Stop alla Naspi per assenze ingiustificate: il Decreto Lavoro mette fine alle cosiddette dimissioni truccate, ovvero al comportamento poco etico assunto da quei dipendenti che non presentandosi al lavoro obbligavano di fatto il datore di lavoro di farsi carico del licenziamento.

Un mezzo fin tropo utilizzato per mettere fine al rapporto di lavoro, ma non dimettendosi per richiedere e beneficiare della Naspi. Ebbene, il Decreto Lavoro mette un fermo a questo escamotage, ponendo nuove regole molto più stringenti in relazione alle assenze ingiustificate. Vediamo tutte le nuove disposizioni.

Stop alla Naspi per assenze ingiustificate, ecco le nuove regole del Decreto Lavoro

Il Governo Meloni, con il nuovo Decreto Lavoro, ha deciso di porre un freno ai cosiddetti furbetti della Naspi. Le regole per l’accesso alla disoccupazione cambiano quando ci troviamo di fronte a comportamenti scorretti da parte dei dipendenti che hanno intenzione di interrompere il rapporto lavorativo, senza dimettersi per non rinunciare alla possibilità di percepire la disoccupazione. I datori di lavoro, in molti casi, non hanno intenzione di effettuare il licenziamento in quanto dovrebbero farsi carico anche dei ticket. Allora, i dipendenti pensano bene di non presentarsi al lavoro.

Pertanto, per evitare che le assenze ingiustificate diventino uno strumento per “costringere” i datori di lavoro a licenziare i propri dipendenti, interviene il Decreto Lavoro. Quali sono le novità? Quando l’assenza ingiustificata si protrae oltre il termine previsto dal CCNL oppure per un periodo superiore a cinque giorni, il rapporto lavorativo si considera risolto per volontà del lavoratore dipendente.

Un provvedimento che mette fine ai furbetti della Naspi, in quanto se il rapporto lavorativo si considera risolto per volontà del lavoratore, egli non avrà la possibilità di chiedere la disoccupazione. Si ricorda che per beneficiarvi è necessario che la perdita del lavoro sia involontaria.

In assenza di Contratto Collettivo di Lavoro, al sesto giorno di assenze continuate e ingiustificate, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del dipendente. Inoltre, il datore di lavoro non sarà più tenuto a pagare il ticket per il licenziamento. Facciamo una breve parentesi sul ticket di licenziamento, ricordando che il datore di lavoro deve farsene carico solo in caso di licenziamento, ma non per dimissioni volontarie del dipendente.

In sostanza, il Governo, oltre a porre lo stop ai furbetti delle assenze ingiustificate, ha anche voluto istituire una forma di licenziamento trattato come delle normali dimissioni. Così facendo, viene consolidata anche una protezione maggiore ai datori di lavoro.

Spetta la disoccupazione in caso di licenziamento per giusta causa?

Il nuovo Decreto Lavoro interviene solo nel caso delle assenze ingiustificate. Le altre circostanze che danno accesso all’indennità di disoccupazione rimangono invariate. Pertanto, permane la possibilità di accedere alla Naspi in caso di licenziamento per giusta causa.

In questo caso, il licenziamento viene ricondotto solo al datore di lavoro. Il licenziamento per giusta causa continua, di fatto, a rientrare tra le diverse cause di disoccupazione involontaria. E in casi come questo, il lavoratore che ha perso il lavoro involontariamente può continuare a chiedere la disoccupazione.

Anche in questo caso, però, precisiamo che il lavoratore non può farsi licenziare per accedere all’indennità di disoccupazione. In molti casi, una condotta di questo tipo potrebbe costituire anche un reato.

È bene sottolineare, infine, che il finanziamento dell’indennità di disoccupazione rappresenta anche un costo non trascurabile che il datore di lavoro sostiene quando licenzia il dipendente, sotto forma, appunto, del ticket di licenziamento.

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