La presidente Meloni incassa il primo fallimento dalle sue tante missioni all’estero. Il presidente della Tunisia Saied è stato lapidario sulla questione, non vuole accettare il prestito del FMI di 1,5 miliardi di dollari.

Per la Tunisia il destino sembra segnato

Questo prestito resta fondamentale per la Tunisia, e dovrebbe aiutarla a non finire in default per i mancati pagamenti delle obbligazioni a settembre e all’inizio del prossimo anno. Almeno questo è il parere del FMI e della comunità internazionale con in testa il nostro paese.

La premier Meloni ha preso molto a cuore la questione poiché dalla stabilità della Tunisia passa una buona parte del successo della strategia sulle politiche migratorie del governo.

Ma tutto il buon lavoro e la presenza della Meloni non sembrano poter bastare al presidente Saied. Se da un lato tra Italia e Tunisia sono arrivati ad un compromesso rispetto all’immigrazione. La Meloni ha evidenziato tali progressi. Lo stesso Saied però, parallelamente sta percorrendo una strada che porta direttamente ad una centralizzazione dei poteri ad autoritarismo sempre più evidente.

Le riforme che tutti vogliono ma che Saied non vuole fare

Il presidente Saied nel particolare non ha intenzione di sottostare alle indicazioni del FMI. Indicazioni che arriverebbero precise insieme con il prestito, anzi il presidente vuole stare molto lontano dalle riforme che gli vengono chieste.

Saied infatti ha fatto licenziare i ministri che parlavano di riforme e ha scritto personalmente con il suo ufficio la nuova costituzione della Tunisia. Non è certo l’unica cosa, lo stesso Saied da quando è salito al potere ha sciolto il parlamento legalmente eletto circondandolo con l’esercito.

Ha inoltre sciolto l’alto consiglio della magistratura e imbavagliato le opposizioni, istituendo una legge che gli permette di perseguitare anche le opinioni.

Oltre ad utilizzare come gli pare la polizia antiterrorismo. Ad oggi infatti, non si conosce il numero esatto di prigionieri politici detenuti illegalmente nelle carceri tunisine.

Non possiamo che parlare di fallimento della missione italiana. Anche se non possiamo addossare la colpa alla nostra premier. Resta sempre molto difficile aiutare qualcuno che rifiuta l’aiuto, specialmente quando questi ha mire autoritarie.