Inizia un nuovo round nella battaglia tra il Guardasigilli e i magistrati. Il campo di battaglia è la legge e il casus belli la brutta faccenda di Artem Uss. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva infatti accusato i giudici della Corte d’appello di Milano di aver avuto un comportamento di “negligenza”. Così l’Anm proclama lo stato di agitazione, dopo la reazione di Nordio per il caso Artem Uss.

I giudici della Corte d’appello meneghina, a novembre 2022, nell’ambito della procedura di estradizione per gli Stati Uniti di Artem Uss (cittadino russo) disposero la misura cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Uss evase poi il 23 marzo 2023.

Così l’Associazione nazionale dei magistrati ha convocato nella Capitale, l’11 giugno, l‘assemblea generale e lo stato di agitazione della magistratura associata, fino all’assemblea generale, “con riserva di adottare in quella sede iniziative ulteriori e più incisive“.

ll ministro, si legge nel documento approvato sabato 13 maggio dal ‘parlamentino’ dei magistrati,

“ha formulato l’addebito nei confronti dei magistrati milanesi, che avrebbero tenuto ‘un comportamento connotato da grave e inescusabile negligenza‘. Già più di un commentatore ha fatto notare che la norma che individua l’illecito disciplinare, evocata dal ministro, non si riferisce ai ‘comportamenti’ ma alla ‘violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile’. E nessuno (neppure il ministro) è in grado di individuare tale violazione, grave o lieve che sia. Del resto la supposta violazione non è stata neppure nominata, neanche in sede di dibattito parlamentare, dove pure il ministro ha offerto la sua ricostruzione della vicenda in termini di fatto e di norme da applicare. Siamo certi che un vaglio sereno della vicenda non potrà mai condurre all’instaurazione del procedimento e tanto meno all’applicazione di una sanzione”.

Caso Artem Uss, Anm contro Nordio: “Si rischia una cultura della giurisprudenza difensiva”

Il sindacato delle toghe prosegue, spiegando che bisognerà riflettere attentamente sulle critiche perché potrebbero minare la serenità di lavorare da parte dei magistrati e dei giudici.

“La conclusione non cambia se anche volessimo per un momento ipotizzare che le critiche ‘nel merito’ del ministro fossero tutte fondate e inattaccabili e il provvedimento potesse considerarsi sbagliato, perché il punto è che oggetto della ‘critica disciplinare’ non può essere il merito del provvedimento e la norma del decreto 109/2006 che lo vieta non fa che declinare nel caso di specie il principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura. Proprio per questo dobbiamo riflettere sul significato di questa richiesta e sulle ricadute che essa avrà non solo e non tanto sulla serenità dei colleghi coinvolti, ma su tutti i magistrati che ogni giorno sono chiamati al delicato bilanciamento di interessi fra libertà personale, esercizio della potestà punitiva, strumenti di cautela e scelta fra questi”.

Di fatti tale iniziativa può avere ripercussioni sul lavoro dei togati e che potrebbe portare addirittura a una cultura di “giurisprudenza difensiva”.

“Non si tratta solo di interrogarsi sugli effetti che un’iniziativa così pensata avrà sui magistrati, ma sul fatto che si contribuisce a creare un clima, se non una cultura, che è già stata definita argutamente ‘giurisprudenza difensiva‘. I tradizionali canoni di giudizio rischiano di essere capovolti e la misura cautelare, nel dubbio, dovrà essere sempre la più grave, ponendo al riparo il magistrato, che in una delle due funzioni se ne occupa, da qualsiasi possibilità di rimostranza o censura. Un capovolgimento che danneggerà soprattutto i cittadini, cioè i destinatari dei provvedimenti della magistratura, come ben ha compreso più di un organismo forense, che non ha esitato a criticare lucidamente l’iniziativa del ministro”.

Per tutti questi motivi l’Associazione dà il via allo stato di agitazione e adotterà ogni iniziativa per preservare la sua indipendenza. Quindi il sindacato delle Toghe affronterà “la questione adottando ogni iniziativa“. La prima mossa è quindi lo “stato di agitazione”, senza che ci sia l’assemblea generale.

“Non si tratta di emettere un vuoto proclama, ma di sollecitare l’attenzione delle formazioni politiche e sociali, nonché della cittadinanza tutta”. Coinvolgere in un percorso comune tutti gli attori della giurisdizione, ben consapevole del rischio che corre l’indipendenza della magistratura”, e il personale amministrativo “che ben conosce l’importanza e il valore dell’indipendenza”.

Gasparri: “Pieno sostegno a Nordio, vada avanti”

Il senatore Maurizio Gasparri risponde ai magistrati e alla loro iniziativa. Alcune parti della giustizia, dice, si pongono come “contropotere dello Stato” e dunque il ministro Nordio deve proseguire nel suo lavoro.

“Le parole dell’Anm contro le opportune iniziative ispettive del Ministro della Giustizia Nordio confermano che alcuni settori del mondo togato si pongono non come un pezzo di Stato che deve esercitare la giustizia, ma come un contropotere dello Stato stesso. Sostegno pieno ed incondizionato all’azione di moralizzazione del ministro Nordio, che si avvale delle sue facoltà e ancor di più dovrà farlo in tanti ambiti, perché nell’attività della Magistratura ci sono molte vicende oscure e molte sortite provocatorie che devono essere chiarite. Vada avanti Nordio. E non si faccia intimidire dai consueti linguaggi dell’Anm che si erige a potere assoluto, che vorrebbe impedire al potere legislativo ed  a quello esecutivo di esercitare la loro legittima e democratica funzione. La Anm non intimidirà nessuno. Basta con questi atti di ribellione. Bisogna fare una pulizia profonda all’interno della Magistratura dove la politicizzazione e l’inefficienza sono state, in troppi casi, prevalenti con effetti nefasti che sono sotto gli occhi di tutti”. Lo dice il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri