La terribile storia della bimba dimenticata in auto a Roma accresce il numero dei minori morti per abbandono, che in Italia, dal 1998, sono stati dieci. E riaccende i riflettori sulla Legge Salva Bebè, che nel 2020 impone l’obbligo, per i veicoli che trasportano bambini, di dotarsi di appositi seggiolini anti-abbandono. Se fosse attivo o meno nella vettura in cui la piccola Stella ha trovato la morte, non è ancora chiaro. Saranno le indagini, coordinate dal pubblico ministero Paolo Ielo, a chiarirlo. Nel registro degli indagati è stato iscritto il papà, carabiniere presso la Cecchignola.

La terribile storia della bimba dimenticata in auto a Roma

Si chiamava Stella e aveva appena 14 mesi, la bimba trovata morta all’interno di una Renault Megane in via dei Fucilieri, a Roma, nella giornata di ieri. Il papà, un carabiniere in servizio alla Cecchignola, avrebbe dovuto accompagnarla all’asilo nido Luinetti, riservato ai figli dei dipendenti della struttura ma, per qualche motivo, l’avrebbe dimenticata nella sua autovettura, parcheggiata attorno alle 8 del mattino a pochi metri dall’ingresso. La tragica scoperta sarebbe avvenuta nel pomeriggio. Dopo essersi recata dalle maestre per riprendere la piccola, la madre avrebbe scoperto che non vi era mai arrivata.

Una volta rintracciata l’auto del marito, avrebbe trovato il suo corpo, ormai privo di vita, dando l’allarme. Poco prima anche una passante, notando la presenza della bimba nella macchina, aveva allertato il 112. All’arrivo dei soccorsi, un militare aveva già rotto il vetro del finestrino. Il padre è indagato ora per abbandono di minore. Un atto dovuto, per permettere agli inquirenti di svolgere tutti gli accertamenti del caso. Bisognerà capire, infatti, se l’ovetto nel quale la bimba era stata messa, in auto, fosse in regola. E perché, in questo caso, il dispositivo anti-abbandono non abbia suonato, avvisando il genitore. Secondo quanto previsto da un regolamento interno, l’uomo sarebbe stato privato della sua pistola d’ordinanza. Insieme alla moglie sarebbe seguito, in queste ore, da uno psicologo.

I casi precedenti e la Legge Salva Bebè

Si tratta dell’undicesimo caso di morte per abbandono, in Italia, dal 1998. Tragedie che rientrano, in gergo, sotto il nome di “Sindrome del bambino dimenticato” (in inglese “Forgotten baby syndrome”), che affligge quei genitori che, involontariamente – perché in periodi di forte stress o stanchezza -, dimenticano i loro figli in auto, essendo convinti di averli accompagnati dove dovevano: a scuola, dai nonni o in altri luoghi. La prima volta è accaduto a Catania, con la morte di Andrea, di 2 anni. Lo stesso destino è poi toccato a Elena, Jacopo, Luca, Gioia, Tamara, Giorgia, tra gli altri, tutti bambini tra gli 11 mesi e i due anni di età.

Vicende che hanno sempre sconvolto, tanto da portare, nel 2019, all’istituzione di un’apposita legge (entrata in vigore l’anno successivo), rinominata “Salva Bebè”, a prima firma di Giorgia Meloni, che prevede – ancora oggi – l’obbligo, per tutti i veicoli che trasportano bambini fino ai 4 anni, di dotarsi di seggiolini con dispositivo anti-abbandono, una sorta di allarme che suona se, una volta chiusa l’auto dall’esterno, riscontra la presenza di bambini all’interno dell’abitacolo, avvisando i genitori o chi per loro del pericolo.

Quando non succede, come nel caso di Roma – il primo dopo l’entrata in vigore della norma -, è perché gli ovetti usati non sono conformi alla legge. Oppure perché sono malfunzionanti. Saranno le indagini della Procura, nel caso specifico, a chiarirlo, facendo luce sull’accaduto. Il reato contestato, quello di abbandono di minori, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni, a seconda della gravità del fatto commesso e con le aggravanti del caso.