“È stato Olindo”. Sarebbero state queste, secondo la nuova perizia effettuata dal fonico Marco Perino, le prime dichiarazioni rilasciate da Mario Frigerio sulla strage di Erba. L’uomo, supertestimone del delitto che l’11 dicembre del 2006 strappò alla vita quattro persone – Raffaela Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini – fu indispensabile nell’incriminare Olindo Romano e Rosa Bazzi, per i quali si starebbe ora valutando una revisione del processo. Tra i motivi della richiesta avanzata dal sostituto procuratore Tarfusser nelle scorse settimane, ci sarebbe proprio la testimonianza di Frigerio, ritenuta da molti esperti “non attendibile”.

Mario Frigerio Erba, le prime dichiarazioni del supertestimone analizzate da un perito

Ad incaricare il perito fonico Marco Perino per una nuova analisi della prima testimonianza rilasciata da Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage verificatasi al numero 25 di via Armando Diaz, in provincia di Como, nel 2006, è stata la trasmissione televisiva “Quarto Grado”. Stando agli accertamenti effettuati dall’esperto, resi noti ieri sera in prima serata su Rete 4, sulle parole del supertestimone non ci sarebbero dubbi.

Ero io che l’ho visto, perché è stato Olindo. L’avevo visto, non ho capito perché hanno aperto di là,

avrebbe detto l’uomo, salvatosi all’aggressione per miracolo dopo essere intervenuto per capire cosa stesse succedendo e la cui testimonianza – prima in ospedale e poi in aula – fu fondamentale per l’arresto dei coniugi Romano.

Ho ascoltato questo audio quattro volte al giorno per due settimane in momenti diversi della giornata e con apparecchiature diverse – ha spiegato il perito -. E soprattutto ho ascoltato sia il file originale, che è quello che ha più informazioni, sia il file filtrato in varie modalità. Una delle tecniche che ho utilizzato è stata quella di ascoltare in un padiglione auricolare il file originale e nell’altro quello filtrato. Così facendo ho ottenuto informazioni che normalmente non avrei potuto ottenere. Ascoltando in giorni diversi sono riuscito a cancellare la memoria a breve termine e quindi gli auto-condizionamenti.

In questo modo, dopo averne analizzato le corde vocali, sarebbe riuscito a carpire le parole di Frigerio, da sempre considerate contorte a causa dei danni permanenti riportati dal sopravvissuto in seguito all’aggressione. Parole “abbastanza chiare”, secondo lui, che indicherebbero Olindo come colpevole.

Perché sulla testimonianza dell’uomo ci sono dubbi

Frigerio fu accoltellato alla gola, ma riuscì a salvarsi dalla strage grazie ad una malformazione della carotide. Riportò, comunque, danni permanenti. Nel corso degli anni in diversi si sono chiesti se fosse idoneo o meno a rendere testimonianza. Innanzitutto per le condizioni in cui versava in seguito all’aggressione, avendo riportato “importanti cerebrolesioni” a causa della prolungata esposizione al monossido di carbonio sprigionatosi dall’incendio appiccato dai responsabili del delitto nel tentativo di liberarsi delle prove. Secondo i periti incaricati dalla difesa, le lesioni da esso riportate, in pratica, ne avrebbero provocato “il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento”, rendendo le sue dichiarazioni non affidabili.

Anche perché, nel corso dell’interrogatorio disposto a suo carico, sarebbe stato “guidato” da parte del Luogotenente incaricato di ascoltarlo. Si tratta di uno dei motivi per cui il procuratore di Milano Cuno Tarfusser avrebbe deciso, nelle scorse settimane, di avanzare una richiesta di revisione del processo a carico dei due coniugi, conclusosi con una condanna definitiva all’ergastolo nel 2011. Richiesta condivisa dai molti che, come il criminologo Carmelo Lavorino, sostengono da sempre che i due siano stati incastrati e ingiustamente incarcerati, a causa della presunta cattiva gestione delle indagini che seguirono il delitto. A decidere se percorrere questa via sarà la procuratrice generale, Francesca Nanni, con l’aiuto dell’avvocata Lucilla Tontodonati.