Giovani farmacisti in fuga dal banco. Vedono così la loro professione i camici, fra scarse speranze verso il futuro e stipendi insoddisfacenti

I giovani farmacisti lasciano il banco

Secondo quanto emerge dall’indagine curata da Fenagifar, la Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti, il dato allarmante riguarda quanti cambierebbero lavoro: l’86% del campione. Quasi 9 su 10 lascerebbero il banco, dimettendosi, per un’altra occupazione. Ma non solo: secondo i dati, il 39% degli intervistati si dice insoddisfatto della propria retribuzione, scegliendo 0 su 5 fra le possibili scelte. Lo stress derivante da questa professione è invece percepito dall’81% dei camici bianchi con scelte di voto fra “mediamente” e “moltissimo”. Percentuale più bassa ma che comunque significa oltre 3/4 del campione (77%) riguarda lo stipendio di cui i giovani sono “poco” o “per niente” soddisfatti.

Il desiderio: “Qualità della vita, crescita e merito”

I dati riportati emergono dall’indagine sentinella condotta nella Regione Lazio e che, da settembre, diventerà nazionale. Tuttavia, come conferma il presidente della Fenagifar Vladimiro Grieco, “di solito il Lazio rispecchia, in proiezione, l’Italia”:

“Il problema è multifattoriale, non serve solo un aumento salariale, che ovviamente è auspicabile e ci sarà sicuramente con il rinnovo del Ccnl nel 2024. Già nel corso di un convegno che abbiamo promosso oltre un anno fa, presso il Nobile Collegio di Roma, era emersa la riflessione su diversi aspetti, ad esempio l’eliminazione numero chiuso o almeno un allargamento per la facoltà Farmacia e la laurea triennale come tecnico farmacista sul modello inglese e francese. Nell’immediato, però, emerge come i giovani colleghi desiderino prima di tutto più qualità di vita, possibilità di crescita professionale e riconoscimento dei meriti”.