Prepariamo le querele” diceva Matteo Salvini, un mese fa esultando per l’archiviazione dell’inchiesta sul caso Metropol e i presunti fondi russi incassati dalla Lega. A rivelare l’intricata vicenda fu “L’Espresso”, quattro anni fa. Un finto scoop orchestrato a tavolino”, lo definisce oggi “La Verità”, il quotidiano diretto da Murizio Belpietro.

Fondi russi alla Lega: “grave macchinazione per colpire Salvini”

Lo scorso 27 aprile i giudici decisero di archiviare la vicenda dell’hotel Metropol di Mosca. Oggi il giornale di Belpietro definisce l’inchiesta sui fondi che la Lega avrebbe preso dalla Russia “una macchinazione costruita a tavolino per colpire il partito e il leader Matteo Salvini (ai tempi Vicepremier e Ministro dell’Interno) alla vigilia delle ultime elezioni Europee”.

A stretto giro arriva la nota della Lega con l’annuncio della presentazione di un esposto in procura e la richiesta – si legge – di “interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall’ordine dei giornalisti e dai commentatori che per anni hanno rovesciato fango”.

Tutto è iniziato con un incontro il 18 ottobre 2018, tra il presidente dell’associazione LombardiaRussia Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda, l’ex bancario Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi incaricati di portare a termine una compravendita di petrolio a prezzo scontato, che avrebbe portato 65 milioni di dollari nelle casse della Lega.

Ma nel corposo articolo de “La Verità” oggi in edicola, l’autore Giacomo Amadori, scrive di aver visionato in esclusiva un documento del nucleo della Guardia di finanza di Milano, datato luglio 2020, da cui emergono “tracce di contatti telefonici e di incontri intercorsi nel periodo d’interesse investigativo” tra uno degli indagati, Meranda, e Giovanni Tizian, tra i giornalisti de l’Espresso firmatari dello scoop da cui ha avuto origine l’indagine.

Caso Metropol “solo fango contro Salvini”

Solo fake news contro Salvini”. “Uno scandalo europeo”. “Sconcertante”. “Anni di bugie, invenzioni e illazioni”. Così definiscono il caso Metropol gli esponenti del Caroccio. Dai capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo, fino agli eurodeputati Zanni e Campomenosi, rispettivamente presidente del gruppo Id e capo delegazione della Lega in Parlamento Europeo.

Tutti compatti nel chiedere un riscatto per il loro leader e nel condannare quello che definiscono “un ingente spreco di risorse pubbliche, tempo ed energie per inseguire fantasmi russi e al solo fine di colpire Matteo Salvini e la Lega“.