”operazione speciale”

Non si puniva tanto la critica esplicita, ma la legge è tanto elastica nella sua applicazione che qualunque cosa – a seconda del momento – può esser punita con multe o carcere. E’ quanto accaduto a Lucy Shtein, cofondatrice e membro del gruppo musicale e di attivismo politico delle Pussy Riot.

Fuggita dalla Russia nel 2022, è stata condannata in contumacia dal tribunale di Mosca, che ha riconosciuto in un suo tweet di quell’anno un intento critico e denigratorio verso le attività militari russe in Ucraina. L’accusa chiedeva 8 e mezzo di reclusione, ma la condanna è “scesa” a 6 anni e mezzo, che Shtein sconterebbe qualora tornasse in Russia.

L’attivista si aggiunge così a quei giornalisti arrestati del Washington Post o alle multe comminate a Wikipedia che i legislatori russi avevano organizzato per colpire chi non si allineava alla versione ufficiale decisa a tavolino dal Cremlino.

Di cosa parlava il tweet di Lucy Shtein

Shtein, nel tweet postato nel 2022, commentava in tono fortemente sarcastico un video in cui alcuni soldati ucraini sembravano sparare alle gambe di diversi prigionieri militari russi:

I tizi sono venuti per bombardare le città di altri e uccidere le persone, in risposta hanno sparato loro alle gambe, anche i ceceni avevano paura di torture del genere.

L’aspetto paradossale della vicenda sta nella lentezza della formulazione del capo d’accusa: tanta è stata la difficoltà nel capire che tipo di critica Shtein stesse veicolando che inizialmente gli investigatori russi si erano rifiutati di aprire un procedimento a suo carico. Dopo diverse pressioni, nel giugno 2022 si era arrivati ad accusare l’attivista di aver semplicemente parlato di “commissioni di crimini di guerra“.

Un’accusa tanto fumosa quanto vaga, difficile da capire se non nel contesto di una forte irreggimentazione dell’opinione pubblica russa nello sforzo bellico. Shtein ora vive in Islanda, dopo esser scappata dalla Russia insieme alla sua compagna nella primavera del 2022.