Legge Basaglia, 45 anni dopo: come stanno i pazienti affetti da patologie psichiatriche? La legge 36/1904 prevedeva il ricovero, mentre la 180/1978 aboliva gli istituti manicomiali. Mezzo secolo dopo, si continua a discutere del risparmio che lo Stato trae, della necessità di doversi curare, e dell’impossibilità, delle strutture pubbliche, di seguire i 2milioni di pazienti.

Legge Basaglia 45 anni dopo: i manicomi generano disabilità

Ne abbiamo parlato col professor Antonio Picano, intervistato sul tema per TAG24.IT: “La vera conquista della legge 180 è capire che le grandi raccolte di persone in ambiente promiscuo generano disabilità, non solo. Le REMS hanno la stessa funzione dei vecchi manicomi, ma sono più adatte e moderne. Mentre, da un punto di vista economico, la Legge Basaglia ha portato ad una drastica riduzione della spesa per la psichiatrica, passata dal 7 al 3%, e una riduzione sistematica delle strutture deputate a curare i pazienti. Dei 2milioni di persone come aventi bisogno di trattamento è possibile prendere in carico soltanto un quarto del totale, gli altri devono rivolgersi ai privati – ha spiegato Picano – i pazienti gravi, sono una quota minoritaria, ma drenano tutte le risorse. Ne rimangono poche altre per i pazienti con malattie trattabili“.

Le nuove strutture di trattamento

In passato si rimaneva in manicomio per lunghissimo tempo, di qui derivano storie romanzate di persone che vi sono rimaste impropriamente. Molti pazienti pare rimanessero per incuria dei medici. “Il manicomio genera disabilità perché sottrae la relazione umana a chi ne ha più bisogno. Così le strutture di trattamento sono diventate piccole, agili, più gestibili, contengono massimo venti o trenta persone per struttura“.

Patologie acute e patologie croniche

Da allora ad oggi “è cambiata la manifestazione della patologia, è migliorata l’accuratezza delle diagnosi con una definizione dei disturbi dell’umore completamente diversa. In passato tutto confluiva in un grande calderone. Bisogna fare una distinzione tra patologie: quelle acute che guariscono e quelle croniche che si cronicizzano: metterle insieme confonde – ha spiegato Antonio Picano – oggi si capisce bene quali sono le patologie che vanno trattate in un sistema dedicato e quelle che richiedono una breve ospedalizzazione. I disturbi dell’umore e il disturbo bipolare, possono ad esempio richiedere una breve ospedalizzazione, mentre le malattie croniche richiedono una presa in carico globale che non è centrata sul ricovero“.