Una tavola rotonda speciale è andata in scena a La Sapienza di Roma in cui sono stati celebrati i 40 anni del  “Drive in” un evento dove è stato raccontato uno dei programmi più innovativi della televisione italiana. Per farlo è arrivato tra studenti e giornalisti Antonio Ricci, il padre di un certo tipo di televisione e considerato ancora oggi l’autore più potente del piccolo schermo italiano. Il suo programma “Striscia la notizia” è ancora oggi il più visto e amato, con un modo di fare informazione e satira che tanti hanno provato a replicare senza riuscirci. Forse il segreto è proprio nato con lo storico programma anni ‘80.

Antonio Ricci, il video con il racconto del fenomeno Drive In

Antonio Ricci a margine dell’incontro ha rilasciato alcune dichiarazioni spiegando le peculiarità del Drive In, un programma unico che oggi non riuscirebbe più a fare spiega “perché non ho più il fisico”. La verità è che all’epoca c’erano state tante congiunzioni astrali che gli avevano permesso di creare la cosa più rivoluzionaria che si fosse vista fino a quel momento. Il video con le parole raccolte da TAG24.

Antonio Ricci e la genesi del Drive In

Antonio Ricci ha spiegato durante l’incontro che l’editore e fondatore di Mediaset  Silvio Berlusconi non ebbe un amore a prima vita per Drive In: 

“Lui non voleva farlo perché era contro le sue idee di una tv commerciale. Quando è partito voleva fare i programmi con le grandi star, riusciva a vendere le trasmissioni a tutti i clienti puntando su quello. Quasi nessuno riusciva a fare pubblicità in televisione, Berlusconi sì e per riuscire a vendere gli spazi pubblicitari non aveva bisogno di una televisione dissacrante. Lui voleva una messa celebrativa televisiva sul modello di Bruno Vespa e di Fabio Fazio, programmi chr devono vendere il prodotto perché in fondo lo sappiamo che la televisione è prostituzione. Lui voleva fare una super Rai, prendere tutte le più grandi star del cinema e della tv costruendo dei varietà meglio di quelli della Rai. Voleva prendere i migliori registi, scenografici per poter combatterla ad armi superiori”.

Antonio Ricci poi sottolinea come è riuscito a strappare il sì dal compianto ex presidente consiglio all’epoca novellino nel settore televisivo:

“Quando è nato Drive In Rete 4 ancora non c’era, e per lui avere una trasmissione con personaggi minori non poteva dare un ricavo immediato. Era difficile vendere una trasmissione con Greggio e Faletti, ma aveva acquistato una serie di personaggi minori e che teneva lì. Quando gli ho proposto Drive In per me c’era una situazione molto strana. Io sono stato chiamato per vedere il progetto “Beauty Center Show” che doveva avere  Ornella Muti e Julio Iglesias, poi c’erano Franco e Ciccio. Essendo uno snobbettino schifoso all’epoca come oggi loro due non li volevo proprio, ma alla fine questa trasmissione non si è fatta  e non ho mai visto dal vivo nella mia vita  Ornella Muti. Ho incontrato Greggio, Nicotra e Beruschi a Milano e ho avuto un’idea che poi è diventata Drive In. Lui mi disse che non gli interessava la trasmissione, ma gli avevo detto che dovevo fare Fantastico 4 e che avrei venduto la trasmissione ad altre tv. Questo lo colpì molto e alla fine c’era Freccero che ha spinto per farla”.

All fine però la trasmissione gli piacque tanto che Berlusconi la snaturò, ma questo fu l’inizio della fine per Drive In:

 “Berlusconi non la guardava, quando ha visto che funzionava ha preso dei pezzi di Drive In e preso dei grandi nomi facendo Grand Hotel non rendendosi conto che così l’ha distrutto.  Lui ha fatto un cast della madonna e si è arenato, non c’era lo spirito corsaro con il senso di liberazione che amavano vedere le persone. Eravamo molto liberi su Italia 1, una rete che non guardava nessuno. Quando abbiamo avuto successo eravamo consolidati in quel mood. La Rai si è adeguata ai tempi e la libertà di linguaggio del Drive In”.

Antonio Ricci ha chiaro uno dei segreti più importanti della messa in scena del Drive In: 

“La velocità era dovuta al mordi e fuggi, noi eravamo i più deboli del palinsesto televisivo. Dovevamo andare in scena, colpire e scappare abbattendo gli idoli dell’epoca. Una delle cose che ha cambiato di più il varietà è stato il fatto che tutto questo era dovuto al ritmo piuttosto che alla velocità. L’importante è il ritmo che dai alle cose scrivendo tante cose. Dal secondo anno avevamo al Drive In tantissima gente che scriveva, ci hanno permesso di avere tanto carbone per filare”.

Il ricordo dei “ragazzi” Barbara Palombelli ed Enrico Mentana

Al fianco di Antonio Ricci siedono due veri fuoriclasse della televisione, Enrico Mentana e Barbara Palombelli. Proprio quest’ultima volto di Forum prova a spiegare cosa significasse per i giovani il Drive In:

“Era per noi ragazzi la liberazione da diverse considerazioni solidificate, anche le stesse ragazze spogliate erano simbolo di libertà. Oggi sarebbero trash o addirittura viste come una molestie in diretta, ma all’epoca rappresentavano la libertà degli anni ‘70 rappresentata in un momento di  allegria. La forza del messaggio di Antonio Ricci era quello di rappresentare ciò che i ragazzi facevano nei cabaret e a casa con gli amici. Una mescolanza di persone che dopo anni in cui il sabato non si usciva e saltavano le stazioni con le bombe si era ritrovata davanti al piccolo schermo. È difficile far capire oggi come la nostra adolescenza fosse stata demolita da quegli anni. La televisione non era arrivata, ma ad esempio negli  show di Antonello Falqui c’erano due canzoni, poi è arrivato Antonio che ha portato lo spirito delle piazze degli anni ‘80 e si viveva un qualcosa di meraviglioso. Berlusconi aveva preso Mike Buongiorno e i personaggi della Rai, ma ancora non si muoveva così bene nel mondo della tv. Mediaset è nato dai fallimenti di altri gruppi. Quando incontro i giovani dico di non chiedere mai, ma di fare. Avete la possibilità di farcela da soli, non c’è più bisogno di aspettare Berlusconi e la tv. Antonio e noi ci siamo presi la nostra vita, fatelo anche voi”.

Enrico  Mentana che fu il primo grande direttore di TG di Mediaset e ha rappresentato uno dei volti più noti dell’azienda si sofferma invece su cosa abbia significato la nascita del Drive In rispetto a quanto si era visto negli anni precedenti:

“Voglio usare la parola depressione riferendomi a quel periodo precedente perché forse solo così potete capire davvero cosa abbia significato il cambiamento del Drive. Come si può raccontare ad un giovane di oggi il periodo degli anni di piombo? La mobilitazione pro Palestina di oggi ripete quanto accaduto 40 anni fa, ma fortunatamente ci sono cose che non si possono ripetere. Nel 1983 è stato un anno di rottura per l’Italia, che  è arrivato cinque anni dopo il sequestro Moro e cinque anni dopo Grease. Stiamo parlando di com’era l’Italia e come si stava scongelando rispetto al decennio precedente. C’era stata una grandissima sollecitazione all’impegno civile. La liberalizzazione delle frequenze televisive ha permesso agli imprenditori come Berlusconi di cominciare a fare sul serio. All’epoca c’era la scoperta del Jet Set, non mancavano le belle donne e sono nati artisti come Faletti, che oggi sarebbe un personaggio impossibile da mettere in scena. Gli spazi di libertà erano chiaramente limitati. All’epoca si vedeva tutto, oggi invece tutti sono in prima linea a dire è una vergogna ma poi vanno su Tik Tok a vedere là stand up comedy inglese e americana dove viene detto di tutto”.

Antonio Ricci e il retroscena del giovane Pier Silvio Berlusconi al Drive In per colpa di…Rocky Balboa

Antonio Ricci ha poi voluto raccontare come fosse nata l’idea di avere ospite al Drive In il figlio dell’editore, ovvero un giovane Pier Silvio Berlusconi: 

 “Pier Silvio ha fatto se stesso ed è stata davvero una profezia. Tutto è nato quando Berlusconi mi promise di portare Sylvester Stallone in trasmissione. Sapevamo che  veniva seguita anche da tanti divi americani e lui era sicuro di farcela. Io ero più scettico e allora gli dissi che se non mi avesse dato Stallone io avrei avuto ospite il figlio e lui accettò. Quando vidi che Stallone non arrivava io glielo ricordai, mi chiamò persino Confalonieri per dirmi di lasciar perdere. Berlusconi però era un uomo che manteneva le promesse, poi gli dissi che se non lo avesse fatto la sfiga ci avrebbe perseguitati e si convinse. Il povero Pier Silvio alla fine è venuto per far sì che il cast del Drive In abbassasse il cachet, un po’ quello che fa anche oggi se ci pensate”.

Il ricordo di Silvio Berlusconi e l’aneddoto sulla politica

Antonio Ricci non usa la parola amico riferendosi a Silvio Berlusconi, ma è evidente che ognuno dei due debba molto all’altro e dall’inclinazione della voce traspare un affetto sincero:

“Berlusconi prima della discesa in politica era già una persona molto sveglia, che capiva quasi tutto al volo. Non sapeva nulla quando aveva cominciato la tv, ma poco dopo tempo aveva appreso tante cose ed era più difficile metterlo in mezzo. È stata una persona davvero molto interessante. Ho lavorato con lui in un momento davvero importante  con le prime edizioni di Fantastico, poi Grillo mi ha portato come autore in tv e ho potuto o conoscere i più grandi”.

Proprio sul fondatore del Movimento 5 Stelle si sbottona un po’, parlando apertamente anche di politica:

“Direi che Berlusconi e Grillo erano due facce della stessa medaglia politica, loro erano delle spugne che assorbivano tutto e poi lo facevano loro. Questa è un arte. Posso dire che non ho mai votato nessuno dei due, Grillo poi è un amico e non gli potevo mettere una croce in faccia”, conclude con un sorriso. 

Antonio Ricci parla di libertà nei media e attacca i giornali 

Antonio Ricci sottolineando uno dei segreti fondamentali della longevità di Striscia lancia un attacco ai media:

“Striscia svela la libertà che c’è e quella che non c’è. I giornali hanno sempre strumentalizzato le donne, mentre nessuno ha mai preso in giro gli stilisti. Sono intoccabili perché fanno la pubblicità e pagano. Io vengo ritenuto un populista per via del Gabibbo, ma esso stesso la presa in giro dei populisti. Lui non ha le orecchie perché non vuole sentire, quando non parla rutta perche parla con la pancia. Lui è una parodia del populismo”, poi si scaglia ancora una volta su Claudio Baglioni e tutto un sistema che lo protegge.

Soffermandosi poi sull’aspetto dei social media  Antonio Ricci spiega che sono diventati un mezzo da poter utilizzare, ma con le giuste proporzioni 

“Io devo dire che non ho social, ma la trasmissione li ha e stati la prima trasmissione televisiva ad avere un sito e uno scambio di mail con il pubblico, Questo ci ha fatto fare un salto di qualità pazzesco, ma ora è decaduto e riceviamo tante segnalazioni dai social. Ho una visione catastrofica di come si siano ridotti i social, ma credo che quello che scrivono sia davvero così. Ora ti chiedono conto anche dei Pandori”, sorride citando il caso di Chiara Ferragni e continua “I Ferragnes non sono altro che  il giornalismo di moda portato ai massimi livelli sui social. Questi giornalisti sono sempre stati una marchetta, la stanza delle colleghe di moda è sempre stata quella dei re, e loro due sono stati una marchetta”.

Parlando della politica lancia un altro pesante attacco:

“Siamo costretti a tenere dei personaggi davanti a Montecitorio, la gente ci dice di non voler vedere i politici perché non hanno niente da dirci. Posso però spiegare che i politici che incontriamo non hanno nulla da dire, ma non moriranno perché sono già morti. C’è il bisogno di certa stampa di sentirsi importanti e dettare la linea facendo credere che qualcuno lo sia, come al Grande Fratello VIP dove non si capisce chi sono i volti famosi ”.

Interessante anche il passaggio sulla censura televisiva:

“La sentivo pesante avendo lavorato in Rai perché era in mano alla politica, io con Grillo vivevamo di espedienti approfittando della diretta per dire qualcosa. Quando c’è stata la televisione libera ne ho approfittato e devo dire di non aver mai fatto la censura, Enrico Mentana è testimone di un tentativo di sospendere Striscia la notizia per colpa dell’Eni. I poteri forti adesso sono altri. Hanno provato a fare Striscia senza di me e il mio team, ma non ce l’hanno fatta. Da quel momento l’azienda avrebbe provveduto a riparare i danni, essendoci più investitori che trasmissioni eravamo forti. Non passa giorno che non parlo con i nostri avvocati, spendiamo tantissimo in cause legali”.

Stuzzicato sui fuori onda di Giambruno diventati ormai un cult, ma che colpiscono un po’ tutti com’è accaduto a Fiorello, sorride:

“Parlando di censura in Rai con Tele Meloni non saprei che dire, ma noi siamo andati avanti perché non possiamo autocensurarci sarebbe una cosa che ci si ritorce contro. Al massimo andrei via perché sono anche co-produttore di Striscia, ma se potessi permettermi delle domande mi chiederei il perché sia stata  affidata una trasmissione a un tipo come Giambruno”.

I social secondo Enrico Mentana

Enrico Mentana sulla questione social interviene spiegando:

“Sono come la cronaca nera, non puoi fare a meno di tenere conto dei social. Tiene banco nelle ultime 24 ore la questione se Rocco Siffredi abbia fatto o  meno  delle avance ad una giornalista. Ora tutto questo non esisterebbe e resterebbe nei contorni della vicenda, se non ci fossero i social che hanno generato una “superfetazione” della vicenda, il problema di fondo è che noi della televisione siamo come i 60enni negli anni post ‘68. La televisione deve tenere conto dei social, ma c’è una parte che condiziona l’informazione televisiva e non può essere così. Non puoi stare fuori dai social se sei un personaggio pubblico perché è l’agora del nostro tempo, ma ci  sono nostri colleghi che li usano come vetrina enfatizzando le cose”.