Oggi, nella rubrica “Non solo trentatré” curata dai Prof. Enrico Ferri e Claudio Loffreda-Mancinelli, ci occupiamo degli effetti dell’uso delle tecnologie digitali nella vita dei bambini. Ne parliamo con la Professoressa Susan G. Berman Kress, PhD.

Professoressa Susan G. Berman Kress, PhD.
 
Laureata in Psicologia presso l’Università del Michigan, Dottorato in Psicologia presso la Perdue University e membro di Psicologia Clinica per l’Allegheny Mental Health Associates.
È specializzata in problemi Pediatrici e Adolescenziali.
Presidente del Consiglio Direttivo Hillel JUC, Pittsburgh.

Bambini e tecnologia, quando un uso eccessivo è nocivo alla salute?

Professoressa, uso ed abuso di televisione e di elettronica per i bambini è un problema recente?

“Certamente no.  Per decenni, c’è stato un dibattito scientifico e un considerevole dibattito pubblico sul fatto che l’uso dello schermo, sia esso televisivo che di altri dispositivi elettronici, aiuti o ostacoli lo sviluppo precoce del bambino, in particolare lo sviluppo delle abilità linguistiche. Negli ultimi anni questo dibattito è diventato molto più attuale, acuito dalla facilità di accesso e dall’uso, a volte senza controllo, dei media digitali da parte dei bambini”.

Oggi I bambini, e non solo loro, trascorrono troppo tempo davanti alla TV, giocando con uno smartphone o un iPad?

“Anche se un po’ di tempo sullo schermo può essere educativo, è facile esagerare.

Sia l’American Academy of Pediatrics che la Società italiana di pediatria, nelle loro linee guida, scoraggiano l’uso dei media da parte dei bambini di età inferiore ai 2 anni e ne raccomandano l’uso da parte dei bambini più grandi a non più di una o due ore al giorno”.

Ci sono problemi direttamente connessi ad un eventuale abuso?

“Troppo tempo sullo schermo può essere collegato a problemi dietetici e di obesità:

Il rischio di sovrappeso è direttamente collegato sia alla qualità del cibo (cibo spazzatura) spesso promosso dalla pubblicità, sia alla quantità (aumento degli spuntini) che risulta spesso esserci mentre il bambino è distratto dall’elettronica. Ulteriori problemi sono la difficoltà ad addormentarsi o a sviluppare vere e proprie turbe del sonno”.

Quando gli studenti delle elementari trascorrono più di due ore al giorno guardando la TV, con videogiochi o utilizzando smartphone o iPad, possono sviluppare problemi emotivi, sociali e di attenzione che possono riflettersi sul rendimento scolastico.

Una scarsa supervisione, di programmi o giochi non appropriati, può inoltre causare nel bambino una possibile desensibilizzazione alla violenza.  I bambini potrebbero imparare ad accettare il comportamento violento come un modo normale per risolvere i problemi.

Infine, una ovvia conseguenza di questo fenomeno è un ridotto tempo di gioco attivo e creativo.

Il ruolo dei genitori

I genitori cosa possono fare per evitare queste possibili conseguenze?

“Inizialmente può essere difficile iniziare a limitare il tempo davanti allo schermo dei bambini. Tuttavia, è fondamentale creare nuove regole domestiche e apportare costantemente piccoli cambiamenti alla routine del bambino in modo da ridurre gradualmente il tempo davanti allo schermo e i suoi potenziali effetti negativi.  E, senza dubbio, sta agli adulti per primi rispettare queste regole, almeno in presenza dei bambini. 

È importante pianificare ciò che il bambino vede, cercare programmi di qualità, interattivi.  Quando il bambino usa l’iPad, o il telefono, vive in una bolla, si isola completamente da tutto ciò che lo circonda.  Quando poi questi dispositivi vengono usati anche a tavola, purtroppo spesso anche dagli adulti, si limita la conversazione, l’interazione e il coinvolgimento dialettico sulle problematiche di tutti i giorni”.

Ma sono stati condotti studi specifici al riguardo?

“Un recente studio pubblicato su Jama Pediatrics dimostra una relazione diretta e negativa tra ore trascorse davanti a televisione, telefono o iPad, e linguaggio del bambino, soprattutto quando quantità e qualità dei programmi visionati non sono regolati da alcun limite.  Contrariamente la visione di programmi educativi, di qualità, soprattutto quando alla visione partecipa anche il genitore, o la persona responsabile del bambino, è associata positivamente allo sviluppo delle abilità linguistiche del bambino”.

E quindi, in definitiva, i risultati supportano le raccomandazioni delle associazioni pediatriche che pongono l’accento sul limitare l’esposizione allo schermo, consigliano di selezionare una programmazione di alta qualità e, quando possibile, co-visualizzare i programmi col bambino.

L’importanza di una visione attiva

Quindi l’insorgere di problemi è legato a quanto tempo il bambino dedica a queste attività?

“Il problema è sia quantitativo che qualitativo. L’uso di questi dispositivi può essere collegato ad un comportamento passivo o sedentario del bambino e incidere sull’ apprendimento critico, sulla crescita e sviluppo del linguaggio. I bambini piccoli non sono impegnati in scambi diadici, che non sono altro che la comunicazione di contenuti, concetti, espressi in maniera adeguata e chiara, comprensibili e quindi in grado di produrre conoscenza e promuovere la comunicazione e l’acquisizione del linguaggio. 

Mancando questa interazione si può generare appunto un ritardo del linguaggio. Il bambino inoltre guarda questi programmi in modo passivo. Spesso non vi è interazione.  Ecco quindi l’importanza della co-visualizzazione, la visione dei programmi con un genitore, un adulto, che interagendo e parlando o commentando, aggiungerà una componente attiva, stimolante al processo”.

In termini di qualità si presume che contesti e contenuti possano compensare alcuni dei rischi derivati alla mancanza di interazione attiva, e che quindi una programmazione valida possa servire ad arricchire piuttosto che inibire linguaggio infantile.

Ma alcuni ricercatori hanno contestato questa affermazione e hanno sostenuto che questa nozione si basa solo su affermazioni di marketing fuorvianti“.

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