Cos’è e come funziona il cosiddetto anonimetro? Il 19 maggio 2023, l’Agenzia delle Entrate ha presentato nuove strategie per l’analisi del rischio di evasione fiscale, includendole in due documenti relativi al funzionamento e alla logica degli algoritmi anti-evasione e alla valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati. Queste strategie sono basate sull’uso intensivo dei dati contenuti nell’Archivio dei Rapporti Finanziari, una specifica sezione dell’Anagrafe Tributaria, oltre ad altre fonti informative a disposizione dell’Ente.

Anonimetro: come funziona l’analisi del rischio fiscale

L’analisi del rischio fiscale non è un’operazione semplice. Infatti, il processo messo in atto dall’Agenzia delle Entrate per identificare i potenziali evasori fiscali, si articola in 10 fasi ben definite:

  1. Determinazione del pubblico di riferimento;
  2. Selezione delle basi di dati;
  3. Rendere disponibili i database selezionati;
  4. Controllo della qualità dei dati;
  5. Stabilire i criteri per valutare il rischio;
  6. Scegliere il modello di analisi appropriato;
  7. Verificare l’applicazione corretta del modello e dei criteri di rischio;
  8. Estrazione e identificazione dei soggetti di interesse;
  9. Eseguire test su un campione del pubblico di riferimento;
  10. Preparazione di liste selettive basate sui risultati dell’analisi.

Questo processo non mira solamente a ottimizzare la conformità fiscale, ma anche a prevenire l’attuazione di controlli su soggetti che hanno rispettato la normativa fiscale.

L’indagine sulle questioni fiscali ha due obiettivi cardine. Da una parte, lavora per massimizzare l’aderenza alle leggi fiscali. Dall’altra, aspira a evitare l’attivazione di controlli su individui che sono in regola con la legge fiscale.

Il riepilogo delle informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, inclusi i dati relativi ai conti bancari, ha come scopo prevalente quello di stimolare la cooperazione volontaria. Il report rilasciato il 19 maggio evidenzia come l’accessibilità tempestiva a informazioni rilevanti favorisca un approccio preventivo piuttosto che punitivo, e faciliti iniziative specifiche e un uso più oculato delle risorse governative.

L’avvio di verifiche preventive basate su una serie ampia di dati, secondo l’Agenzia delle Entrate non va a intaccare i diritti dei contribuenti. Piuttosto, al contrario, l’assenza di tali dati potrebbe compromettere l’integrità dell’indagine, con ripercussioni negative sul bilancio nazionale e l’equità sociale.

D’altro canto, anche l’apporto umano resta fondamentale per evitare risoluzioni automatiche e prive di considerazione del contesto. Lo scopo degli esami preliminari sul rischio fiscale è quello di identificare e segnalare all’autorità competente i contribuenti che riportano un elevato rischio fiscale.

Come l’Anonimetro analizza il rischio di evasione fiscale dei contribuenti

L’Anonimometro, che è l’attuale strumento per l’analisi del rischio di evasione fiscale, sfrutta quindi le informazioni raccolte nell’Archivio dei Rapporti Finanziari. Quest’ultimo rappresenta una ricca fonte di dati che comprende dettagli sui conti correnti e sui vari rapporti finanziari di ciascun contribuente. Non solo, l’Archivio riporta anche movimentazioni contabili, saldi iniziali e finali, e per alcune tipologie di conto, il valore medio di giacenza su base annua.

L’analisi del rischio di evasione può essere basata su dati dell’Archivio dei rapporti finanziari e altre banche dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Per esempio, è possibile identificare contribuenti con elevati incrementi patrimoniali rispetto alla media degli anni precedenti e poi analizzare ulteriormente questi dati in base alle dichiarazioni dei redditi e ad altre informazioni rilevanti.

Un’altra modalità di analisi si basa esclusivamente sui dati dell’Archivio, individuando anomalie rilevanti nella distribuzione di alcune variabili, come il numero di accessi alle cassette di sicurezza, la frequenza di apertura e chiusura di rapporti finanziari e la numerosità di conti correnti.

Per quanto tempo vengono conservati i dati?

Per garantire la trasparenza e la corretta gestione dei dati fiscali, le norme prevedono tempi specifici per la conservazione dei dati nei dataset di analisi e controllo. Nel dataset di analisi, le informazioni vengono conservate per 8 anni, iniziando dal 31 dicembre dell’anno in cui sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati gli adempimenti fiscali.

Invece, nel dataset di controllo, i dati sono custoditi per un periodo di 10 anni. Questo periodo inizia dall’anno in cui il contribuente riceve una richiesta di regolarizzazione della propria posizione fiscale o un provvedimento impositivo. In ogni caso, i dati sono mantenuti fino alla conclusione di eventuali procedimenti giudiziari.

Una volta trascorsi i periodi specificati per la conservazione dei dati, questi vengono eliminati. Tuttavia, è importante notare che possono essere applicati tempi di conservazione diversi all’interno della banca dati dell’Agenzia delle Entrate, nel rispetto delle normative vigenti.

Infine, si precisa che ogni contribuente ha il diritto di chiedere la rettifica dei propri dati personali qualora risultassero inesatti. Questo diritto è garantito nel rispetto delle diverse normative di raccolta dei dati che regolano ogni specifica informazione.