Michela Murgia malattia. La scrittrice dichiara di avere un tumore al quarto stadio e che le rimangono mesi di vita. Ha deciso di compiere ora alcuni passi importanti, come quello di sposarsi.
Nell’intervista al Corriere parla del suo stato, la diagnosi, e racconta i contenuti del nuovo libro che si intitola Tre ciotole. Proprio qui, in apertura al romanzo, c’è il racconto di un male incurabile: comprende risvolti autobiografici.

Scopriamo di più su quanto detto sino ad ora da Michela Murgia e sulla sua malattia.

Michela Murgia Malattia

La scrittrice, drammaturga, opinionista Michela Murgia, nata a Cabras il 3 giugno 1972 (età 50 anni), ha raccontato i dettagli riguardo la sua malattia, (un tumore al rene). Parla della diagnosi, di come si sente al momento e di tutto ciò che sta vivendo in questo periodo.

Nel suo nuovo libro, Tre Ciotole, c’è anche la stessa diagnosi della scrittrice. Murgia scrive “Carcinoma renale al quarto stadio”. In molti si chiedono se ci siano o no speranze, ma è proprio lei a prepararci alla situazione, dichiarando pubblicamente:


“Dal quarto stadio non si torna indietro”.

Non è la prima volta, per Murgia. Aveva già in precedenza affrontato una diagnosi di cancro. Ha spiegato meglio la scrittrice stessa, confermando:

“A un polmone. Tossivo. Feci un controllo. Era a uno stadio precocissimo, lo riconoscemmo subito. Una botta di culo. Però ero in campagna elettorale”.

In questo caso specifico, infatti, Murgia era candidata alla presidenza della Sardegna contro tutti i partiti. Ha ottenuto il 10 per cento.
Non ha potuto dire a nessuno di essere malata. Ogni avversario avrebbe potuto accusarla di speculazione sul dolore. D’altra parte, chi la sosteneva non avrebbe visto la stessa figura forte cui avrebbero voluto affidarsi. Di qui, la scelta di Murgia di non parlarne mai e nascondere la malattia, facendosi operare altrove.

Per questa volta, in cui il cancro è partito dal rene, Michela Murgia ha spiegato:

“A causa del Covid avevo trascurato i controlli. […] Chi mi vuol bene sa cosa deve fare”.

Michela murgia “tre ciotole”: il nuovo libro

Non si ferma la voglia, la possibilità, l’ispirazione per scrivere. Michela Murgia si dedica al libro Tre Ciotole, rituali per un anno di crisi edito da Mondadori. Un romanzo fatto di storie diverse, personaggi che si incastrano. Non mancano, proprio qui, dei risvolti autobiografici evidenti, come quelli riguardo la malattia.

“È pedissequo. È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa”.

Il titolo del romanzo cela un significato drammatico. La protagonista mangia nelle tre ciotole poco riso, una piccola quantità di pollo o pesce, e poche verdure. E’ stato questo il suo modo di smettere di vomitare. Questo vomito nel libro non si collega alla malattia, bensì ad una sofferenza amorosa, un abbandono.

Ci si chiede se anche questo risvolto sia autobiografico. Murgia ne parla così:

La donna di quel racconto è poco autobiografica. Non sono mai stata lasciata. Sono stata fortunata: ho sempre avuto amori felici, e persone che si sono rivelate in gamba anche quando le ho lasciate. Il vomito l’ho vissuto, ma legato alla mia ostensione pubblica, all’essere diventata un bersaglio. Era la reazione per l’odio che ho avvertito nei miei confronti. È cominciato quando ho visto per la prima volta il mio nome sui muri, quando mi hanno insultata in coda al supermercato. È finito quando ho capito che non dovevo lasciar entrare quell’odio dentro di me.”

Le decisioni importanti, il matrimonio

Consideriamo che Murgia non scriveva un romanzo da otto anni e che in questo periodo sta portando avanti diverse attività e decisioni molto importanti. Tra gli hobby, sta studiando il coreano. Si è appassionata al k-pop e ai Bts. In questa musica ha riscoperto tantissima gioia e ha deciso di imparare il coreano, inizialmente per comprendere al meglio i testi. Avrebbe anche voluto fare un viaggio in Corea, ma la situazione a livello di salute non lo consente.

Con il tempo sono emerse delle ragioni più profonde:

“Gli scrittori postcoloniali, che hanno avuto successo non nella loro lingua originaria ma in quella dominante del colonizzatore, tendono a cercare un terzo spazio, una terza patria. Per Jhumpa, che ha origini indiane e scrive in inglese, è l’Italia. Per me, che sono sarda e scrivo in italiano, è la Corea. Forse ci andrò quando disperderanno le mie ceneri nell’oceano, a Busan. Nel coreano cerco parole che nessuno ha mai usato contro di me, e che io non ho mai usato contro nessuno.”

Michela Murgia ha deciso di sposarsi:

Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono. E’ un uomo, ma poteva essere una donna, non abbiamo mai fatto questioni di genere.